La Razza bovina Piemontese sta vivendo un periodo di forte difficoltà, determinato dalla combinazione di diversi fattori negativi. Il primo dato, quello più facilmente osservabile, è il calo delle vendite. La causa principale è certamente la perdita del potere d’acquisto del cittadino medio, costretto a rinunciare a prodotti di qualità. Il prezzo di vendita della carne al pubblico è percepito come elevato, ma nella realtà il prezzo della Razza Piemontese paragonato alle carni provenienti da altri territori non registra grandi differenze. Ciò che cambia invece è la facilità di reperimento del prodotto sui banchi delle macellerie.
Altro fattore che sta influenzando il mercato dei consumatori è la diffusione di un’immagine negativa sul consumo di carne.
Dietro questi primi elementi, le dinamiche da affrontare sono ben più complesse e articolate. La caratteristica principale della Piemontese risiede nelle sue proprietà organolettiche e alimentari: è una carne magra, povera di tendini e di grasso, dal sapore sapido e gustoso. Il giusto tenore di grasso intramuscolare, mantiene un tasso di colesterolo basso restando comunque una delle migliori carni italiane. Per ottenere questa qualità, gli allevatori seguono disciplinari e regole sull’alimentazione ben precise. Qui si innesta uno dei principali problemi: il costo delle materie prime per l’allevamento sta continuando a crescere, soprattutto nell’alimentazione del bestiame, costringendo le aziende ad una gestione sempre più onerosa, spesso addirittura in perdita. «È una situazione molto seria», afferma Igor Varrone, direttore provinciale Cia Cuneo, «da affrontare con urgenza. Siamo disposti ad aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni, coinvolgendo tutti gli attori del settore, dai consorzi di tutela come Coalvi e gli Amici della Piemontese, alle cooperative degli allevatori. I problemi sono noti, adesso dobbiamo concretizzare azioni percorribili». Il prezzo riconosciuto alla stalla agli allevatori non si sta adeguando al lievitare dei costi di produzione, anzi ha subito una diminuzione pari al 15%. Per contro i prezzi al consumatore sono sempre più elevati, ma di certo non per compensare i costi sostenuti dagli allevatori.
Cia Cuneo già nel 2019 aveva acceso i riflettori su questi argomenti, in un territorio, la provincia Granda, in cui risiede circa il 60% dei produttori di Razza Piemontese. Oggi ritiene sia arrivato il momento di cambiare approccio per poter superare la crisi. I costi di produzione non si possono comprimere. Bisogna dare dignità al lavoro facendo ridistribuire il reddito con equità. Ma soprattutto, si devono attivare azioni per diffondere una corretta informazione e promuovere la Razza Piemontese, un prodotto dalle caratteristiche organolettiche superiori in grado di competere sul mercato con successo e accedere a nuovi canali di distribuzione. Per farlo si deve far conoscere.
Investire risorse pubbliche in favore della rappresentanza e dell’affermazione del prodotto. Proporre l’adozione di filiere di produzione locale in quelle realtà, per esempio le mense, che arrivano direttamente al consumatore creando la cultura del prodotto per conoscenza diretta. Non più misure per scongiurare chiusure, bensì finanziamenti che permettano uno sviluppo aziendale coerente, con il rafforzamento economico di progetti di promozione e di comunicazione in difesa di un prodotto da sempre fiore all’occhiello del nostro territorio: la Razza Piemontese.