“46” all’infinito

Valentino Rossi ha disputato il suo ultimo Gran Premio in MotoGp sul circuito di Valencia chiudendo una carriera unica non solo sotto il profilo dei risultati. si ritira il pilota, ma il suo mito continuerà a esistere grazie a chi ha visto “The Doctor” correre in pista

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Ultimo giro. Valentino Rossi scende dalla moto per sempre. Ci lascia più poveri d’emozioni e meditabondi sul tempo che fugge, perfino più veloce di lui: ventisei anni di sorpassi e trionfi, gli ultimi meno brillanti in pista, ma intatti per popolarità, simbologia, forza del marketing. “The Doctor” abbandona, il brand rimane: non lo vedremo più piegarsi in curva e sorridere guascone al paddock, ma resteranno il numero 46 che era di papà Graziano e il colore giallo, scelto perché “solare e fa pensare al meglio”. Resteranno le sue trovate, le sue esultanze originali, la sua simpatia contagiosa. E resterà uno sport cambiato profondamente, più fascinoso e seguito grazie a lui, bambino prodigio diventato uomo in sella, sfidando il vento e domando la paura, ammaliando fan e regalando sogni, estendendo la passione per la MotoGp. A Valencia, nel giorno dell’addio, davanti a settantamila spettatori commossi, in un brulicare di bandiere, i piloti non hanno salutato solo un collega: hanno omaggiato un’icona e un modello, il campione che volevano diventare da bambini. Quando Fabio Quartararo, vincitore in questa edizione, è nato, Valentino, oggi 42enne, già sfrecciava e vinceva e stregava con una capacità di comunicazione unica, regalando uno spettacolo non solo sportivo e diventando impresa capace di fatturare decine di milioni da sommare a ingaggi e sponsor. Le sue vittorie (tante, meravigliose: 9 mondiali, 115 vittore, 230 podi) restano impresse anche per gli show a volte bizzarri (ricordate la bambola gonfiabile sulla moto?), i travestimenti (Robin Hood su un podio vicino alla foresta di Nottingham), i finti sponsor (la polleria Osvaldo), i tocchi eccentrici (capelli verdi), i caschi celebrativi coloratissimi. A Valencia, li hanno indossati i piloti: Pecco Bagnaia, uno dei ragazzi della sua Academy, vincitore, aveva quello con scritto su: “Che spettacolo”. Non era semplice resistere all’emozione, non specchiarsi negli occhi bagnati degli eredi in pista e di tifosi non solo suoi uniti nel tributo, ma Vale aveva fatto una promessa a se stesso: niente lacrime, solo sorrisi. Un addio alla sua maniera, una grande festa, il disincanto più forte della tristezza. Chissà poi, però, nel gioco d’ombre e luci d’una notte senza sonno, tra immagini che scorrono e ricordi che s’intrecciano: «Se piangerò, vi farò avere il video». Non lascerà i motori, solo guiderà le auto Gran Turismo: l’adrenalina, il coraggio, l’incoscienza saranno uguali. E uguale sarà la sfida a se stesso dentro una vita nuova, rimodellata da una maggiore partecipazione alla realtà imprenditoriale che ha costruito e impreziosita dalla paternità: la compagna Francesca Sofia Novello tra pochi mesi darà alla luce la loro prima figlia. È pronto, è tranquillo. In anni meno ricchi di risultati ma seducenti come e più di prima, Valentino ha avuto modo di prepararsi, metabolizzare, accettare l’addio, scacciare gli spettri, trasformarlo “in una scusa per fare casino”. Come da ragazzino, con gli amici di sempre. Come da uomo, con infiniti supporter: 13 milioni soltanto sui social, nessuno sportivo italiano ha il suo seguito.