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Cristiano Dotta: «Da guarene al Milan inseguendo un sogno»

Il talentuoso calciatore roerino si è laureato “campione d’inverno” con la squadra Under 15 dei rossoneri. «Mi impegno al massimo per diventare professionista»

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Salire dal centro di Al­ba verso Castel­rot­to, frazione di Gua­re­­­ne, nel Roero, è un toc­casana. Bastano po­chi chilometri con il naso all’insù per poter scorgere un paesaggio splendido che rasserena, distende, ispira. Lì i so­gni prendono slancio, fino a toccare le stelle. Chiedere a Cri­stia­no Dotta. Quin­dici an­ni il prossimo 16 febbraio e un fisico da corazziere, da quando ha imparato a camminare culla il de­siderio di diventare un calciatore pro­­­fessionista. Nulla di strano, direte voi, dato che è il sogno di mi­gliaia di giocatori in erba. Ma attenzione, perché il ragazzo ha due qualità fuori dalla norma: possiede doti atletiche e calcistiche su­periori alla media e una de­ter­minazione da far in­vi­dia an­che a parecchi adulti. So­no questi i “segni par­­ti­co­la­ri” che han­no portato il talentuoso centrocampista a conquistare i cam­pi albesi, pri­ma, gli stadi pie­mon­tesi, poi, e quelli di tut­ta Ita­lia, og­gi. Dopo gli esordi sul “verde” del Koala con la maglia del­l’Accademia Calcio Alba, l’e­sperienza alla Cheraschese e tre stagioni all’Alessandria, in estate è sta­to ingaggiato dal Milan per disputare il Campionato Na­zio­nale Giovanissimi Under 15. E l’inizio è stato molto positivo perché il giovane guarenese è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista nella formazione guidata da mister Roberto Ber­tuzzo che ha concluso il girone d’andata al primo posto.

Cristiano, com’è nata la tua passione per il calcio?
«Ammirando in tivù le giocate di campioni come Cristiano Ro­naldo e Pogba ho deciso che da grande avrei voluto fare il calciatore di professione. Così, ho ab­­bandonato l’atletica e, all’età di sei anni, ho iniziato a dedicarmi esclusivamente al calcio».

Hai esordito sui campi “di ca­sa” con l’Accademia Calcio Alba. Cosa ricordi?
«Mi trovavo spesso a giocare contro avversari più grandi di me, ma riuscivo comunque a ca­varmela bene…».
Segno che avevi una marcia in più, come hanno poi confermato le “chiamate” di Che­ra­schese e Alessandria…
«Nei tre anni ad Ales­sandria facevo “avanti e indietro” in auto, accompagnato dai miei genitori. Ne è valsa la pe­na, perché mi han­­no notato diverse squadre di primissimo piano, a partire dal Mi­lan, che dal gennaio del 2020 mi ha chiesto di allenarmi con le sue formazioni giovanili una volta ogni due settimane».

Però è scoppiata la pandemia. Cosa è successo?
«Ho dovuto rinunciare a questa opportunità per un anno; poi, nel febbraio del 2021, sono sta­to richiamato per un ulteriore allenamento con i rossoneri ed è stato decisivo perché il Milan, dopo quella prova, ha avviato la trattativa con l’Alessandria».

C’erano altre squadre disposte a ingaggiarti?

«Sì: Juve, Toro e altre…».

Perché proprio il Milan? Sei un tifoso rossonero?
«A dire il vero ero juventino… Co­me tutta la mia famiglia, che è bianconera, ad ec­cezione dello zio Franco (Sam­­pò, l’ex sindaco di Grinzane Cavour, nda), grande cuore rossonero. Il Milan mi ha convinto a 360 gradi, a partire dal convitto che mi è stato proposto per alloggiare, dalla società, dallo staff tecnico e dai compagni. E ora quando gioco contro la Juve do ancora più del solito per poterla battere…».

Senti la mancanza di casa?

«A dire il vero la lontananza non pesa troppo, anche perché mi viene data spesso la possibilità di tornare a casa. E poi i miei vengono a incitarmi durante le partite. Una bella sensazione».

Il tuo luogo del cuore?
«Resta Guarene! È il paese più bel­lo del mondo».

E come va con Milano?
«Da Guarene a Milano il passaggio non è per nulla immediato. Per raggiungere la scuola devo prendere la metropolitana: non ci ero mai salito in vita mia… Ma ora sono diventato un esperto (ride, nda). Si diventa necessariamente più autonomi. Non si può tentennare di fronte ai sogni».

I tuoi genitori cosa pensano della tua scelta?

«Sono felici perché mi vedono con­tento. Mi hanno sempre sup­portato nelle mie decisioni. È bello avere una famiglia così!».

E gli amici?
«Pure loro sono contenti. Se­guono i risultati delle partite e mi incoraggiano».

Tu sei soddisfatto di come stan­no andando le cose?
«Assolutamente sì. Il Milan è il top. All’inizio, durante il ritiro in Trentino, ero un po’ spaesato tanto erano forti i compagni, poi ho preso le misure e sono riuscito a ritagliarmi uno spazio».

Vi siete pure laureati “campioni d’inverno”. La migliore partita che hai disputato?
«Il derby contro l’Inter!».

La scuola come va?
«Piuttosto bene. Frequento il Li­ceo Scientifico Sportivo e seguo con piacere ogni materia».

La giornata tipo?
«Scuola, poi ritorno al convitto per il pranzo in mensa (definito nei dettagli dal dietologo della squadra); alle 14,30 arriva la na­vetta che ci porta al campo per gli allenamenti; la se­ra relax».

Duri gli allenamenti?

«Sono tosti, ma stimolanti: lavorando sodo, si arriva ben preparati alla partita».

Nel tempo libero?

«Gioco alla Play, sento gli amici e… tiro calci al pallone. Anche quando sono a casa».

Sarà contenta la mamma…
«Finora ho rotto solo un lampadario: poi l’ho sostituito… et voilà! (ride, nda)».

La fidanzata?

«Non c’è, sono un tipo tranquillo. Ci vado con calma…».

Il sogno in questo momento?

«Vincere il Campionato con il Milan. Guardando ancora più in là, il sogno è sempre lo stesso: diventare un calciatore professionista e, magari, segnare un gol decisivo in finale di Cham­pions o ai Mondiali».

E se non dovessi farcela?
«Vorrei comunque rimanere nel mondo del calcio, come massaggiatore, preparatore, fisioterapista, osteopata… Magari in una grande squadra. Ma sono cocciuto: farò il possibile per arrivare al top come calciatore».

BaNNER
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