“La pandemia da Covid-19 e l’accelerazione dei processi di trasformazione digitale hanno evidenziato come il benessere delle persone costituisca qualcosa di più di una condizione accessoria e come sia improcrastinabile l’adozione di una vera strategia per la conquista e la tutela della serenità sul luogo di lavoro. Un mondo diverso e incentrato sul benessere e la felicità dei lavoratori è realmente possibile anche in questi tempi frenetici ed è un asset aziendale misurabile, anche in ottica ESG. Addirittura il più importante, in un contesto in cui a fare la differenza sono proprio le persone con il loro patrimonio di idee, conoscenza e creatività, fondamentale per rendere competitiva l’impresa e decidere le sorti delle sfide che il mercato continuamente propone», dichiara Marianna Benatti, Well-being & WorldClimate (Internal Sustainability) Leader di Deloitte Central Mediterranean.
Dal vostro osservatorio quali le variazioni più evidenti dottoressa Benatti?
«È cambiato radicalmente il modo di vivere e lavorare di milioni di persone, mutandone gli equilibri nel segno di un’iperconnessione (7 giorni su 7, h24) che ha reso i confini tra vita privata e professionale sempre più sfumati. Ritagliarsi tempo per sé, i propri hobby, gli amici e la famiglia è diventato difficile; i livelli di stress sono aumentati, il burnout è stato dichiarato una sindrome dall’Oms e sempre secondo l’Oms, ansia e depressione saranno le malattie più diffuse nel 2030. Sedentarietà e ritmi di lavoro che interferiscono negativamente sulle abitudini alimentari e sul riposo fanno il resto».
Allora, quale la soluzione?
«Urge intervenire con programmi specifici perché solo persone in salute e felici possono far emergere le soft skills essenziali per portare valore aggiunto in azienda. La creatività, la passione, la motivazione e la tensione all’eccellenza non sono qualità o comportamenti che possono essere imposti o regolati dalle condizioni di un contratto, ma dipendono unicamente dallo stato psicofisico ed emotivo delle persone, e dal loro coinvolgimento nella realizzazione degli obiettivi aziendali. Una mente concentrata, un corpo energico e un senso di appartenenza alla comunità sono gli elementi che, operando in modo sinergico, consentono a un individuo di esprimere al meglio le proprie potenzialità, integrando la vita professionale con quella personale».
Come giudica allora questo nuovo approccio al lavoro?
«Il Well-being è proprio una strategia volta a migliorare il ben-Essere delle persone, inteso in senso olistico quindi sia psicologico, che fisico, che sociale. È importante che sia una strategia taylor made per ogni azienda. Non esistono programmi di Well-being one-size-fits-all. Ogni professionista ha i suoi obiettivi di benessere unici e questi possono cambiare nel corso della vita di quella persona. Ecco perché è fondamentale creare un approccio al benessere che sia olistico, con programmi e vantaggi flessibili per soddisfare le diverse esigenze».
In Deloitte come si concretizza questo nuova strategia dottoressa Benatti?
«Abbiamo sviluppato il Well-being Index, un indice che permette di identificare il livello di benessere delle persone di un’azienda grazie ad una survey anonima. È un tool che abbiamo utilizzato internamente e che mettiamo a disposizione dei clienti che accompagniamo nell’avviare e sviluppare una strategia di Well-being. La metodologa che abbiamo creato e applicato internamente, e che proponiamo ai nostri clienti, si sviluppa in 4 fasi: misurazione, pianificazione, implementazione e comunicazione. Per la misurazione utilizziamo appunto il Well-being Index che ci permette di comprendere i maggiori gap sui quali andare a lavorare. L’Index serve anche come strumento per capire nel tempo se le azioni implementate hanno effettivamente migliorato il Well-being delle persone».
E i numeri cosa evidenziano?
«Il Well-being Index di Deloitte Italia, da dicembre 2018 a luglio 2020, ha visto un incremento del 13%. La prossima misurazione è prevista a gennaio 2022. Una volta identificati i need principali siamo andati a creare un piano d’azione e volto ad implementarlo. Ultima ma non meno importante fase della nostra metodologia è la comunicazione che inizia già dalla fase di assessment ed è fondamentale in tutto il percorso. Comunicazione sia interna che esterna, perché l’attenzione alle persone è sicuramente un elemento che permette di posizionarsi rispetto ai clienti e ai nuovi talenti. Inoltre la strategia di Well-being può essere evidenziata all’interno del bilancio sociale e del Dvr che redige il Rspp».
Cosa si intende per benessere psicologico, fisico e sociale?
«Il Well-being si fonda su tre pillar: body, mind e purpose. Per body si intende il benessere fisico che si ottiene e mantiene grazie a uno stile di vita attivo nel quale sfruttiamo ogni momento per muoverci (esempio prendendo le scale invece dell’ascensore); grazie a un’alimentazione sana e bilanciata per avere le giuste energie durante tutta la giornata; e un corretto e adeguato riposo necessario per migliorare il nostro sistema immunitario, la nostra capacità di memoria e concentrazione. Avere un corpo forte e resistente contribuirà ad affrontare meglio le avversità che la vita ci sottopone. Quando si parla di mind, si fa riferimento al benessere mentale, importante quanto quello fisico, ma sul quale c’è un forte stigma. Come andiamo dal medico se abbiamo mal di gola, così dovremmo andare dallo psicologo/psicoterapeuta se sentiamo un disagio interiore, ansia, depressione… Per tutelare e mantenere il benessere della nostra mente è importante essere capaci di gestire lo stess, avere delle relazioni sociali, sentirsi ingaggiati, inclusi, rispettati e avere una buona work life integration. Avere una mente in salute contribuirà alla nostra felicità e ci permetterà di essere maggiormente concentrati, innovativi e resilienti. Purpose invece contempla il benessere sociale, il benessere che l’essere umano prova quando sente di avere un impatto attraverso le proprie azioni, il proprio lavoro, l’azienda per la quale lavora. Sentirsi parte di qualcosa contribuirà ad accrescere il senso di appartenenza e di fidelizzazione».
Tante forme di benessere, ma quale il ruolo delle aziende per migliorare il Well-being delle persone?
«Le aziende, a tal proposito, giocano una fondamentale partita formando, informando e disegnando le condizioni ottimali alle quali un lavoro può essere svolto senza depauperamento della persona che lo svolge. Ma affinché una strategia di Well-being sia vincente è importante che l’Health Locus of Control, ossia la percezione individuale del controllo della propria salute, sia percepito come interno. O meglio, che la persona abbia coscienza del fatto che essa stessa ha influenza sullo stato della propria salute. Se invece viene percepito esterno, le persone tendono a demandare agli altri questo controllo e la maggior parte non farà nulla, rimarrà passiva incolpando altri».
Qual è il ruolo della leadership?
«Tutti i leader di C-suite svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione di una cultura del benessere in un’organizzazione impostando il tono in alto e modellando comportamenti sani. Investire nel benessere aiuta ad attrarre e trattenere i talenti, consentendo ai dipendenti di dare il meglio sia professionalmente sia personalmente. Lo sviluppo e la fidelizzazione dei talenti sono i principali fattori di rischio per la maggior parte delle organizzazioni e i Leader sono fondamentali per aiutare a gestire tali rischi grazie al loro ruolo di leadership nella gestione del rischio aziendale (Erm), nell’allocazione del capitale e nell’analisi e nel reporting finanziario. Disporre di un programma efficace per il benessere dei dipendenti offre inoltre all’organizzazione una visione più chiara del cambiamento della forza lavoro e delle tendenze sociali, che sono fondamentali per la definizione e l’allineamento degli obiettivi».
Insomma ogni azienda deve avere la lungimiranza di mettere al centro la persona…
«Più in generale sviluppare e rendere operativo un programma efficace per il benessere dei dipendenti è anche una lezione sul perché le aziende dovrebbero considerare gli ESG come parte integrante della strategia aziendale. È in linea con la crescente consapevolezza che le persone sono risorse critiche da cui le organizzazioni dipendono per generare valore, un valore tangibile che può essere misurato e riportato al mercato e agli investitori. Anche il riconoscimento di questa componente del capitale umano è fondamentale per integrare la strategia ESG nell’ERM. Come risultato della pandemia, stiamo assistendo a una ricalibrazione del rischio aziendale, che amplia la visione del rischio per includere gli eventi disruptive che un’organizzazione può trovarsi a fronteggiare per cause che impattano sulla società, sulla salute o sull’ambiente. Questa ricalibrazione è fondamentale per le crescenti aspettative degli investitori in merito alla divulgazione degli Esg».
«Il Well-being aziendale è una strategia di responsabilità sociale d’impresa che ha l’obiettivo di garantire un contributo migliorativo ai dipendenti e aumentarne la produttività puntando al benessere individuale», ribadisce Alessandro Baruffaldi, Director Deloitte. «E penso che per l’area cuneese sia stimolante cominciare a ragionare anche sulla figura del Well-Being Manager».