Fa specie leggere il Senatore Giorgio Maria Bergesio, peraltro presidente di Acque Irrigue Cuneesi, lanciare un grido di allarme contro la siccità che sta colpendo la provincia Granda. Fa specie perché nel suo articolato intervento a difesa del nostro settore agricolo non compare mai, nemmeno una volta, nemmeno per sbaglio, il termine cambiamento climatico. D’altronde la sua grande famiglia politica è quella della Lega, un partito il cui leader fino all’altro ieri derideva chi osava far notare lo stato emergenziale in cui ci troviamo, lasciandosi andare a battute à la Donald Trump o, ancora peggio, votando contro all’Accordo di Parigi al Parlamento Europeo nel 2016.
Al Senatore vorremmo dire che non servono a nulla i tavoli di lavoro sull’emergenza idrica, se alla base di quegli stessi tavoli non c’è la consapevolezza che il cambiamento climatico è la più grande emergenza globale della nostra epoca. E allora ben vengano i tavoli operativi, ben vengano le programmazioni di cui parla, ben vengano le richieste alle istituzioni locali «di attuare tutte le misure idonee per consentire un utilizzo ottimale dell’acqua sia per usi domestici che irrigui», ma nel frattempo parliamo anche di agricoltura, di quanto la nostra provincia sia sbilanciata su colture (frutta, ortaggi, mais) fortemente “acquivore”, di quanto la rete idrica e i sistemi di irrigazione producano spreco (quanto si sta investendo sulla conversione all’irrigazione a goccia?), di quanto foraggio produciamo per l’allevamento (lo sa il Senatore Bergesio che per 1 kg di manzo ci vogliono circa 15.000 litri d’acqua?).
Parliamo del nostro modello di sviluppo e di quello alimentare, fortemente insostenibili, e delle misure necessarie per promuovere un’agricoltura veramente rigenerativa. Parliamone, Senatore Bergesio. Ne parli con i suoi compagni di partito, e provi a pronunciare il termine “cambiamento climatico”. Le assicuriamo che non crea reazioni allergiche.
Cuneo Possibile