Il parco che sorge sulla collina di San Licerio, a Guarene, è diventato il luogo ideale per assaporare l’emozione di ammirare installazioni artistiche all’aria aperta. Vale la pena approfondirne la conoscenza.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, le radici della Fondazione sono solide nel territorio: quanto è importante questo legame?
«La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è stata costituita nel 1995 e ha aperto la sua prima sede nel 1997 a Guarene. Sento un legame molto profondo con il Roero, con il suo paesaggio, i luoghi, le persone, la sua storia. Dal 1997, Palazzo Re Rebaudengo, dimora settecentesca della famiglia di mio marito Agostino, è diventato un crocevia, un luogo d’incontro di artisti, curatori e collezionisti di tutto il mondo, uno spazio per mostre, pensato per accogliere le comunità locali e i visitatori italiani e stranieri. Fino al 1o agosto, il Palazzo ospita la mostra “Prima che il gallo canti”, il cui titolo deriva dal libro che contiene due romanzi di Cesare Pavese, “Il carcere” e “La casa in collina”. Le opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo sono esposte anche in alcune chiese (Chiesa della Santissima Annunziata, Chiesa di San Rocco, Edicola Cascina di Sant’Antonio) e nelle ex prigioni di Guarene. Il 2 ottobre inaugureremo la mostra conclusiva della quattordicesima edizione di una “Residenza per curatori stranieri”. Ogni anno invitiamo tre curatori o curatrici provenienti dalle più importanti scuole curatoriali del mondo a viaggiare per tre mesi in tutta Italia e a visitare artisti nei loro studi, nelle gallerie e nei musei. Al loro ritorno, curano una mostra con opere di artiste e artisti che hanno conosciuto durante il loro tour italiano».
Installazioni all’aria aperta tra i filari della vigna: qual è la connessione tra le creazioni artistiche e la natura del Roero?
«Tra le missioni della Fondazione emerge da anni la volontà di portare l’arte contemporanea fuori dai luoghi deputati, per aprire una relazione forte con lo spazio pubblico, la cittadinanza e le sue comunità, sia nel contesto urbano che in quello del paesaggio rurale e naturale. Il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo sulla Collina di San Licerio è nato nel 2019 con l’obiettivo di creare un dialogo tra arte, territorio e natura. Il Parco è aperto gratuitamente al pubblico e contribuisce ad arricchire l’itinerario dell’arte contemporanea nelle Langhe, nel Roero e nel Monferrato, meravigliosa area patrimonio mondiale dell’Unesco. Il Parco ospita in permanenza opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo accanto a nuove produzioni “site-specific”: l’arte contemporanea convive con il selvatico e il coltivato. Abita fra i castagni, le querce, i cipressi, le file ordinate dei giovani salici nani e accanto ai filari di una vigna di Nebbiolo, da poco messa a dimora e dalla quale è stato prodotto il nostro primo vino rosato. Ogni anno le etichette delle bottiglie verranno ideate e realizzate da artisti e artiste. Un viale conduce al belvedere, affacciato su un panorama che guarda alla Langhe e al Roero e si estende a perdita d’occhio fino alle montagne. L’arte, insieme alla bellezza del paesaggio e alla straordinaria cultura enogastronomica di questa provincia, può essere un ulteriore attrattore di turismo di qualità e un valido sostegno all’internazionalizzazione del territorio. Da sempre, e ora più che mai, interpreto la presenza della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nel Roero, come un’occasione per promuovere legami solidi con la comunità, le scuole e le imprese del territorio, con la speranza di favorire ricadute positive sia sul piano culturale che economico».
La tutela dell’ambiente è un argomento che tutti noi dovremmo mettere al primo posto in ogni iniziativa. È d’accordo?
«Sono perfettamente d’accordo. Durante quest’anno difficile, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha messo a dimora moltissimi alberi. Oltre 2.500 salici nani sono stati piantumati sulla collina, grazie all’impegno di Asja Ambiente che, dal 1995, produce energia rinnovabile e che, con le molte iniziative condivise negli anni, rappresenta la coscienza ambientale della nostra istituzione, il modello a cui si rivolge per promuovere un’economia circolare e sostenibile. Gli alberi piantati nel Parco contribuiscono al consolidamento del terreno e alla messa in sicurezza dei percorsi espositivi e nei prossimi vent’anni sequestreranno oltre 200 tonnellate di Co2 presenti nell’aria. Tredici alberi dei tulipani stanno invece crescendo nel giardino pubblico davanti alla sede della Fondazione a Torino. In quello che abbiamo ribattezzato “Bosco delle artiste”, il loro nome botanico, “liriodendron tulipifera”, si allaccia a quello di un’artista donna e alla sua vita: Louise Bourgeois, Georgia O’Keeffe, Maria Lai, Carol Rama, Marisa Merz. Il bosco urbano è parte del progetto “WeTree”, un “patto verde per un nuovo equilibrio tra umani e natura”, improntato “alla responsabilità, alla sostenibilità e alle pari opportunità”. Insieme a “WeTree”, abbiamo immaginato di dare vita, proprio nel giardino, a un bosco ornamentale, mettendo a dimora 20 nuovi alberi. La Città di Torino ha fornito e piantato 13 alberi, a cui se ne aggiungeranno altri 7 entro l’autunno. Amiamo e promuoviamo l’arte e dunque desideriamo dedicare alle artiste questo bosco. Tutti i loro nomi sono stati scelti dal pubblico, attraverso un percorso partecipato. La giovane artista italiana Benni Bosetto è stata invitata a ideare le targhe che racconteranno le vite e l’opera delle artiste. Piantare alberi è un gesto simbolico e insieme molto pragmatico, un atto che noi compiamo per coniugare il presente al futuro, per generare e coltivare spazio pubblico per l’arte. Rispecchia l’atteggiamento etico che impronta l’orientamento della Fondazione, intensificando i rapporti tra il museo e i suoi pubblici, con un’attenzione alle comunità locali e all’internazionalizzazione del territorio. La pandemia ha accelerato la nostra consapevolezza sul ruolo che il Museo oggi è chiamato ad assumere e sull’importanza di uscire dai canali prestabiliti per portare l’arte a contatto con le persone e con la natura».
Qual è l’opera che ritiene più significativa tra quelle esposte?
«Per il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo, l’artista Mark Handforth ha realizzato due ampie panchine, utilizzando il legno di un cipresso caduto naturalmente, cresciuto sulla collina per oltre cent’anni. La sua biografia vegetale, impressa negli anelli, nei nodi e nelle venature, rimane custodita e visibile nella scultura. All’interno della “struttura rigida” della panchina, racconta Mark, “la forma del legno può parlare”. Possiamo accomodarci e quando ci sediamo, avverte, “incliniamo l’equilibrio dell’opera verso la natura”. Un gesto, un movimento, una misura: il peso si sposta e qualcosa cambia. Il Parco d’Arte sulla collina di San Licerio cerca proprio questo tipo di inclinazione: è ispirato da un’idea di natura-cultura come ricerca di equilibri possibili e plurali».