Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, l’incidente della funivia Stresa-Mottarone è senz’altro l’evento più tragico vissuto dagli italiani nell’ultimo decennio, ovviamente pandemia a parte. Il cedimento strutturale della fune traente dell’impianto, avvenuto nella tarda mattinata di domenica 23 maggio, ha causato il distacco di una delle cabine in quel momento in transito lungo la tratta. Cabina che, dopo aver retrocesso a forte velocità, si è sganciata dalla fune ed è precipitata, terminando la corsa in una zona boschiva. Nel tremendo impatto hanno drammaticamente perso la vita quattordici delle quindici persone presenti in quel momento a bordo, con un unico sopravvissuto: il piccolo Eitan, di 5 anni. Successivamente alle operazioni di soccorso sono state avviate le indagini per chiarire le dinamiche dell’incidente e accertare le cause che hanno portato al cedimento della fune dell’impianto e all’inattivazione dei freni emergenza. In parallelo, si è acceso un dibattito fortemente mediatico sui responsabili dell’incidente e, più in generale, sullo stato di sicurezza in cui versano mezzi, ambienti e luoghi che si frequentano con maggiore assiduità. Dagli ascensori dei condomìni alle piazze che ospitano i concerti: sono tantissime le situazioni in cui la salute di ciascuno può essere messa a rischio. Ne abbiamo parlato con Ivo Pellegrino, ingegnere cuneese con una lunga esperienza nel campo della sicurezza, appunto, e dei collaudi, specie quelli che riguardano le manifestazioni pubbliche, come la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Cheese e Collisioni.
Pellegrino, i potenziali pericoli per l’incolumità si nascondono ovunque, anche quindi negli eventi pubblici, compresi i più piccoli. Quali procedure vengono attuate per garantire la sicurezza?
«Quando si intende organizzare un evento temporaneo, come un concerto, una fiera o uno spettacolo, occorre richiedere l’autorizzazione al sindaco del posto. Il sindaco, a sua volta, per analizzare la domanda e giungere a una decisione in merito all’autorizzazione, deve avvalersi del parere consultivo della Commissione Comunale di Vigilanza sui Locali di Pubblico Spettacolo, organismo che nel 2001 ha preso il posto di un’analoga commissione di natura provinciale e che ha il compito di analizzare e valutare, per facilitare la successiva scelta del sindaco, il progetto sulla sicurezza dell’evento predisposto dal professionista incaricato sulla base delle normative vigenti in quello specifico luogo. Si pensi, ad esempio, a una tendostruttura che ad Alba, dove il vento soffia a venticinque metri al secondo, è sicura, mentre potrebbe risultare pericolosa o, comunque, non stabile ad Alassio, dove le correnti soffiano a ventotto metri al secondo».
Quando entra in gioco la Prefettura?
«Nei grandi eventi, ovvero in quegli appuntamenti in cui si prevede una partecipazione in un unico luogo di oltre 5mila persone, se all’aperto, o di oltre 1.500, se al chiuso. Nel caso di piccoli eventi, con meno di 200 persone, la Commissione non è obbligatoria ed è sufficiente il progetto del professionista».
Quali rischi devono essere presi in considerazione quando si redige il progetto?
«La valutazione dei rischi va effettuata secondo la circolare “Gabrielli”. In generale, è necessario definire un piano che consenta al pubblico di accedere al luogo dell’evento e di evacuare in condizioni di massima sicurezza, che impedisca a mezzi a motore di scagliarsi sulla folla e di causare, quindi, una strage. Il documento redatto determina, in generale, il grado di rischio di quell’evento specifico e, di conseguenza, influenza l’adozione delle misure preventive. Ma non è tutto…».
Prego, prosegua.
«In fase progettuale, vanno valutati e misurati anche i rischi legati all’eventuale presenza di un palco, quelli conseguenti a un attentato terroristico, oltre alla congruità degli impianti acustici ed elettrici, compresa la linea elettrica di emergenza. Inoltre, aspetto non secondario, è necessario prevedere tutte le misure necessarie a tutelare la sicurezza di chi lavora per allestire il luogo dell’evento. Tra queste c’è sicuramente l’obbligo di fare indossare i dispositivi di protezione del caso e di formare il personale adeguatamente. Leggerezze e ingenuità non sono ammesse perché in ballo c’è la vita delle persone coinvolte».
Cosa succede a questo punto, nell’iter autorizzativo?
«Tutto ciò che è stato predisposto per l’evento viene sottoposto a collaudo: in caso di esito positivo, verrà concessa l’autorizzazione; in caso contrario, occorrerà apportare delle modifiche. In seguito, verrà anche informato il servizio ambulanze. E non è finita, perché durante l’evento dovrà essere verificato il corretto rispetto delle norme. Un compito che solitamente viene affidato a steward e vigilanti».
In contesti come scuole, aziende e abitazioni come si tutela l’incolumità delle persone?
«Non sottovalutando i rischi e puntando sulla prevenzione, perché, come dice il detto (che continua a valere) “prevenire costa sempre meno che curare”. Pensiamo, ad esempio, a un ascensore domestico: la prevenzione serve a far sì che, nel caso di rottura della fune, entrino in azione i freni d’emergenza. In un cinema o nelle scuole prevenzione significa, tra le altre cose, predisporre vie d’uscita sicure».
In conclusione, crede che vadano inasprite le norme?
«La legislatura in materia sicurezza è a mio avviso adeguata. Il punto sta nei controlli, che sono spesso carenti. Peraltro, sarebbe opportuno che tali verifiche venissero eseguite il più possibile da enti terzi, a scapito delle sempre più gettonate autocertificazioni. Ma prima di tutto, scusi se insisto, si punti su un altro aspetto, ovvero su formazione e prevenzione».