Quattro mandati, dodici anni. Luigi Barbero si appresta a chiudere la sua intensa esperienza da presidente dell’Atl Langhe Monferrato Roero. «Una grande soddisfazione personale e del gruppo di lavoro, di tutti coloro che hanno contribuito a sviluppare il turismo in questo territorio», chiarisce subito. E traccia un bilancio istantaneo: «C’è da essere molto contenti per la crescita dei numeri, per gli arrivi da quasi 80 Paesi nel mondo. Sono turisti che viaggiano e guardano all’Italia con l’obiettivo di venire da noi, siamo diventati una destinazione tra le più ricercate in campo internazionale, dagli Usa al Nord e Centro Europa, fino all’Australia. Per vivere un’esperienza autentica». Il punto di forza resta il turismo del vino, affiancato dai paesaggi, dalla capacità di accoglienza, sottolinea Barbero, degli operatori, dal passaparola e soprattutto dalla comunicazione social: «Nell’immaginario collettivo siamo riusciti a trasmettere un’immagine forte, grazie a una narrazione condivisa con ristoratori, albergatori, le cantine, che sono diventate luoghi di comunicazione oltre che produzione».
Presidente, come la mettiamo con l’emergenza Covid?
«Anche qui, abbiamo trovato la soddisfazione di un’accelerazione nella ripartenza della scorsa estate. Non solo attraverso i numeri, ma anche con investimenti di alto livello nelle strutture di accoglienza, nei servizi dedicati al turista e, quindi, nella qualità».
Dopo le prime riaperture, era evidente l’entusiasmo di chi è tornato subito nelle Langhe.
«È stata la conferma di quanto sia importante avere un brand del territorio, saper raccontare in maniera chiara la nostra proposta. Perché chi va a Venezia oppure a Roma risponde a un certo appeal, sogna quei luoghi, immagina cosa troverà. Noi siamo riusciti a trasmettere sensazioni di piacere, stimolando la voglia di chi viene a visitarci e poi, soprattutto, ritorna. E magari si ferma un po’ di più».
Il segreto sta nell’aver trasmesso un messaggio di autenticità?
«Sta accadendo, è accaduto. Il nostro turista conosce la zona per il ruolo di ambasciatore dei nostri vini, ma è sempre di più un turista “alto spendente”, più del doppio delle medie nazionali. Questo è un dato importante, oltre ai numeri delle presenze, per l’indotto economico che ne consegue».
Qual è l’eredità più preziosa della sua esperienza alla guida dell’Atl?
«Parto dalle straordinarie qualità delle persone e degli amministratori del territorio. Quando è nato l’Ente Turismo, 25 anni fa, in generale e anche qui il turismo era considerato meno importante. Eppure ci fu la lungimiranza di considerarlo al centro delle potenzialità. Attorno a noi si sono radunate le amministrazioni assieme ai privati, con l’idea di lavorare uniti. Abbiamo sempre percepito la vicinanza di un intero territorio; le istituzioni private, le amministrazioni pubbliche, tutti hanno sostenuto le strategie e le politiche di sviluppo; il territorio ha fatto un passo indietro rispetto agli egoismi per mettere a disposizione anche risorse finanziarie, in aggiunta a quelle pubbliche».
E poi c’è il coinvolgimento del Monferrato.
«Due anni fa, nel 2019, i due enti hanno condiviso un unico progetto. Nei fatti, Langhe Monferrato Roero rappresentavano già una destinazione unica, con l’identica vocazione vitivinicola e i paesaggi Unesco. Gli amministratori avrebbero potuto restare separati, invece oggi, avendo unito le forze, la nostra Atl funziona ancora meglio».
Un altro dettaglio da sottolineare?
«Un caso unico in Italia e, forse, in Europa: quando 8-9 anni fa fu introdotta la tassa di soggiorno, in Italia ci furono proteste e ricorsi ovunque. In questa regione, invece, si arrivò al patto territoriale in cui le amministrazioni comunali decisero di rinunciare al gettito della nuova tassa per darne metà all’Ente Turismo, creando un budget e puntando con più forza sulla promozione soprattutto di respiro internazionale. È un fatto qualificante, di grande visione, che resta nella storia».
Parliamo di una rete che funziona: si può immaginare un maggior coinvolgimento di Torino?
«Abbiamo proposte complementari, non concorrenziali, su prodotti straordinari e di grande forza attrattiva, abbiamo già vissuto esperienze congiunte di promozione “Torino-Langhe” su scenari mondiali. I tre quarti d’ora di distanza ci aiutano a immaginare gite fuoriporta per chi soggiorna a Torino, che ha sempre più eventi internazionali, tipo l’Atp di tennis o l’Eurovision, per assaporare i nostri profumi e le eccellenze, ma anche gite culturali nella grande città, un motivo per allungare il soggiorno».
Fin qui la crescita è stata costante, ci sarà un limite per non snaturare l’autenticità del territorio?
«Ci siamo posti il problema, da affrontare con politiche regionali e amministrazioni, della mobilità all’interno del territorio perché per chi arriva da New York può non essere facile spostarsi da Barolo a La Morra. C’è poi il tema dei parcheggi, specie nei grandi flussi dei fine settimana. Vorremmo rendere più agevole la fruibilità anche di chi arriva per l’outdoor, con ricariche per bici e auto elettriche, sempre nell’ottica di puntare a nicchie di turismo più stanziale. A breve, ci saranno nuovi investimenti privati per Spa, piscine e strutture esistenti e anche nuove di alto valore, sempre secondo la nostra vocazione d’eccellenza in realtà di piccole e medie dimensioni».
Anche grazie al Pnrr?
«Seguiamo con attenzione questa opportunità, come abbiamo fatto con gli Alcotra a livello europeo. Abbiamo candidato con altri partner progetti come il Museo in Vigna a Grinzane Cavour e abbiamo appena avuto conferma per un progetto di arte contemporanea diffusa sul territorio».