Occuparsi, giornalisticamente parlando, delle vicende che accadono a livello locale comporta una grossa responsabilità nei confronti della comunità alla quale ci si rivolge e delle singole persone che ne fanno parte. Di conseguenza, la cura dei particolari deve essere il punto di partenza. È con questo approccio che, da oltre un secolo e mezzo, Provincia granda racconta i fatti, come suggerisce il nome, del territorio cuneese. Per conoscere meglio questa realtà abbiamo colloquiato con Gianni Scarpace che guida il settimanale come condirettore, al fianco dell’editore e direttore Erica Manera.
Scarpace, come definirebbe il giornalismo territoriale?
«È anzitutto una responsabilità molto grande. Nei confronti della comunità e delle persone di cui scriviamo o, comunque, a cui ci rivolgiamo. La responsabilità è grande perché noi non siamo delle entità astratte, ma facciamo parte di quella comunità».
Ciò cosa comporta?
«L’obbligo di curare i particolari, di essere precisi al limite del maniacale. Non siamo infallibili, certo, il rischio di commettere un errore non può essere eliminato del tutto, ma dobbiamo operare in maniera quasi scientifica al fine di fornire al lettore una notizia il più possibile corretta e, aggiungo, verificata».
La verifica delle fonti non è una delle regole principali del giornalismo?
«Sì, ma è messa a rischio dalla velocità di diffusione delle notizie e dal proliferare di “fake news”…».
Quale linea editoriale guida le vostre scelte?
«I temi che trattiamo devono avere il “sapore” del locale, ma una visione aperta sul mondo. In sostanza, significa che la notizia prettamente territoriale deve essere condita con tutti i dettagli locali del caso, ma al contempo essere collegata con il contesto generale. La pandemia, in questo senso, ha reso più evidente il nostro approccio».
Il vostro marchio di fabbrica?
«Privilegiamo la cronaca, il racconto dei fatti, evitando i commenti e i condizionamenti».
Autonomi fino in fondo…
«È la strada che perseguiamo. Devo ringraziare il direttore Erica Manera perché, rappresentando un editore che si occupa esclusivamente di questa testata, facilita il lavoro dei nostri giornalisti e accresce il grado di indipendenza del settimanale».
In quale aree della Granda si muovono principalmente i vostri giornalisti?
«Prioritariamente in quella del Monregalese, da sempre il nostro territorio di riferimento. Non a caso, con orgoglio, nella nostra testata continua a figurare la dicitura “Gazzetta di Mondovì”, il nostro antenato. Con la stessa cura ci occupiamo della Langa monregalese, del Cebano, della Val Tanaro e di parte delle pianure che circondano Cuneo e Fossano».
I temi più sentiti?
«Prima della pandemia, guardando al Monregalese, una delle tematiche più dibattute era senz’altro la valorizzazione delle tante strutture inutilizzate. Penso, in particolare, all’ex Ospedale Santa Croce, al Padiglione Sanitario Michelotti, all’ex Caserma Galliano, al tribunale di Piazza. E poi la necessità di dotare Mondovì del terzo lotto di circonvallazione, con il duplice obiettivo di snellire il traffico cittadino e valorizzare il centro storico».
E durante l’emergenza?
«La crisi economica e le difficoltà legate alle restrizioni anti Covid. Le richieste di aiuto al giornale si sono moltiplicate. Un caso su tutti: una notte del marzo 2020, circa trenta ospiti della residenza per anziani di Villanova Mon-dovì vennero trasferiti all’ospedale di Mondovì perché affetti da Covid. Le autorità preposte non fecero in tempo ad avvisare i parenti né la cittadinanza e il via vai di ambulanze creò parecchia preoccupazione. Ci contattarono in tanti, compresi molti parenti degli anziani ricoverati, per sapere cosa stesse succedendo: attraverso il nostro sito, contribuimmo a ricostruire il quadro e, di conseguenza, a fermare l’ondata di preoccupazione».
Avete un rapporto stretto con i vostri lettori…
«Sì, lo dimostrano anche le tante lettere che popolano lo spazio dedicato ai lettori. Una di queste, attraverso la rubrica “Dillo a Provincia granda”, viene presa in carico nel vero senso del termine, ovvero ci attiviamo in modo tale che il problema venga risolto. Per rafforzare questo rapporto abbiamo predisposto un’app che consente ai lettori di sfogliare il giornale cartaceo in formato digitale e di seguire gli aggiornamenti online; tutto ciò senza dimenticare le possibilità di interazione che offrono i canali social».
Cosa c’è nel futuro di Provincia granda?
«Il servizio di informazione garantito finora, fatto di serietà e notizie verificate, anche online. E poi non rinunceremo ad analizzare le prospettive di crescita che riguardano il territorio, senza lasciare indietro nessuno, a partire dai giovani».