Nelle prime ore di questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Verbania hanno dato esecuzione a diverse ordinanze di custodia cautelare a carico di una banda di cittadini albanesi responsabili di numerosi furti e rapine in abitazione perpetrati nel periodo da novembre 2019 a gennaio 2020. In totale i Carabinieri sono riusciti a risalire complessivamente a 62 furti e 2 rapine in abitazione, commessi dal sodalizio criminale in diverse province del Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
L’indagine era partita dalla tentata rapina ai danni di una persona la sera del 7 novembre 2019 in località Gignese (VB) dove i malfattori avevano usato una Alfa Romeo Stelvio. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Verbania, risaliti al numero di targa del SUV, sono riusciti a documentare la presenza del veicolo sia prima che dopo l’episodio in altri comuni del VCO e poi in provincia di Varese, in concomitanza di altrettanti furti in abitazione.
La sera dell’11 novembre successivo, ipotizzando che il SUV potesse ancora essere utilizzato dai malviventi per compiere analoghi “raid” sul territorio, i Carabinieri stavano perlustrando le zone maggiormente interessate dal fenomeno, oltre a monitorare il sistema di videosorveglianza presente sul territorio, quando è stata rilevata la presenza della “Stelvio” a Carpugnino (VB), presenza che è coincisa con l’allarme per un tentato furto in abitazione.
A quel punto sono state allertate tutte le pattuglie presenti sul territorio, nonché quelle della confinante Compagnia di Arona. Proprio i colleghi di Arona hanno intercettato la “Stelvio”, i cui occupanti, nel tentativo di eludere gli inseguitori, hanno speronato l’auto di servizio, per fortuna senza conseguenze per i militari, abbandonando il SUV poco dopo nei pressi di una zona boschiva, proseguendo la fuga a piedi e facendo perdere le proprie tracce. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Verbania, recuperato il veicolo, hanno repertato al suo interno importanti elementi che hanno consentito di proseguire le indagini volte all’identificazione dei banditi in fuga.
Il prosieguo dell’attività investigativa ha portato ad identificare due diversi gruppi, composti rispettivamente da 6 e 4 soggetti, tutti di origini albanese, ed una donna di origine egiziana, per la maggior parte senza fissa dimora. Le indagini, sempre più serrate, hanno permesso di raccogliere prove che hanno consentito di risalire a 2 rapine e 62 furti in abitazione commessi dal sodalizio, estremamente mobile su tutto il nord Italia, grazie anche all’utilizzo di veicoli rubati di grossa cilindrata, ai quali cambiavano spesso le targhe, anch’esse rubate, per rendere più difficoltoso il riconoscimento su strada, utilizzando i telepass degli stessi per muoversi lungo le arterie autostradali senza pagare pedaggi e superare agevolmente le barriere.
I numerosi delitti commessi dal pericoloso gruppo criminale si sono concentrati tutti in poco più di due mesi, interessando le province di Verbania, Novara, Alessandria in Piemonte, quelle di Lecco, Varese, Milano, Bergamo, Brescia, Pavia in Lombardia, quelle di Venezia, Verona e Padova in Veneto, ed infine Parma, Ferrara e Rimini in Emilia Romagna.
Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, alcuni, già all’epoca delle indagini senza fissa dimora, sono risultati irreperibili, e probabilmente rifugiati nel paese d’origine, mentre D. A., classe 1986 e M. F., classe 1985, già agli arresti domiciliari rispettivamente a Savona e Mozzate, sono stati associati alle Case Circondariali di Savona e Como. Infine la coppia H. P., classe 1993 e B. M., classe 1989, domiciliati a Segrate sono stati associati uno presso il carcere di San Vittore a Milano, mentre la moglie convivente, con prole, è stata condotta agli arresti domiciliari.
Nel corso delle indagini i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato, oltre che costosi capi d’abbigliamento, monili ed orologi di marca, anche una carabina H&K cal. 223 con due caricatori e 34 cartucce (tipo fucile d’assalto depotenziato), nonché una pistola semiautomatica Beretta 9×21, anch’essa con due caricatori e 15 cartucce. Quest’ultima, anche a dimostrazione della estrema pericolosità dei soggetti, era stata riposta dai malviventi nella tasca porta oggetti di uno dei sedili anteriori, quindi potenzialmente pronta all’uso.
Le indagini, condotte dai Carabinieri per circa tre mesi, hanno visto i militari impegnati nelle più moderne operazioni tecniche, abbinate alle tradizionali attività di indagine, quali servizi di osservazione e pedinamento, acquisizione di informazioni e analisi di immagini dei sistemi di videosorveglianza. Particolare del loro modus operandi l’estrema mobilità sul territorio, approfittando delle potenti autovetture di volta in volta utilizzate, nonché una volta scelta la zona dove operare, l’effettuazione di numerosi colpi in rapida successione, anche nello stesso comune.
c.s.