«Nei nostri vini c’è la cultura del buon vivere»

La presidente dell’Ente Fiera di Alba Liliana Allena lancia la volata a Vinum: «Tante possibilità per scoprire il territorio e le persone che lo rendono unico»

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Profumi inebrianti, colori e riflessi che vanno dal giallo verdolino al rosso aranciato, leggerezza e voglia di godere di una manifestazione di altissimo livello: i grandi vini del Piemonte tornano protagonisti, nelle colline di Langhe e Roero, per la 44esima edizione di Vinum. L’ap­puntamento per tutti gli enoturisti e i wine lovers è per tre weekend di metà primavera – da sabato 23 a lunedì 25 aprile, sabato 30 aprile e domenica 1° maggio e nel fine settimana del 7 e 8 maggio – nella città di Alba che, scaldando i motori in vista della Global Conference on Wine Tourism, si trasformerà nella più grande enoteca a cielo aperto d’Italia. Saranno oltre 700 le etichette in degustazione, offrendo una panoramica su circa 400 produttori, i cui vini verranno proposti in abbinamento con lo “street food ëd Langa”, valorizzando l’eccellente qualità delle ricette della tradizione riproposte dai Borghi albesi, sotto il cappello della Giostra delle Cento Torri, tornando in piena sicurezza a vivere gradevoli momenti di socialità nel centro storico cittadino.

Ne abbiamo parlato con Li­lia­na Allena, presidente del­l’En­te Fiera di Alba, realtà in prima linea, oltre che per l’organizzazione della Fiera del Tar­tufo, anche per la messa a punto della rassegna primaverile dedicata ai grandi vini del territorio piemontese.

Allena, come descriverebbe Vinum a un turista?

«Proprio ieri (domenica 3 aprile, nda) mi è capitato di parlare di Vinum con dei po­tenziali visitatori e a loro ho detto che partecipare alla no­stra manifestazione significa perdersi nella città, smarrirsi tra le nostre colline, approfittando delle tante opportunità e delle offerte messe a disposizione dal territorio e, nel caso specifico, dall’evento…».

Qualche esempio?
«Penso alle attività di degustazione outdoor, alle esperienze in cantina, alle cene nel Castello di Roddi… Il pubblico avrà, insomma, tantissime opportunità per degustare i nostri vini, per scoprire nuovi produttori, per conoscere chi e cosa c’è dietro ai nostri grandi prodotti, enologici e non solo: in questo emozionante viaggio, infatti, i turisti saranno accompagnati dallo “street food” di Langa, dal cibo delle nostre tradizioni, dai piatti che rimandano alle nostre origini. Tutto ciò cucinato con la maestria di grandi chef a cui si aggiungerà la passione dei volontari dei Borghi cittadini e degli studenti di Alba Accademia Alberghiera».

Quale sarà il filo conduttore?
«Quella che, di fatto, sarà la più grande enoteca a cielo aperto d’Italia metterà al centro, oltre ovviamente ai vini, l’attenzione per l’ambiente, con l’obiettivo di rispondere al meglio alle nuove richieste del pubblico che ricerca con sempre maggiore determinazione l’outdoor e la sostenibilità. A questo proposito, segnalo in particolare, il convegno che sabato 7 maggio verrà organizzato al Palazzo Mostre e Congressi, assieme al Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e Coldiretti Cuneo, proponendo un approfondimento sul progetto “Ecolog”, una rivoluzione della logistica del vino in chiave green».

Che obiettivi vi siete posti?
«Ci aspettiamo che questo sia veramente il primo evento di Alba e del territorio capace di segnare la ripartenza, quella vera, dopo due anni particolarmente pesanti. L’auspicio è che Vinum possa essere un’oc­casione significativa per ri­lanciare l’economia ma anche la fiducia della gente. In sostanza, desideriamo che con Vinum le persone tornino a stare insieme, a condividere. E non è tutto…».

Prego, continui.
«L’obiettivo, nel medio-lungo periodo, è continuare ad accrescere la quantità e la qualità dei nostri visitatori, specie quelli più giovani».

Chiudiamo con una domanda personale. Cosa le trasmette un bicchiere di vino?

«I colori, i profumi, un territorio, ma soprattutto il lavoro delle donne e degli uomini capaci di realizzare un prodotto che, una volta versato in un calice, può trasferire grandi emozioni e raccontare non solo un’eccellenza enologica ma la cultura del buon cibo e del buon vivere».