Dopo la Seconda Guerra Mondiale nessun conflitto si era avvicinato tanto all’Europa. Oggi gli effetti dell’onda bellica scatenata dalla Russia sconvolgono non solo l’Ucraina ma un intero continente (e ben oltre). Dalle conseguenze economico-energetiche all’emergenza umanitaria, sono tantissime le questioni che scuotono la quotidianità di chi vive in Occidente. Tra le persone più coinvolte ci sono quelle che hanno forti legami con la principale vittima di questa guerra, l’Ucraina. È il caso di Cristina Suvorina, giornalista ucraina che da tre anni vive in Italia, a Milano. Ospite in diverse trasmissioni televisive di primo piano (tra cui “Zona bianca” e “Diritto e rovescio” su Rete 4), quando si spengono le telecamere è impegnata a sostenere il suo Paese d’origine. Lo fa prima di tutto da giornalista, recuperando e verificando le notizie che provengono dal conflitto, e poi come cittadina ucraina, dando ascolto e supporto concreto ai tanti connazionali che le chiedono un aiuto. La abbiamo intervistata.
Suvorina, ci aiuti a comprendere le cause del conflitto.
«Di recente, l’Ucraina ha dimostrato alla Russia che è possibile scegliere il presidente con elezioni democratiche e ciò a Putin non è piaciuto. Poi, noi ucraini ci siamo sempre battuti per la libertà e, in particolare, per la libertà di parola. In questo senso, ci sentiamo molto diversi dai russi “abituati” agli zar. Dopo il Maidan, le manifestazioni europeiste organizzate in Ucraina tra il 2013 e il 2014, Putin ci ha sempre considerati troppo “pericolosi” e “liberi” per il suo regime».
È un attacco alla democrazia?
«In Russia criticare il presidente o le autorità, anche soltanto sui social, è molto pericoloso. Si rischia l’arresto. Quando si è tentato di costruire “ponti” diplomatici con il Cremlino l’impressione è sempre stata quella di avere i cannoni russi puntati addosso. Sembra che con Putin sia possibile solo un certo tipo di dialogo. E ciò che sta accadendo oggi in Ucraina supera ogni limite di umanità. Putin deve essere fermato».
Il suo Paese resisterà?
«L’Ucraina certamente non si aspettava l’invasione. Tanto è vero che nemmeno i bunker antiaereo erano pronti. Anche perché non avevamo mai minacciato di guerra la Russia. E ora, invece, ci ritroviamo sotto le loro bombe, quando al massimo ci saremmo potuti aspettare dei cyber-attacchi, essendo nel XXI secolo… Putin, però, pensava di raggiungere il suo intento in una settimana, ma l’Ucraina resiste e non si arrenderà».
In Ucraina vivono ancora alcuni suoi famigliari. Come si sono organizzati?
«Mia mamma, mia sorella e mia nipote si trovano a Kiev: faticano a reperire il cibo, ma non vogliono lasciare la loro casa. È parecchio complicato anche trovare i farmaci, compresi quelli più comuni, come la Tachipirina: spesso bisogna fare code di tre o quattro ore, senza avere la certezza di reperire il farmaco necessario e, per di più, con la paura di essere colpiti dai proiettili o dalle bombe. Poi arriva l’ora del coprifuoco e bisogna mettersi al riparo; chi si rifugia nei propri appartamenti deve tenere spenta qualsiasi luce per non diventare un bersaglio. La notte, quindi, è sicuramente il momento più difficile, anche perché spesso gli attacchi dei russi si intensificano. I miei parenti dormono tenendo il borsone di emergenza al braccio, pronti per fuggire…».
Lei come vive la situazione?
«Di notte, mi sveglio ogni ora per controllare il cellulare, ho paura di perdere anche un solo messaggio dei miei famigliari. Scrivo spesso loro: “vi voglio bene”, “mi mancate tanto”, “vorrei riabbracciarvi”».
Da giornalista, invece, come sta affrontando questo difficile momento?
«All’inizio del conflitto, avevo pensato di tornare in Ucraina. Poi, non essendo una militare, ho compreso che la miglior cosa da fare era quella di dare una mano rimanendo in Italia, con il mio lavoro, ma non solo. Da un lato, mi batto per smascherare le tante fake news che sta diffondendo la Russia, dall’altro sono impegnata a raccogliere medicine e cibo da inviare in Ucraina, a fornire informazioni ai profughi e ad aiutarli a inserirsi facendo da traduttrice…».
Cosa pensa dell’Italia dal punto di vista dell’accoglienza e dello spirito solidale?
«Noi ucraini stiamo vivendo una terribile tragedia e voi italiani siete fantastici. Vedo le lacrime anche negli occhi degli uomini: vi ringrazio, e penso di poterlo dire anche a nome di tutto il popolo ucraino, per il supporto che state assicurando alla nostra gente, per aver aperto i vostri cuori nei nostri confronti e, in modo speciale, nei confronti dei nostri bambini che sono rimasti senza genitori e delle nostre giovani mamme».
Il popolo ucraino somiglia a quello italiano? Quali sono le migliori qualità degli ucraini? Alcune stanno emergendo dal contesto della guerra…
«Gli ucraini e le ucraine sono persone forti e coraggiose. Vogliamo sempre imparare qualcosa. Siamo sinceri e alla domanda “come stai?” non rispondiamo “va tutto bene”, se non è effettivamente così. Ora la nostra nazione è molto unita e ognuno cerca di fare la propria parte. Anche i concittadini che vivono all’estero».
Chiudiamo con una domanda più leggera. In diverse dirette ha dichiarato che per poter conoscere a fondo l’Italia dopo essersi trasferita qui l’ha praticamente visitata tutta. È stata anche in provincia di Cuneo?
«Sono stata diverse volte ad Alba e nelle Langhe. Adoro questa zona, è un’eccellenza. Qualche mese prima che scoppiasse la guerra, ho realizzato un servizio proprio sulla ricerca del tartufo bianco. Spero di poter tornare presto, con l’Ucraina indipendente e il mondo in pace…».