Indagine sul risparmio dove si colloca il Piemonte?

La quota di famiglie che hanno risparmiato è del 47,3%, contro il 59,3% della rilevazione pre-pandemica dell’anno scorso

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L’Indagine 2021 sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli Italiani, curata dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, ha coinvolto 1005 famiglie italiane, di cui 105 piemontesi.

In Piemonte la quota di famiglie che affermano di aver risparmiato nell’ultimo anno è del 47,3%, in decisa contrazione rispetto al 59,3% dell’indagine pre-pandemica dello scorso anno. Il dato dell’intero Nord Ovest è in linea, anche se leggermente inferiore (46,4%). In entrambi i casi il calo è di 12 punti, contro una riduzione di soli 6,5 punti per l’Italia, sicché, a fronte del netto vantaggio che si riscontrava nell’indagine pre-pandemica, nell’indagine di quest’anno in Piemonte, e nell’intero Nord Ovest, al contrario, la percentuale di famiglie risparmiatrici è leggermente inf­eriore a quella italiana: in Italia i risparmiatori sono il 48,6% (erano il 55,1% l’anno passato). Solo il 10,2% delle famiglie (contro il 22% dell’anno scorso) ha risparmiato con un’intenzione precisa, il 30,5% è un “risparmiatore involontario” e il 6,6% dichiara di “non essere riuscito a spendere”, presumibilmente a causa delle restrizioni imposte dall’e­mergenza. La casa è il motivo principale del risparmio intenzionale in ben il 24,9% dei casi (contro solo il 3,4% l’anno passato e il 18% medio italiano); mentre spariscono le motivazioni legate ai figli (incluso il motivo ereditario), che valevano il 14,3% l’anno scorso (e che valgono il 14,2% quest’anno in media in Italia). Il generico risparmio precauzionale per eventi imprevisti rimane la ragione che interessa il maggior numero di soggetti: è il motivo principale per il 50,5% (59% l’anno passato), al quale si aggiunge, quest’anno, il 15,7% che dichiara di aver risparmiato per fronteggiare i rischi legati alla situazione dovuta alla pandemia (il dato italiano è, rispettivamente, 32,6% e 16,5%). Infine, il risparmio per l’età anziana incide per l’8,9% (18,9% la scorsa Indagine; 13,9% quest’anno in Italia), e non è di tipo strettamente previdenziale; ma è legato alla necessità percepita di pagare, in vecchiaia, spese di assistenza medica.

È più forte in Piemonte la crescita dei depositi bancari e postali rispetto al dato registrato in Italia: 12,8% contro il 9,5% (in totale 15,9 miliardi tra il 31 dicembre 2019 e il 30 giugno 2021, il 9% dell’intera crescita nazionale di circa 176 miliardi). I valori più elevati riguardano le famiglie consumatrici (+5,8 miliardi) e le società non finanziarie (+7,9 miliardi). A fronte delle difficolta che un gran numero di famiglie ha incontrato nel risparmio, combinate alla importante variazione percentuale mo­strata dalle società non finanziarie, anche per il Piemonte dobbiamo ritenere che l’incremento dei depositi sia legato a tre fattori: il rinvio degli investimenti da parte delle imprese, la preferenza per la liquidità in un periodo di incertezza e, certamente, un incremento del risparmio aggregato, che ha riguardato probabilmente, tuttavia, le scelte forti (o comunque importi particolarmente elevati) di una minoranza delle famiglie (si ricordi che quasi il 53% non è riuscito a risparmiare). Una tale interpretazione è coerente, peraltro, con il peggioramento osservato del giudizio sulla condizione reddituale.

Peggiora il giudizio sulla propria condizione reddituale e si ridimensione l’ottimismo sul reddito previsto nell’età anziana.
Sul fronte degli investimenti: rimane elevata, più che nel campione della popolazione italiana, l’importanza attribuita alla sicurezza, perde consenso il rendimento di lungo periodo (dal 13,5% al 4,7%), mentre acquisisce consenso la liquidità (dal 7,8% all’11%).

Cresce nuovamente, dopo la discesa dell’anno scorso, la percentuale di chi sceglie di depositare i propri risparmi esclusivamente in banca, che si consolida come intermediario principale: nell’indagine 2020 erano in Piemonte il 77,9%, quest’anno l’82,1% (78,1% in Italia e 86% nel Nord-Ovest). È stabile la percentuale d’intervistati che dichiarano di avere uno o più rapporti di conto corrente presso il solo intermediario postale (16,6% in Italia e 9,7% nel Nord-Ovest); il 6,4% delle famiglie (contro il 10,3% dell’indagine 2020) ricorre a entrambi gli intermediari finanziari (5,1% in Italia; 4,3% nel Nord Ovest). In Piemonte il 45% (contro il 55,1% dell’Indagine 2020), ha meno del 30% dei propri risparmi in forma liquida sul conto corrente (54,6% in I­talia, 47,7% nel Nord Ovest).

La diffusione dell’lnternet banking si attesta al 50,6% (61,4% in Italia); in forte crescita il mobile banking, utilizzato dal 42,7% degli intervistati piemontesi (erano il 29,9% nel 2020), anche se l’utilizzo è leggermente inferiore alla media nazionale (49,2%). Se consideriamo solo gli utilizzatori abituali, in Piemonte il 39,6% degli in­tervistati utilizza abitualmente l’Internet banking e il 31,5% il mobile banking (rispettivamente il 43,6% e il 33,7% rappresentano il dato medio italiano).

Cresce la soddisfazione per l’acquisto di immobili, così come la domanda potenziale dei prossimi 24 mesi.
Migliora il giudizio sull’Eu­ropa e se ne riconosce il ruolo nel fronteggiare la crisi economica generata dall’emergenza sanitaria; le valutazioni non differiscono in modo marcato da quelle medie complessive della popolazione italiana.

Il sostegno dell’Europa contro la crisi economica generata dall’emergenza sanitaria è utile per l’86,6% del campione piemontese, in linea con il giudizio del campione della popolazione italiana nel suo complesso (84,1%) e con quello del Nord Ovest (88%). Sul fronte di ipotetiche ulteriori cessioni di sovranità solo il 41,2% è favorevole a un incremento del bilancio europeo (47,1% in l’Italia e 48,4% nel Nord ovest); solo il 35,8% è favorevole a un’imposizione fiscale direttamente europea (37,4% in l’Italia e 36,3% nel Nord ovest); ma il 63,8% è favorevole a una difesa comune (63,1% in l’Italia e 63% nel Nord ovest).