Per tradizione l’ortopedia è una branca specialistica che da sempre si identifica quasi esclusivamente con la chirurgia. Ciò è vero, ma solo in parte. Negli ultimi anni infatti le più recenti scoperte hanno molto allargato le possibilità di trattamento rendendo non sempre indispensabile intervenire chirurgicamente, ma consentendo di affrontare gli infortuni e le patologie articolari attraverso i cosiddetti trattamenti conservativi. Un medico all’avanguardia deve oggi saper curare le diverse problematiche che possono affliggere ossa e articolazioni con l’approccio più adeguato che non sempre richiede il ricorso al bisturi. Conosciamo da vicino il dottor Piero Anselmi, ortopedico specializzato nelle patologie di spalla e ginocchio, attivo nel territorio del Nord-Ovest.
Un medico dalla parte del paziente
Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1998 e specializzato in Ortopedia e Traumatologia nel 2003 con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Milano, il dottor Piero Anselmi negli anni non si è mai fermato affinando e arricchendo le sue conoscenze mediche nel campo della chirurgia protesica, degli interventi artroscopici, delle tecniche chirurgiche mini-invasive, delle metodiche rigenerative della cartilagine. «Ho deciso di specializzarmi nella cura delle patologie che riguardano le articolazioni di spalla e ginocchio perché sono tra le più frequenti e invalidanti», afferma il dottor Anselmi «e la mia mission è quella di aiutare i pazienti a superare disturbi e dolori migliorando la loro qualità della vita». La sua attività ambulatoriale si svolge tra svariate strutture situate in Piemonte e Liguria e dal 2019 lavora come libero professionista su Torino presso due cliniche del Gruppo Humanitas tra cui la Clinica Fornaca di Sessant vero centro di eccellenza a Torino.
La chirurgia protesica
L’artrosi è una delle patologie più invalidanti dei nostri tempi, causa di intenso dolore e limitazione funzionale per circa il 10% della popolazione mondiale oltre i 60 anni. «Solo in Italia», sottolinea lo specialista, «sono circa 5 milioni le persone affette da questa malattia che colpisce con maggior frequenza anca, ginocchio e spalla. Si tratta di una patologia degenerativa delle cartilagini articolari che, nel tempo, può arrivare a colpire anche l’osso: in questi casi l’unica soluzione davvero risolutiva è l’impianto di protesi. I materiali oggi utilizzati per gli impianti e le tecniche chirurgiche più innovative garantiscono risultati sempre più soddisfacenti sia in termini di efficacia del trattamento che di longevità della protesi. Gli impianti hanno comunque una durata limitata: nei pazienti più giovani, che possono sviluppare artrosi a causa dell’usura dovuta ad attività stressanti per l’articolazione come alcune attività sportive a livello agonistico, si cerca di intervenire il più tardi possibile. In questi casi, alcuni trattamenti conservativi e, più di ogni altra cosa, i trattamenti di medicina rigenerativa consentono di rallentare la degenerazione del tessuto cartilagineo diminuendo in maniera significativa anche la sintomatologia dolorosa».
Le potenzialità del biologico: la Medicina Rigenerativa
Quando si parla di medicina rigenerativa ci si riferisce a tutta una serie di trattamenti che prevedono l’utilizzo di determinate cellule prelevate dal paziente allo scopo di riparare i tessuti danneggiati.
«Si tratta di una prospettiva estremamente interessante e in costante espansione che oggi è sempre più utilizzata specie sui pazienti giovani e ancora attivi», prosegue il dottor Piero Anselmi «le cui richieste sono quelle di diminuire il dolore, migliorare la mobilità articolare, tornare quanto prima all’attività lavorativa o sportiva praticata, ma per i quali è ancora precoce l’indicazione chirurgica. Fino a pochi anni fa, un paziente che presentava i primi sintomi dell’artrosi poteva soltanto aspettare che arrivasse il momento di sottoporsi all’intervento di protesi curandosi nel frattempo soltanto con le terapie farmacologiche e la fisioterapia. La medicina rigenerativa ha aperto possibilità del tutto nuove che, attraverso soluzioni non invasive, hanno l’obiettivo di curare a livello naturale i tessuti lesionati, diminuire il dolore e modificare il corso della degenerazione cartilaginea. Questi trattamenti sono in grado sfruttare le potenzialità o delle cellule del sangue o delle cellule staminali mesenchimali a seconda delle indicazioni terapeutiche e presentano controindicazioni molto limitate perché, essendo cellule prelevate dal paziente stesso su cui verranno impiantate, non esiste il rischio di rigetto».
I trattamenti più utilizzati dal dottor Anselmi sono:
• PRP (Plasma Ricco di Piastrine). Si ottiene tramite un prelievo di sangue che, opportunamente centrifugato in modo da ottenere un gel ricco di piastrine dal potenziale antinfiammatorio e rigenerativo, viene infiltrato nell’articolazione malata.
• Monociti. Si ottiene sempre attraverso il trattamento del sangue periferico in questo caso allo scopo di selezionare la componente di monociti e linfociti in grado di ripristinare l’equilibrio sinoviale.
• Cellule Mesenchimali Staminali. Queste cellule, in grado di rinnovarsi e differenziare a seconda delle necessità, sono prelevate dal tessuto adiposo che ne è ricchissimo e che, una volta trattato eliminando i materiali di scarto viene infiltrato nell’articolazione dove induce un processo di guarigione spontanea.
• Tecnica AMIC. Questa procedura combina la creazione di microfratture con l’applicazione di una matrice di collagene per il trattamento di lesioni condrali o osteocondrali traumatiche.
Sport Medicine. L’ortopedia al servizio dello sport
«La più grande soddisfazione per un medico è consentire al paziente di tornare a uno stile di vita il più possibile simile a quello che aveva prima della comparsa della malattia o dell’infortunio», conclude il dottor Anselmi. «Ciò è ancora più vero quando si tratta di sportivi agonisti per i quali il ritorno alla vita di prima corrisponde anche al ritorno all’attività agonistica e cioè al proprio lavoro. Negli anni ho avuto la fortuna di lavorare al fianco di campioni eccellenti per i quali ho utilizzato tutte le mie competenze in campo chirurgico e conservativo.
L’ultramaratoneta Marco Olmo, vincitore di numerosi ultra trial è stato uno dei miei pazienti che si è sottoposto a trattamento con cellule mesenchimali. La medicina rigenerativa si rivela infatti utile non solo nella cura delle patologie degenerative dovute all’età, ma anche nel trattamento di tutti quei disturbi da sovraccarico tipici degli atleti».