Capelli biondi raccolti in uno chignon. Vestito aderente scuro, al collo una collana di perle. Eleganza e un’aura di mistero. Eva Kant prende vita grazie alla bellezza di Miriam Leone, che per entrare nella parte ha sacrificato il rosso dei suoi capelli e l’immagine che di lei abbiamo sempre ammirato dai tempi di Miss Italia. Non è mai semplice trasformare in personaggio cinematografico un protagonista virtuale, anche se il progresso ha avvicinato le prerogative della narrazione in video a quella dei disegni su carta. A tutto vantaggio della prima. E se un tempo i tentativi di portare sul grande schermo figure celebri come l’Uomo Ragno erano frustrati, se non ridicolizzati, dalle scarse tecnologie, oggi il sogno (per tanti appassionati) si avvera.
Il fumetto in questione però ha una storia lunga quasi sessant’anni. “Diabolik” nasce in tempi oscuri (la prima uscita nel 1962), quando il fascino del proibito era presente quasi ovunque in una società italiana contrastata e diversissima da quella attuale.
In quelle tavole rigorosamente in bianco e nero si narravano le avventure spericolate di un ladro misterioso, nascosto da un costume “all black”, implacabile e imprendibile, assoluto genio del crimine. Perennemente in bilico su un concetto che sarebbe arrivato poco dopo: il politicamente corretto. Aveva maschere che gli permettevano di assumere le sembianze di chiunque, se necessario uccideva. Il suo fine ultimo era sfilare abilmente i gioielli più preziosi dalle casseforti più impenetrabili per condividerli con la sua bellissima compagna, Eva Kant, sfuggendo ogni volta, sulla sua velocissima Jaguar, al commissario Ginko (un perdente impenitente).
Una prima versione cinematografica di “Diabolik” uscì nel 1968, firmata dal maestro dei “B-movies” italiani, Mario Bava. Ora, a distanza di 53 anni, sono i Manetti Bros a cimentarsi nell’impresa, dall’alto di una produzione mai banale e sempre vicina all’ispirazione dei fumetti. Il film esce proprio oggi, giovedì 16, nelle sale; negli ultimi giorni un’anticipazione delle immagini è stata regalata alla città di Torino su uno schermo del tutto speciale: la Mole Antonelliana. In collaborazione con il Museo del Cinema, la mascherina di Diabolik è comparsa tra le luci e i tetti del capoluogo piemontese. La proiezione notturna sulla cupola ha esaltato le caratteristiche noir del film. È stata una visione spettacolare.
Il fascino datato di questo fumetto, che raggiunse un successo di vendite costante negli anni ’70, rivive perfettamente nelle inquadrature non convenzionali della nuovissima versione, con una durata record (133 minuti) e attori italiani scelti con cura. Diabolik è Luca Marinelli, premiato come miglior attore non protagonista in “Lo chiamavano Jeeg Robot”, altro fumettone. Ma la figura che più di tutte, forse anche più dello stesso Diabolik, conquista la scena è certamente l’Eva Kant interpretata da una bellissima Miriam Leone. L’ex Miss Italia classe ’85 ha già colpito nel segno. La sua somiglianza con il personaggio dei fumetti creato dalle sorelle Giussani è notevole. Passando dal rosso al biondo dei capelli, Miriam sembra aver acquisito una luce inedita. Le sue immagini in stile Eva Kant, luminosa e platinata, elegantissima in un tubino aderente, hanno fatto clamore. Soprattutto, le hanno regalato una nuova dimensione che va oltre i limiti del film. Non a caso è già circolata la voce (fonte Dagospia) di un suo possibile, prossimo ingaggio al fianco di Amadeus all’edizione 2022 di “Sanremo”. Un’ipotesi che la dice lunga sulla crescente popolarità dell’attrice.
Il personaggio non è secondario, anzi. Il film si ispira proprio al numero tre della fortunata serie su carta, in cui Diabolik incontra Eva. Il momento in cui scatta la scintilla.
In fondo il fumetto, più che le azioni criminali, metteva già in risalto la solida storia d’amore della coppia straordinariamente glamour e fuorilegge. I tempi del racconto erano molto simili a quelli dei fotoromanzi che all’epoca godevano di vasta popolarità, erano fumetti in immagini fotografiche. In questo, “Diabolik” si differenziava molto dalla concorrenza. “Kriminal”, ad esempio, era molto più violento e raccontava proprio gli scontri sociopolitici di quegli anni.
L’eroe in calzamaglia nera, invece, ha sempre mantenuto una sua rispettabilità nonostante abbia infranto la legge ad ogni episodio…
«“Diabolik” è un fumetto scritto da due donne, le sorelle Giussani, ed Eva Kant anche nel guardaroba ricorda molto lo stile di queste donne mondane», ha detto Miriam. Giusto che, alla fine, la bellezza trionfi su tutto.