«Siamo grati a Oddero l’uomo dell’Acquedotto»

L’anima dell’infrastruttura idrica che collega le Alpi alle Langhe è stata premiata a Grinzane

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Antoine de Saint-Exupéry aveva ragione: l’essenziale è invisibile agli occhi. Prendiamo l’acqua, ad esempio: invisibile, a onor del vero, non lo è, ma la sua essenza più autentica è spesso difficile da scorgere. Solita­mente, ci accorgiamo dell’acqua solo quando ci assale la sete oppure quando ci ritroviamo nel bel mezzo di un temporale e siamo senza ombrello. Invece, l’acqua è una componente sempre presente nel nostro organismo e pure nell’ecosistema nel quale viviamo (e lavoriamo). Per questo tutelarla e renderla disponibile laddove è carente significa compiere un gesto di un’umanità pazzesca. È ciò che ha fatto, oltre mezzo secolo fa, da pioniere, Giacomo Oddero, ex amministratore, produttore vinicolo e farmacista classe 1926 che ha giocato un ruolo decisivo per la costruzione del­l’Acquedotto delle Langhe (oggi Alac, Acque­dotto delle Langhe e delle Alpi Cuneesi). Una lungimiranza, riconosciuta a Oddero trasversalmente, che gli è valsa anche il riconoscimento attribuitogli nei giorni scorsi dai responsabili dell’infrastruttura idrica. Nes­suna targa, però. L’Acque­dot­t­­o, attraverso il presidente Ma­rino Travaglio, ha omaggiato uno dei suoi “papà” con un dono dall’alto valore simbolico: un bassorilievo realizzato appositamente dall’artista al­bese Valerio Berruti in cui un bambino si specchia nella sua ombra rappresentata da una rigogliosa sorgente d’acqua. «Oggi chi produce vino utilizza l’acqua anche per tenere pulite le cantine, ma una volta non ce n’era», ha detto a IDEA Giacomo Od­dero, «I comuni che riuscivano a prelevare un po’ di acqua dal Tanaro la frazionavano e in molti casi la “prestavano” ai comuni confinanti che presentavano difficoltà ancora maggiori. Poi, un gruppo di persone ebbe l’idea di costruire un acquedotto che, attingendo l’acqua dalle fonti alpine, riuscisse ad ap­provvigionare tutte le Lan­ghe». Si trattava cioè di far emergere e “canalizzare” quei tanti corsi d’acqua sotterranei che solcano le nostre colline. Un’infra­struttura quasi da visionari, che grazie alla de­terminazione di persone co­me Oddero è divenuta realtà. «L’in­tuizione non fu mia», prosegue Oddero, «Di questa idea, portata avanti dall’onorevole Bubbio, si parlava già negli anni ’50. Io, negli anni ‘70, dopo essere stato eletto in Provincia ed essere stato inserito nel consorzio dedicato al progetto “acquedotto”, di cui divenni presidente, feci ripartire le richieste di autorizzazione che si erano fermate. Mi aiutò anche la fortuna: un giorno venne da noi a ritirare del vino l’allora ministro Car­lo Donat-Cattin, accompagnato dall’onorevole albese Fran­cesco Sobrero. Mi disse che il Governo aveva a disposizione un’ingente som­ma per gli acquedotti. Gli parlai del nostro e riuscimmo a ottenere un finanziamento di 7 miliardi di lire». Fu questa la goccia che permise di costruire, nel giro di 18 anni, una rete di 670 chilometri di tubazioni che dal Colle di Tenda arriva a Canelli, con benefici per il settore vinicolo e agricolo in generale, oltre che per il comparto turistico. E «le prospettive sono rosee», chiosa Oddero, «perché Alac sta agendo in maniera seria». «Abbiamo pensato di dare un segnale di ripartenza guardando al passato e traendone i giusti insegnamenti», ha com­men­tato il presidente di Alac Marino Tra­vaglio, «Od­dero, con la sua presidenza durata dal 1973 al 1991, ha fornito un contributo sostanziale alla nascita dell’infrastruttura. Lo ha fatto coinvolgendo il territorio e convincendo della bontà del­l’opera le istituzioni superiori. Tutto ciò mettendo in campo la sua caratteristica migliore: l’umiltà. Gliene siamo gra­ti». «L’umiltà non è l’unica qualità di Oddero», ha aggiunto il sindaco di Grin­zane Cavour Gian­franco Ga­rau, «Si è sempre spe­so per il nostro territorio con concretezza e forza d’animo tanto che in praticamente tutti i comuni della nostra area c’è un’opera o un progetto che por­ta la sua firma. A Grinzane, una delle più significative è la Scuola Agraria». Ha omaggiato l’«uo­mo dell’Acquedotto» anche il sindaco di Alba, Carlo Bo: «Od­­dero ha reso possibile il sogno di portare l’acqua, fonte di vita, dalla montagna alle nostre colline. L’umiltà, la perseveranza e la lungimiranza che ha messo in campo devono esserci di esempio».