Oltre agli agenti patogeni c’è di più…

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Dimenticando per un momento le particelle di coronavirus, come sta l’aria piemontese? Lo abbiamo chiesto al di­rettore generale di Arpa Piemonte, An­ge­lo Robotto. La sua risposta: «Il confronto fra i dati di biossido di azoto misurati nel 2021 e le misure registrate nei due anni precedenti mostra un miglioramento ge­neralizzato delle concentrazioni medie an­nue rispetto a quelle del 2019, confermando anche per il 2021 il lento trend discendente delle concentrazioni medie annue rilevato negli ultimi anni. Per quanto riguarda il particolato Pm10, i dati preliminari rilevano concentrazioni medie annue inferiori o, al più, uguali all’anno precedente. Anche il numero di superamenti del limite giornaliero è previsto in diminuzione rispetto all’anno precedente, ancorché, in alcune aree regionali, tale numero di superamenti ancora non rispetta pienamente gli standard normativi. È il caso di sottolineare come la si­tuazione piemontese, come quella dell’intera pianura padana, sconti la presenza di condizioni orografiche e meteorologiche eccezionalmente sfavorevoli alla dispersione e diluizione degli inquinanti in atmosfera. Arpa ha calcolato che, nella area piemontese, le concentrazioni di inquinanti, a parità di emissioni in atmosfera, possono essere da tre a cinque volte superiori che nel resto d’Europa. In altre parole, grazie alle politiche di riduzione messe in piedi da oltre 20 anni, il Piemonte emette molto meno di regioni equivalenti; nonostante ciò, le concentrazioni di polveri fini che si registrano d’inverno, nonostante un evidente miglioramento, ancora possono superare i limiti di legge. Ma siamo certi che anche su questi aspetti vada fatta ricerca per fotografare al meglio il problema».