Serata densissima di avvenimenti, quella di martedì scorso al ristorante “Miralanghe” di Guarene: per la nuova serata di gala firmata dal Rotary Club Canale-Roero che, con la conduzione del presidente Enrico Conterno, ha offerto spunti e temi di riflessione oltre che emozioni tra le più differenti.
Tra gli elementi fondanti della riunione conviviale: la presenza di Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Crt, giunto qui su invito del leader rotaryano e della socia Giovanna Margiaria.
A lui, a capo di una delle realtà più importanti del settore (il bilancio 2021 dell’ente torinese ha registrato un utile di 89 milioni di euro, oltre che 2 miliardi e 250 milioni di patrimonio gestito), il compito di spiegare il ruolo delle fondazioni di origine bancaria nella società odierna.
«In questi ultimi anni -così ha esordito Quaglia- abbiamo tutti assistito ad una fitta serie di cambiamenti della realtà sociale, economica e politica: e abbiamo perso un po’ di vista l’articolo 2 della Costituzione, che parla della società civile organizzata. Vanno bene le istituzioni, va bene il mercato che è una componente essenziale: ma, al centro, ricordiamoci che ci deve essere la società, il mondo che si aggrega negli ordini professionali, nella cultura, nello sport, nel volontariato. E’ questo che ci tiene vivi: dopo due anni di pandemia, se fossero venuti meno questi aspetti, sarebbe stato molto peggio».
Come si pongono le fondazioni, in questo complessissimo quadro? «Ne sono parte piena: non facendo beneficenza, quanto invece concreto sostegno al territorio, in ogni aspetto, dai beni culturali al welfare, passando per la formazione dei giovani».
E’ chiaro come il Presidente, in questa esperienza, abbia con sé la forza di un lungo vissuto professionale e politico in prima linea: «Le istituzioni elettive dovrebbero essere registe della propria collettività. A volte viene chiesto a noi, alle Fondazioni, di assumere questo ruolo: noi però possiamo fare gli aiuto-registi, collaborare, ma la scelte devono essere fatte da chi è eletto dai cittadini».
Da un pensiero profondo ad un altro, sullo stesso scenario: «Chi governa deve saper ascoltare, ormai ci sono troppi che pensano di avere la verità in tasca. “Ascoltare” significa mettersi in relazione con gli altri, fare comunità: e poi condividere. Mettersi a disposizione, lo credo fermamente, significa in qualche modo saldare il proprio debito con la collettività: perché vanno bene gli interessi, ma occorre soprattutto avere degli ideali».
Un ossimoro come stimolo, per concludere: «Per la nuova ripartenza, occorre “recuperare il futuro”: costruire a partire dalla memoria delle generazioni che ci hanno preceduto».
L’evento di martedì è stato anche occasione per accogliere il nuovo socio Roberto Tomasi: dottore commercialista con sede operativa in Bra, ottimo innesto per il sodalizio roerino, e che ha ricevuto l’ufficialità del rito della “spillatura” dalle mani dello stesso presidente e amico Enrico Conterno.
Presente all’incontro anche il dottor Maurizio Longo, membro del Rotary Club Kyiv Sophia di Kiev, appena rientrato dall’Ucraina con la famiglia.
Con lui, nei mesi scorsi -quando la guerra era ancora lungi dal conclamarsi- il Club aveva avuto un contatto diretto proprio nella capitale dello Stato attualmente sotto l’attacco della Russia: con una delegazione composta dai rotaryani montatesi Gianluca Costa ed Alessandro Giorio, insieme a Giulio Abbate e Andrea Rossano.
Proprio grazie all’amicizia tra Longo e Giorio era stato avviato un progetto a supporto dell’Istituto di neurochirurgia Romodanov di Kiev: tale presidio è pienamente operativo, ora, nonostante le asperità del momento. Un vero segnale di rilievo, oltre gli orrori della guerra.
Paolo Destefanis