Tra le forme di promozione più efficaci vanno annoverati i grandi eventi internazionali, specie quelli sportivi, capaci di trasmettere il valore di eccellenze e peculiarità locali a favore di potenziali turisti altrimenti difficili da raggiungere. Lo sa bene la provincia di Cuneo che, ormai da anni, ha deciso di promuoversi anche puntando sul grande ciclismo. Grande ciclismo che, a maggio, fa rima con Giro d’Italia. Così, in vista dell’arrivo della Corsa Rosa a Cuneo (domani, venerdì 20 maggio), abbiamo interpellato uno dei cronisti di ciclismo più apprezzati in Italia (e non solo): Beppe Conti.
Conti, cosa le evoca l’arrivo del Giro a Cuneo?
«Tanti bei ricordi. Sono molto legato a questo territorio: lo adoro. Penso a tanti amici: Ferruccio Dardanello e suo fratello, il compianto Piero. Penso alla vostra rivista, che leggo ogni settimana con grande piacere. Penso al buon cibo e allo star bene. Cuneo, poi, è una città splendida. Via Roma, ad esempio, dopo essere stata pedonalizzata, è straordinaria».
E a livello ciclistico?
«Dico la “Cuneo-Pinerolo” del Giro 1982: all’epoca, su Tuttosport, curavo la rubrica “Le montagne in moto” e così percorsi quella tappa in sella a una moto: un’esperienza indimenticabile. E pure molto “avventurosa”…».
Perché?
«Perché, proprio come facevano i ciclisti, si poteva (incredibilmente) compiere il percorso senza indossare il casco… Per fortuna, andò tutto bene!».
Un altro ricordo?
«Va oltre il Giro e riguarda il Tour de France. Nel 2008 la Grande Boucle sconfinò in territorio cuneese e propose un arrivo di tappa a Prato Nevoso e la successiva partenza a Cuneo. Ecco, il giorno della partenza dal capoluogo ero in piazza Galimberti assieme gli organizzatori: c’era anche il direttore del Tour, Christian Prudhomme, il quale mi disse: “Questi sono posti bellissimi, vogliamo tornare”. Io però sto ancora aspettando che la promessa venga mantenuta…».
Ci sono possibilità?
«L’organizzatore di eventi ciclistici Elvio Chiatellino ha finora fatto il diavolo a quattro per riportare qui il Tour. E sta insistendo…».
Quando si parla di Tour in provincia di Cuneo non si può non pensare a Lorenzo Tealdi, scomparso di recente.
«Con lui ho sempre avuto un rapporto bellissimo, “infinito”. Siamo sempre stati in sintonia: ci confrontavamo sulle gare, sui ciclisti, sui percorsi. E mi “passava” anche – in gran segreto – indiscrezioni e piccole anticipazioni sulle corse cuneesi. E non è tutto…».
Prego, continui.
«Avevo conosciuto Tealdi in gioventù, quando correvo in bici. Un giorno mi propose di firmare per la sua squadra e di rifiutare l’offerta che mi sarebbe arrivata dalla Rostese…».
Fece così?
«Non proprio, perché alla fine scelsi il Gruppo Sportivo Barbero di Canale… (ride, nda)».
Quindi, in Piemonte “ciclismo” è sinonimo di provincia di Cuneo…
«La Granda è la provincia piemontese più appassionata di ciclismo. Nel Torinese, se non c’è la Juve a pedalare in mezzo al gruppo, il pubblico fatica a scendere in strada. Qui, invece, c’è una passione smisurata».
Ha delle “prove?”
«Tante. Nelle gare ciclistiche che hanno interessato il Cuneese tra il 1990 e il 2005 ho sempre percepito tanto entusiasmo da parte della gente del posto».
Come sarà la tappa “Sanremo-Cuneo”?
«Un’occasione per i cacciatori di tappe, che potranno sferrare l’attacco sul Colle di Nava. Oppure si potrebbe arrivare a ranghi compatti (o quasi) con una volata di gruppo…».
I big?
«Per loro potrebbe essere una giornata relativamente tranquilla in vista di alcune frazioni particolarmente complicate dei giorni successivi. Penso alla “Santena-Torino” di sabato 21».
Si scalerà più volte la Collina di Superga: nella “Milano-Torino” del 2015, su quelle rampe, Diego Rosa vinse la sua prima gara da “prof”.
«Oltre alla lunga fuga calabrese, in solitaria, Diego ha fatto molto bene nella tappa del Blockhaus, riuscendo a indossare la maglia azzurra di miglior scalatore. Sono contento per lui e spero possa regalarci ancora altri acuti da qui alla fine del Giro. Sarebbe bello rivederlo protagonista proprio come quando vinse la “Milano-Torino” o quando sfiorò il Giro di Lombardia…».
Tra gli atleti cuneesi sta brillando anche Matteo Sobrero.
«Nella cronometro ungherese è stato molto bravo. Peccato che questo Giro abbia esagerato con le montagne a discapito delle prove contro il tempo. Era dal 1962 che non c’erano così pochi chilometri a cronometro. Sobrero, in futuro, potrà dire la sua anche in brevi corse a tappe che magari prevedano una frazione a cronometro significativa».
Tra i “girini” c’è pure Jacopo Mosca, osaschese ma nato a Savigliano.
«Mosca è un tipo tenace. Al Giro ha precisi compiti di squadra da assolvere: avrà comunque modo di mettersi in luce».
In generale, il movimento ciclistico piemontese sta riscoprendo gli antichi splendori.
«Finalmente! Questa è la regione dei Campionissimi, ma dopo Zilioli e Balmamion c’era stato il buio totale. Ora si stanno mettendo in luce tanti gioielli. Da Filippo Ganna a Elisa Balsamo ed Elisa Longo Borghini».
E l’arrivo della Corsa Rosa non può che sostenere questo trend…
«Assolutamente. E dopo il Giro per professionisti arriverà nel Cuneese anche la Corsa Rosa Under 23, che salirà sul Fauniera. Tutte iniziative che accrescono l’entusiasmo e la passione per questo sport».
Insomma, un legame, quello tra Granda e ciclismo, da salvaguardare.
«Il Cuneese ha una vocazione per il ciclismo. E non c’è altro sport che sappia promuovere il territorio come il ciclismo: arriva gratis tra la gente, porta i luoghi in giro per il mondo e chiunque lo può praticare. Dunque, la Granda continui a puntare sulle due ruote. È un legame prezioso».