Nel 2020 è stato chiamato a gestire la parte medica del Covid Hospital

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«Sino ai primi mesi del 2020 ho lavorato a Cuneo in Medicina d’Urgenza. Poi ho ricevuto dall’Unità di Crisi regionale la richiesta di trasferirmi su Verduno, come responsabile della parte medica, in vista dell’apertura dell’area Covid», spiega Massimo Perotto, che prosegue: «Mi sono occupato di organizzare l’area Covid da 55 posti letto, con pazienti che accedevano dall’intero quadrante del sud Piemonte. Il personale era tutto da amalgamare perché abbiamo fatto affidamento su risorse sia infermieristiche che mediche in parte in forza all’Asl Cn2 e in parte formate da neobilitati, da componenti dell’Esercito, della Protezione Civile o di pensionati che hanno deciso di dare il loro prezioso contributo». Sulle difficoltà incontrate, il mantese spiega: «È stato complicato lavorare in un’area Covid collocata all’interno di una struttura che allora non era ancora un’ospedale, facendo lavorare insieme personale medico, infermieristico e operatori socio-sanitari con esperienze totalmente diverse. Amalgamare il gruppo ha richiesto un impegno notevole, anche per quanto concerne la formazione dei turni e la gestione di una tipologia di ammalati affetti da una patologia allora sconosciuta e rispetto alla quale allora non esistevano vaccini e ancora non era chiaro quanto i dispositivi di protezione individuale fossero efficaci nell’impedire il contagio».  
Sui vantaggi conseguenti all’avere tenuto a battesimo l’ospedale di Ver­duno, iniziando a lavorarci da prima ancora che fosse operativo e vedendo nascere la struttura complessa che ora è chiamato a dirigere, il diretto interessato spiega: «Il vantaggio di operare in una struttura nuova “ancora in parte da realizzare” consente di sfruttare al massimo le esperienze acquisite precedentemente presso strutture differenti per costruire l’attuale nel modo più funzionale ed efficiente possibile».