L’assessore alla Sa­nità della Regio­ne Pie­monte, Luigi Icar­di, è stato ospite nei giorni scorsi del Consiglio Di­rettivo del­l’Associazione Com­­mer­cianti Albesi. Al centro dell’incontro, i temi della sanità, il cui dicastero regionale retto dall’ex sindaco di Santo Stefano Belbo è stato negli ultimi due anni punto cruciale di riferimento nell’ambito della strenua lotta al Covid, compresa la massiccia campagna vaccinale alla quale Aca, assieme al Poliambulatorio San Paolo, ha dato un consistente aiuto raggiungendo nel proprio centro circa 16.000 somministrazioni. Icardi ha riferito dei vari aspetti connessi all’intensa e complessa operatività regionale nella gestione della pandemia, che ha portato a delineare l’attuale situazione di allentamento delle restrizioni pur in un clima di cautela e massima responsabilità nei comportamenti, per impedire nuove ondate di contagio.
L’occasione è stata propizia per affrontare un altro importante tema: la riorganizzazione della sanità territoriale.
Gli eventi dell’ultimo biennio hanno indotto la politica regionale ad attente riflessioni sulle carenze che l’emergenza ha evidenziato, spingendo la nuova configurazione degli assetti: ormai avviato il cammino dell’Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno verso la realizzazione di servizi di eccellenza (grazie anche al costante supporto della Fondazione Ospe­d­ale Alba Bra Onlus), la progettualità riguarda ora i presìdi cittadini e periferici, le cosiddette “case della salute”, presso le quali la cittadinanza potrà trovare servizi sanitari più ordinari e vicini. Mentre tali realtà già esistono e sono in corso di implementazione nei centri principali del territorio, ad Alba resta ancora da realizzare il presidio, nel sito dell’ex ospedale San Lazzaro. Qui, la Regione ha rinunciato a riscuotere dall’Asl Cn2 i proventi della vendita all’asta andata deserta, mentre la Fondazione Crc (in quanto componente della Ream, la Sgr espressione di tutte le fondazioni bancarie piemontesi) ha da tempo dato la disponibilità a finanziare la ristrutturazione.
«È quantomai urgente che il procedimento si sblocchi – sollecita Aca tramite il suo presidente Giuliano Viglione – perché l’area in cui insiste il “San Lazzaro”, svuotato quasi completamente di servizi e personale, rischia di andare incontro a un rapido degrado. Il tessuto commerciale di quella porzione di città aveva già subito le conseguenze negative della chiusura del tribunale, oggi in parte mitigate dal riutilizzo dei locali del Palazzo di Giustizia. La crisi in atto e la pandemia hanno se possibile aggravato la situazione, per cui un recupero edilizio, architettonico e funzionale della porzione urbanistica che fu dell’ospedale potrebbe dare nuovo impulso ad un’area albese molto vasta inserita nel contesto del centro storico. Senza tralasciare, ovviamente, sia le ricadute in termini di prestazioni sanitarie alla popolazione locale, sia la maggiore sicurezza percepita nel momento in cui la zona tornerà ad essere molto frequentata ed anche esteticamente più gradevole».
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