Un sogno comune, declinato in una scuola di danza che consente di rivolgersi a tutti, normodotati e disabili, accogliendoli in un mondo in cui è possibile “andare oltre il proprio corpo”. Questa è la storia di Martina e Virginia Di Carlo, due sorelle torinesi che hanno saputo coronare la loro passione per la danza, trasformandola in qualcosa di concreto: la Special Angels Dance School. La loro è una storia del tutto particolare, nata da percorsi di vita molto diversi. Da un lato c’è Virginia, la sorella maggiore, il cui destino sembrava essere segnato fin dalla nascita. «Per via di una negligenza medica, mi è stata diagnosticata una tetraparesi spastica, che mi avrebbe dovuto condannare per il resto della mia vita alla sedia a rotelle, senza la possibilità di camminare». Dall’altro, la sorella Martina, di quattro anni più giovane e normodotata, nata con un grande talento per la danza, coronato con alcuni importanti risultati a livello nazionale e internazionale nelle danze caraibiche.
La nascita della Scuola. La determinazione di Virginia, però, è andata oltre le sfide imposte dalla vita, come lei stessa racconta: «Per me la danza è passione. Mi permette di vivere una sensazione inspiegabile, aiutandomi ad esprimere con i movimenti tutto ciò che non riuscirei a raccontare a parole, a causa del mio male». Da questo grande amore, che l’ha portata nel tempo non solo a camminare, ma anche a laurearsi più volte campionessa italiana di danza sportiva nella sezione paralimpica, nasce un desiderio. «Il mio percorso, negli anni, non è stato facile – spiega – per cui avevo l’ambizione di aiutare quei bambini e ragazzi che sono nella mia stessa condizione a superare i propri limiti e a realizzare i propri sogni. Volevo e voglio essere per loro quello che le mie insegnanti sono state per me. Così, nel 2019, ho pensato di fondare la Special Angels Dance School, per raggiungere tutti coloro che, disabili e non, vogliano mettersi in gioco e condividano la passione per la danza». Qui, entra in scena Martina: «All’epoca, ero ancora studentessa, quindi nei primi tempi non potevo fare altro che aiutare Virginia. Poi, con il tempo, mi sono accorta che quella poteva essere la mia vita e poteva diventare l’occasione per fondere la mia passione per la danza e la mia voglia di fare qualcosa di utile per gli altri».
Una maestra “speciale”. La scuola, oggi, accoglie molte persone, di età e natura diverse. «Abbiamo allievi di tre anni e anche di sessantacinque, disabili e normodotati – racconta Virginia -. Perlopiù, però, vengono da noi bambini con molteplici esigenze. La complessità sta nel soddisfarle tutte, e non mi riferisco solo alle difficoltà di carattere fisico. Ci sono ragazzi autistici, bambini con limitazioni motorie, ma anche giovani che semplicemente hanno bisogno della danza per rompere il filtro della timidezza e sentirsi più accettati con il loro corpo e le loro imperfezioni». Insomma, un impegno che presenta tante complessità. «Noi, da buone sorelle, discutiamo praticamente ogni giorno, – sorride Martina – ma questo dipende soprattutto dal fatto che io sono molto esigente. Aprire una scuola è un passo importante e ora bisogna impegnarsi». Anche questo è un modo per andare oltre le apparenze: «Per me Virginia è una sorella e basta, non una sorella disabile – continua Martina-. Forse, però, una delle grandi sfide del mondo di oggi è proprio quella di riuscire ad imparare che il tema della disabilità non è qualcosa che va nascosto sotto il tappeto o infarcito di tanta retorica. Ce ne accorgiamo quotidianamente con i bambini: loro vedono la diversità, ma servono alle spalle delle famiglie che sappiano spiegare loro che quella diversità non è un limite o un problema di cui spaventarsi». Le fa eco Virginia: «Rispetto a quando ero bambina, le cose sono già migliorate, ma i passi da fare sono ancora tanti. Io, però, voglio guardare il lato positivo. La cosa più bella è vedere bambine di tre o quattro anni che mi considerano la loro maestra, esattamente come Martina, e che mi chiamano “Maestra speciale”, con affetto e innocenza».
Andare oltre. Martina e Virginia, quindi, portano avanti la loro scuola, raccontando la loro esperienza in giro per l’Italia, come accaduto lo scorso 26 marzo al TEDxCuneo, di cui Rivista IDEA e IDEAWEBTV.IT erano media partner, quando hanno parlato di fronte ad un pubblico attento e curioso. «È stata un’esperienza unica – spiega Martina – Eravamo sedute con le nostre voci registrate che ci descrivevano, eppure, pur non dovendo parlare, ci tremavano le gambe». La storia di Virginia è protagonista di un’autobiografia, uscita il 14 aprile, dal titolo “Voglio essere felice adesso!”. «Avrei sempre voluto raccontarmi, ma non trovavo mai la giusta ispirazione. Poi, grazie all’aiuto di un’amica, non mi sono più fermata, perché ogni volta che scrivevo un aneddoto, anche i più difficili vissuti in questi anni, mi liberavo di un peso». La prefazione è firmata da Giovanni Malagò, presidente del Coni: «Un grande amico, con cui mi sento spesso. Per lui sono come una figlia e questo mi riempie d’orgoglio», conclude Virginia.