La Giunta comunale di Bra si è espressa in merito al disegno di legge della Regione Piemonte “Allontanamento Zero”, chiedendone il ritiro o la sospensione. L’impianto della proposta, spiegano gli amministratori braidesi, “è fondato su presupposti scientificamente sbagliati, ovvero un eccesso di bambini in tutela; sottovaluta i dati di un contesto sociale sempre più disgregato e non prevede politiche integrate nei vari ambiti che compongono il sistema di welfare e che possono essere alla base del disagio delle famiglie; dimentica che la normativa nazionale già in essere, prevede il divieto di allontanamento per sole ragioni economiche ed è privo di dotazione finanziaria”. Le dichiarazioni dell’assessore regionale proponente, inoltre, contribuiscono ad “alimentare la sfiducia nei servizi sociali, delegittimando nello stesso tempo gli affidi e concorrendo a far diminuire la disponibilità di famiglie affidatarie”.
Secondo gli amministratori braidesi, in Piemonte è sbagliato parlare di allontanamenti facili in numero eccessivo o motivati dalla povertà economica, in presenza peraltro di un sistema di servizi sano e ricco di professionalità di prim’ordine: “Come dimostrano anche i dati, nella nostra regione non c’è un eccesso di minori in tutela, quanto piuttosto una maggiore attenzione alla protezione dei minori. Nella maggior parte dei casi l’allontanamento è l’extrema ratio, come previsto dalla legge 184/83; è consensuale, intrafamiliare o riguarda i minori non accompagnati provenienti da altri Paesi. Le cause più frequenti di allontanamento sono legate a carenze educative, problemi psichiatrici o dipendenze dei genitori, incuria e trascuratezza, e non alla povertà materiale”.
Al 31 dicembre 2021, nell’area dei servizi territoriali braidesi, a fronte di un numero complessivo di 818 minori presi in carico nell’anno 2021 dai servizi, sono 10 i minori che hanno un progetto di residenzialità; altri 30 soggetti hanno un progetto di affidamento residenziale. In questo totale, 15 sono in affidamento intrafamilare (ovvero all’interno della rete parentale naturale) e 15 sono invece in affidamento eterofamiliare (persone che non hanno legami di parentela con la famiglia).
Per tutti gli altri minori sono attivi interventi a supporto della domiciliarità e di prevenzione dell’istituzionalizzazione, quali gli affidamenti diurni, l’educativa territoriale, l’assistenza domiciliare, l’inserimento presso centri aggregativi pomeridiani. Se si considerano i minori in residenzialità e quelli in affidamento eterofamiliare, la percentuale dei minori coinvolti sul totale dei minori seguiti, è del 3%.
Sul territorio piemontese, sono 60.068 i minori presi in cario dai servizi piemontesi (dato al 31.12.2018), dato che restituisce la fotografia di una realtà sociale molto problematica rispetto al passato.
“Se in passato i minori presi in carico dai servizi appartenevano per lo più a nuclei familiari con problemi di povertà culturale e socio-economica, oggi la conflittualità familiare, la fragilità relazionale ed educativa dei genitori e la multiculturalità sono le problematiche emergenti e riguardano diverse classi sociali. C’è un mutamento di contesto che non può essere ignorato nel momento in cui si valuta il numero di allontanamenti. Non è negando la sofferenza che la si elimina e non è liquidando frettolosamente l’alto numero di allontanamenti piemontesi come frutto di inefficienze o peggio di irregolarità che si fa un buon servizio ai minori e alle loro famiglie”.
Sulla base di queste considerazioni e dati alla mano, considerato il prezioso e incisivo lavoro dei servizi territoriali braidesi in azioni di prevenzione e supporto della domiciliarità, il Sindaco e la Giunta di Bra – oltre a chiedere il ritiro o la sospensione del disegno di legge “Allontanamento Zero” – “sollecitano il potenziamento dei servizi a servizio delle famiglie e invitano la Giunta regionale a ripensare in modo organico i vari interventi, prevedendo maggiore integrazione tra i settori educativo, sanitario e sociale, sempre anteponendo la tutela del minore”.
“Auspichiamo anche una dotazione specifica nel bilancio regionale per assumere e formare assistenti sociali, educatori, psicologi e medici, rafforzando i servizi sociali oggi sotto organico, e di potenziare le risorse per la tutela dell’infanzia e per l’accompagnamento delle famiglie in difficoltà – spiegano il sindaco e gli assessori della Città della Zizzola -, oltre che per campagne informative volte a coinvolgere e formare nuove famiglie affidatarie, indispensabili non solo per la prevenzione di gravi situazioni di pregiudizio e malessere che possono portare all’allontanamento, ma anche per rimuovere le cause che l’hanno determinato e favorire il rientro del minore in famiglia”.
(em)