Bilancio e prospettive dell’attività giudiziaria cuneese, riforme nazionali e locali. Ma anche sport. Sono questi alcuni dei temi trattati nell’intervista al presidente del Tribunale di Cuneo, Paolo Giovanni Demarchi Albengo.
Presidente, partiamo dall’attualità: come si pone di fronte alle richieste, che arrivano da più parti, di riformare la Giustizia nazionale?
«Io credo che siano fondate. Il cittadino, le imprese, le istituzioni stesse devono avere una risposta in tempi rapidi. La certezza del diritto è anche questo. Finché non si riuscirà a ottenere tale risultato, non si potrà dire di avere un’amministrazione giudiziaria efficiente, per quanto “giusta”. In Italia non basta una riforma legislativa, ci vuole anche un cambio di mentalità».
A livello locale occorre una riforma? Quali modifiche ritiene necessarie?
«Le riforme sono di competenza centrale e non possono che interessare tutto il comparto, nel suo complesso. Per quanto riguarda, invece, interventi di modifica delle strutture territoriali, credo che, a parte la necessaria unificazione dei tribunali con gli uffici del giudice di pace, le vere criticità risiedano altrove: eccessiva litigiosità, mancanza di validi strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, normativa ipertrofica».
Quali criticità sono emerse invece in seguito allo scoppio della pandemia da Covid?
«La pandemia ci ha messo di fronte al nostro ritardo tecnologico. Gli strumenti telematici sono stati l’ancora di salvezza che ha permesso al settore di non rimanere paralizzato del tutto, ma ci si è resi conto che erano inadeguati. Per fortuna, questo ha costituito anche una spinta a una maggiore informatizzazione. Credo che nell’ultimo anno i progressi tecnologici attuati nel settore Giustizia siano stati superiori a quelli dei dieci anni precedenti».
Cosa significa presiedere un tribunale importante come quello di Cuneo?
«Significa avere grandi responsabilità, ma anche grandi soddisfazioni».
Nello specifico, quali sono le sue responsabilità? Quotidianamente, quali sono le sue attività?
«Le responsabilità collegate alla carica di Presidente del Tribunale sono enormi, in quanto non riguardano solo gli atti giurisdizionali, ma anche questioni amministrative e organizzative. Di conseguenza, le attività quotidiane sono le più varie, poiché, a parte le scadenze periodiche, ogni giorno si presentano molti problemi da risolvere; a volte di estrema urgenza. È un lavoro estremamente variegato e imprevedibile».
C’è un motto in particolare che ispira il suo operato?
«Sì, un motto, che è “mens sana in corpore sano” (“mente sana in un corpo sano”), ma anche una frase, di Victor Hugo: “È facile essere buoni, difficile è essere giusti”. E poi, sopra la mia scrivania, tengo appesa al muro una grande tela ad olio, proveniente dal Tribunale di Mondovì, raffigurante il Cristo in croce. È un bel monito sui danni che si possono causare con una decisione ingiusta…».
Il suo rapporto con il territorio e le altre istituzioni.
«Il rapporto con il territorio è da sempre una delle mie “fisse”. La funzione giudiziaria non può essere una rocca isolata, ma deve tener conto della realtà territoriale e dialogare con essa. Le istituzioni, prima di tutto, devono cooperare tra di loro e, poi, collaborare e fare rete con gli altri enti territoriali, pubblici e privati. Un esempio: il bilancio sociale del Tribunale di Cuneo edito nel 2019 è frutto di una cooperazione tra il Tribunale stesso, l’Università, e la Fondazione Crc».
La soddisfazione professionale più grande?
«Mi piace pensare che la soddisfazione più grande debba ancora venire; solo così trovo la motivazione per cercare sempre di migliorare».
Anche in campo sportivo ha conseguito un importante traguardo laureandosi campione italiano di sci nautico…
«Come dicevo prima, ritengo che un lavoro intellettuale debba sempre essere compensato da un’attività fisica e che l’attività sportiva, tenendo allenato il corpo, consenta alla mente di lavorare meglio e con più equilibrio (e anche di sopportare meglio le fatiche e lo stress collegati alla funzione). Per questo motivo cerco di tenermi in forma e di praticare attività sportiva regolare».
Chiudiamo con una domanda che guarda al futuro: c’è un progetto a cui tiene particolarmente e che vorrebbe vedere realizzato?
«Sto lavorando da tempo a un progetto che mira ad agevolare il lavoro dei giornalisti; si tratta di una sala stampa telematica connessa in multivideoconferenza con tutte le aule penali. È un progetto mutuato dalla Audiencia Nacional di Madrid. Gli spagnoli, in questo settore, sono molto avanti. L’iniziativa ha già avuto l’avallo del Csm e delle fondazioni coinvolte per finanziarla, ma ci sono ancora molti problemi, tecnici e burocratici, da risolvere prima di poterla concretizzare».