Confartigianato Cuneo interviene nel dibattito in corso scaturito dalla tragedia del giovane Lorenzo, diciottenne di Udine morto a fine gennaio mentre stava svolgendo l’obbligo di alternanza scuola-lavoro, e più recentemente di Giuseppe, ragazzo marchigiano deceduto a seguito di un incidente stradale mentre stava facendo uno stage.
«Come maggiore organizzazione dell’artigianato e della piccola e media impresa in provincia – commenta Luca Crosetto, presidente provinciale Confartigianato Imprese Cuneo – non possiamo, né vogliamo, sentirci esclusi da queste riflessioni».
«Innanzitutto, – spiega Crosetto – una premessa, fatta anche a costo di rimarcare l’ovvio: non potremo dirci soddisfatti fino a che infortuni e decessi sul lavoro toccheranno quota zero. Le persone sono il bene e la risorsa più importante per le nostre aziende e, sebbene si tratti di un obiettivo difficile e ambizioso, non possiamo chiedere e pretendere nulla di meno. Con questo presupposto, vale però anche la pena prendere atto del costante calo di questi episodi. Da recenti dati INAIL, i decessi sono passati da 1.528 nel 2001 a 1.017 nel 2021 e gli incidenti hanno subito un’importante diminuzione passando da 1.001.181 nel 2001 a 448.110 nel 2021. Certo, non possiamo dirci “soddisfatti”. Ma il trend è evidente ed è conseguenza non solo di una maggiore attenzione alle norme, ma sicuramente anche di un cambio di mentalità di imprenditori e lavoratori che stanno sempre più prendendo consapevolezza».
«Detto questo, – prosegue – ci sia consentito anche un chiarimento sull’alternanza scuola-lavoro, molto demonizzata in questi giorni. È opportuno ricordare come “l’alternanza” sia un obbligo per tutte le studentesse e gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, licei compresi, introdotto della legge 107 del 2015 (la cosiddetta “La Buona Scuola”). Nelle intenzioni del Governo “un cambiamento culturale per la costruzione di una via italiana al sistema duale, che riprende buone prassi europee, coniugandole con le specificità del tessuto produttivo ed il contesto socio-culturale italiano”. Fedeli alle tradizioni che hanno forgiato le nostre imprese – da quando decenni fa si mandavano “a bottega” i ragazzi per insegnargli un mestiere, ma, allo stesso tempo, con lo sguardo rivolto a un futuro dove risulta imprescindibile un’esperienza aziendale che permetta di applicare concretamente le nozioni apprese attraverso una formazione sempre più specialistica e di alto livello, non possiamo che sposare questa impostazione che, come tutte le cose, se applicata in modo preciso, regolamentato e sicuro non può che portare risultati positivi sia per i giovani (desiderosi di imparare un lavoro), sia per le aziende (che con fiducia e sforzi vogliono investire sulle giovani leve)».
«Perché, – continua ancora Crosetto – e prima di arrivare alle conclusioni vale la pena rammentarlo, non ci si può da un lato “lamentarsi” del problema della disoccupazione (situazione in lieve, lievissimo miglioramento: attualmente ci attestiamo al 9%, tornando ai livelli pre Covid; ma sicuramente non basta) e poi non voler applicare soluzioni e implementare strumenti che davvero possano colmare il gap tra mondo della scuola e mondo del lavoro».
«E dunque, – conclude Crosetto – è evidente, si tratta questo di un tema complesso e composito, sul quale torneremo sicuramente in futuro, già a partire dalle prossime settimane, ma sul quale vorrei appuntare 3 “parole chiave” a conclusione di questi ragionamenti. In primis “formazione”, intesa come necessario e costante aggiornamento su norme, procedure operative, processi organizzativi. In questo ambito voglio ricordare l’assistenza che da sempre come Confartigianato Cuneo forniamo alle nostre imprese con servizi qualificati, consulenze mirate e momenti di approfondimento. Poi, sicuramente “rete”. Impossibile pensare di operare singolarmente senza coinvolgere Organismi di controllo, Istituzioni, altre Organizzazioni. Infine, “responsabilità”, ma anche “condivisione”. Perché per cambiare davvero le cose, dobbiamo essere noi imprenditori i primi a crederci e impegnarci, ma per raggiungere dei risultati concreti c’è bisogno dell’impegno di tutti».