«Mi nutro di ricordi perché sono la prova che ho vissuto»

Carlo Verdone ha scritto “La carezza della memoria”, un libro su personaggi e vicende del suo passato riscoperti per caso in un vecchio scatolone nel periodo del lockdown. E intanto in tv scorrono le immagini delle sue scene ormai immortali

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Quel vecchio progetto di scrivere un libro si è realizzato all’improvviso. Carlo Verdone ha raccontato il retroscena che ha dato impulso alla scrittura de “La carezza della memoria”, un percorso personale dei ricordi che si è trasformato in un volume pubblicato da Bompiani nel febbraio scorso. «Durante il lockdown, mentre stavo mettendo in ordine casa, è caduto uno scatolone da dove sono usciti una serie di oggetti, fotografie, fogli con appunti. Li ho osservati e mi hanno rimandato a mille ricordi. Il pacco era stato sigillato nel 2013 dal mio compianto segretario. Ho pensato che era il caso di raccontare quelle storie, per me piene di significato. Il giorno dopo ho cominciato a scrivere, è stato un bellissimo viaggio nella memoria».
Ma non è stato questo l’unico risvolto positivo del lockdown per l’attore (e scrittore) romano, visto che dai giorni di quarantena è nata anche l’idea della serie tv “Vita da Carlo” destinata ad Amazon. Va detto che Verdone, nello stesso periodo, ha fatto i conti anche con un’operazione all’anca. L’attore puntualizza: «Ho cercato di non perdere tempo e ho iniziato a scrivere fin dal primo giorno di chiusura, contemporaneamente ho scritto anche la serie televisiva e poi anche un’altra sceneggiatura. L’o­pe­razione alle anche mi ha costretto a stare immobile e non potevo che usare il computer o la penna». Tempo ben speso.
Nei giorni scorsi, Verdone è stato protagonista di una puntata di “Techetechetè”, programma di Rai1 che ripercorre la storia recente della televisione e che spesso propone le fantastiche scene tratte dai film o delle apparizioni televisive dell’attore romano. È stato un grande successo. Qualcosa che ha a che fare, ancora una volta, con lo scorrere delle giornate, dei mesi e degli anni. Verdone, curiosamente, ne ha riparlato anche in occasione della morte di Charlie Watts, il batterista dei Rolling Stones. Da buon appassionato di musica rock, ha descritto l’abilità anche tecnica di Watts in maniera approfondita e ha sottolineato come la scomparsa dei grandi protagonisti della musica contemporanea, degli idoli di noi tutti dai tempi della gioventù coincida spietatamente con la consapevolezza del tempo che scorre veloce. E questo, in fondo, vale anche per le immagini del Verdone degli esordi, quando apparve la pri­ma volta sugli schermi di “Non Stop”, programma cult che rivelò il talento di numerosi comici e che tra l’altro era realizzato e registrato negli studi Rai di Torino. Lo stesso Verdone ha spesso ricordato quei giorni, in una città ancora grigia, diversa dalla versione attuale, come un momento fondamentale della sua formazione professionale e umana.
Nel tempo le battute e i personaggi di Verdone sono rimasti esilaranti e attuali, anche se il contorno è mutato radicalmente. L’ultimo ferragosto, per esempio, è stata per molti sui social l’occasione per rimettere in circolo la gag tragicomica del ragazzo romano apparentemente brillante, alla ricerca disperata di un partner per non trascorrere in solitudine la ricorrenza (forzatamente) festosa al culmine dell’estate. E allora il libro sui ricordi di Verdone sembra decisamente coerente in questo contesto. «Io vivo di ricordi perché sono l’unica prova che ho vissuto e che non sono solo esistito. Il ricordo è sempre un conforto, una certezza, l’illusione di una vita che continua. Nessuno può rubartela o inquinarla. È il tuo film più vero, il film della tua vita». Queste le sue parole a una recente presentazione del libro. Tutto sembra più chiaro: Verdone ha già superato i limiti del tempo. I suoi ricordi sono diventati immagini che sopravviveranno per sempre.