Marco Aragno, direttore sanitario del Centro Medico Della Valle di Alba, appartenente alla famiglia del Gruppo Bios, traccia a favore dei lettori diella Rivista IDEA un bilancio di questo lungo periodo che lo vede in prima linea nella sfida al coronavirus.
In quale fase della lotta contro il Covid-19 ci troviamo?
«Ci troviamo in una fase importantissima della lotta al Covid-19, paragonabile a mio avviso all’autorizzazione del primo vaccino o all’adozione del green pass, in quanto le ultime decisioni ministeriali stanno tracciando una linea netta in termini gestionali e filosofici rispetto a quello che è stato il nostro approccio al Covid-19 dall’inizio della pandemia ad oggi. Si parte dal presupposto che la tutela della salute sia l’obiettivo cardine di tutti ma, chi si trova nella posizione di dover prendere decisioni, non può non tener conto della sostenibilità a 360 gradi delle proprie scelte, per cui ci si sta inevitabilmente incanalando nel solco che porta alla convivenza con il virus, che verosimilmente endemizzerà, mantenendo probabili picchi stagionali di incidenza. Prospettiva che si era cercato di combattere e scongiurare fino ad oggi. Ci tengo a ricordare e sottolineare fin da subito il livello di difficoltà che si cela dietro la presa di ogni decisione in questo momento storico in cui le certezze sono poche e la possibilità di sbagliare o di essere messi in discussione è altissima».
Quali sono le motivazioni che stanno portando in questa direzione?
«Da una parte le evidenze scientifiche testimoniano che la variante Omicron è molto diversa da quella Delta: è caratterizzata da 45 variazioni amino-acidiche ed è sicuramente molto più trasmissibile, infatti sta rimpiazzando le altre un po’ ovunque nel mondo. Omicron risulta però essere meno patogenica, sembra più efficace nell’infettare le cellule delle alte vie respiratorie e dei bronchi rispetto a quelle del tessuto polmonare profondo e questa parrebbe essere la base della minor severità clinica osservata, con una riduzione del rischio di ospedalizzazione per ora stimato tra il 70 e l’80%. Dall’altra, l’evidenza empirica che la separazione forzata ad oltranza tra le persone si è dimostrata ad oggi una misura inefficace o per lo meno insufficiente a fronte di un’insostenibilità oggettiva in termini di equilibrio economico e sociale del Paese e anche psico-fisico di ogni singola persona. Con il tasso di crescita esponenziale dei contagi che abbiamo osservato negli ultimi giorni, il precedente approccio normativo che prevedeva la quarantena dei contatti stretti avrebbe inevitabilmente portato ad una nuova pericolosissima paralisi del paese, a fronte di un numero molto elevato di soggetti positivi asintomatici o paucisintomatici, non per questo però non infettivi, ma anzi principali diffusori del virus. Partendo da una base di ragionamento come questa, la direzione intrapresa sembrerebbe quasi inevitabile, rimane comunque una scelta molto difficile e coraggiosa quella che è stata presa, ovvero di accettare di convivere con il virus e quindi non concentrare tutte le forze nel contenerne la diffusione, benché le misure di prevenzione del contagio precedentemente definite vadano mantenute e rafforzate, ma nel ridurne e gestirne gli effetti. Rimane una scelta molto difficile soprattutto in alcuni ambiti, in cui la concentrazione di soggetti “fragili” è molto alta, mi riferisco alle Rsa o agli ambienti sanitari, dove inevitabilmente le indicazioni delle Asl in questi giorni sono molto più restrittive e il contact tracing continua con modalità e follow-up attivi molto stringenti. Si sono però evidenziate differenze anche significative di approccio tra le varie Asl, a testimonianza della difficoltà gestionale evidente che ci si trova a fronteggiare, sarebbe però auspicabile arrivare a breve ad una maggior uniformità decisionale e quindi maggior efficacia operativa».
Quali dottor Aragno, i punti salienti delle nuove misure introdotte?
«In primo luogo sono cambiate le direttive in caso di contatto stretto “esposizione ad alto rischio” con un soggetto positivo. Più specificatamente i soggetti non vaccinati o che non abbiano effettuato la seconda dose o che abbiano effettuato la seconda dose da meno di 14 giorni, sono tenuti ad osservare un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione al caso. La conclusione di questo periodo è subordinata all’esito negativo di un test molecolare o antigenico. I soggetti asintomatici che hanno completato il ciclo vaccinale primario (seconda dose) da più di 120 giorni (e tutt’ora in possesso di green pass ancora valido), sono tenuti ad osservare un periodo di quarantena di 5 giorni dall’ultima esposizione al caso. La conclusione di questo periodo è subordinata all’esito negativo di un test molecolare o antigenico. I soggetti asintomatici che: abbiano ricevuto la terza dose oppure abbiano completato il ciclo vaccinale primario (seconda dose) da meno di 120 giorni, oppure siano guariti dall’infezione da Sars-CoV-2 da meno di 120 giorni non sono sottoposti ad alcun periodo di quarantena, ma sono tenuti ad osservare un periodo di auto-sorveglianza di 5 giorni e hanno l’obbligo di indossare Dpi di tipo FFP2 per almeno 10 giorni dall’esposizione al caso positivo. Se nel corso dei 5 giorni non compaiono sintomi, il periodo di auto-sorveglianza si conclude senza la necessità di un test molecolare o antigenico. Se nel corso dei 5 giorni auto-sorveglianza compaiono dei sintomi, i soggetti interessati saranno tenuti ad effettuare un test antigenico rapido o molecolare alla comparsa dei sintomi e, se risultasse negativo ma i sintomi dovessero persistere, un test antigenico rapido o molecolare dopo 5 giorni dal contatto stretto. Obbligo vaccinale per tutti coloro che hanno compiuto i 50 anni. Per i lavoratori pubblici e privati con 50 anni di età sarà necessario il green pass rafforzato per l’accesso ai luoghi di lavoro a far data dal 15 febbraio prossimo. Senza limiti di età, l’obbligo vaccinale è esteso al personale universitario così equiparato a quello scolastico. Estensione dell’obbligo di green pass cosiddetto ordinario a numerosi ambiti, anche commerciali, fatte salve eccezioni che saranno individuate con atto secondario per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona. Non dobbiamo dimenticare che per i lavoratori fragili non è stata prorogata l’equiparazione dell’assenza dal lavoro al ricovero ospedaliero con relativa indennità, così come non è stata prorogata la misura per l’equiparazione dei lavoratori privati della quarantena alla malattia. Pertanto, con le nuove regole in caso di quarantena i lavoratori saranno scoperti con danno economico per imprese e lavoratori che già da oggi non sapranno se e chi dovrà pagare queste assenze».
Quali allora le prospettive?
«Risulta molto difficile fare previsioni, sicuramente non posso che condividere la direzione intrapresa e associarmi, con il rischio di essere ripetitivi, al sostegno alla vaccinazione universale, comprese le terze dosi (che danno protezione neutralizzante contro Omicron molto superiore alle due dosi) e compresa la vaccinazione dei bambini. Risulta inoltre necessario mettere in atto ogni sforzo e accorgimento possibile volto a tutelare i soggetti “fragili”, a partire da misure gestionali in ambito familiare e lavorativo, contesto quest’ultimo nel quale il medico competente deve assumere un ruolo determinante, per arrivare ad approcci terapeutici sempre più mirati ed efficaci, in tal senso risulta fondamentale l’implementazione degli antivirali e il potenziamento della ricettività del sistema sanitario. In ultimo ci tengo a sottolineare l’importanza di una consapevolezza collettiva e di una comunicazione chiara e volta a cercare di spiegare quello che sta succedendo sulla base delle evidenze scientifiche e dell’onestà intellettuale, senza dietrologie o conflitti di interesse, perché la confusione comunicativa concorre ad alimentare le paure, lo scetticismo e l’immobilismo che rendono il tutto ancora più ingestibile».