Comunità energetiche. Ovvero piccoli paesi, rioni di città, famiglie che si uniscono in un progetto comune per ridurre consumi e costi. Una buona idea che può rappresentare un punto di partenza per una svolta netta, al passo con i tempi. La guerra in Ucraina ha portato drammaticamente in primo piano, tra le altre emergenze, la necessità di rivedere le abitudini e le fonti di approvvigionamento energetico. Le ragioni economiche e politiche vanno di pari passo con quelle ambientali (la famigerata transizione energetica), ma devono trovare un’applicazione immediata. Non importa se i tempi di realizzazione di certi progetti non possono fornire una risposta in tempi brevi, conta di più creare le premesse del cambiamento.
Qualcuno ci ha già pensato, a proposito di comunità energetiche: un anno fa Magliano Alpi ha conquistato un significativo primato nazionale, inaugurando in anticipo la “Comunità Energetica Rinnovabile Energy City Hall”, un’associazione regolarmente registrata all’Agenzia delle Entrate con il Comune in veste di coordinatore e un impianto fotovoltaico da 20 kw messo a disposizione per il miglior utilizzo di energia da parte di scuole, biblioteche, palestre, botteghe e abitazioni. Insomma, a Magliano hanno messo in pratica un sistema di approvvigionamento energetico vantaggioso, nel segno dello sviluppo sostenibile e che procede nel solco dell’agenda 2030. E c’è da sottolineare come proprio un altro paese della provincia di Cuneo, il comune di Rittana, abbia recentemente vinto il bando “Energia Inclusiva” di Fondazione San Paolo e Fondazione Snam. Un’ulteriore conferma della vitalità e dello spirito d’innovazione del territorio rurale, oltre che dell’importanza e del ruolo che i piccoli centri stanno interpretando in questo campo.
È stato il Decreto Milleproroghe del 2020 a recepire la direttiva europea sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili definendo anche il concetto di Comunità energetica rinnovabile (Cer). Oltre a incentivi e sconti in bolletta, ora ci sono i fondi del Pnnr a rappresentare un contributo concreto in questo senso: a disposizione ci sono 2,2 miliardi di euro, con l’obiettivo di realizzare 2000 mw.
Il concetto è forte: le famiglie si uniscono a commercianti, imprenditori e al Comune. Nasce così un’associazione (oppure un consorzio) che decide di costruire piccoli impianti fotovoltaici, oppure una pala di mini eolico. Si utilizzano terreni abbandonati o tetti privati e comunali. La comunità energetica può auto-consumare tutte le volte che i suoi impianti siano in grado di produrre energia. In pratica, le macchine elettriche possono attingere all’energia delle colonnine installate nella comunità, auto-consumando e sfruttando sistemi di stoccaggio per conservare l’energia. Ovviamente ci sono benefici per tutti: ambientali, economici e sociali. E chiunque può farne parte in una sorta di democrazia energetica.
Comunità energetiche
Magliano Alpi ha aperto la strada un anno fa mettendo in pratica un progetto che riunisce il comune, le imprese e le famiglie: pannelli fotovoltaici condivisi con vantaggi ambientali, economici e sociali. a Rittana l’altro esempio virtuoso nel cuneese