In Fondazione si chiude la mostra dedicata a Giacomo Soffiantino parlando di Leopardi e Arpino

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Chiude oggi, giovedì 30 giugno, alla Fondazione Ferrero di Alba la mostra “Soffiantino. Tra oggetto e indefinito” a cura di Luca Beatrice, Michele Bramante e Adriano Olivieri.
Il finissage della mostra è previsto alle 18: Bruno Quaranta, giornalista e scrittore, dialogherà con il collega Roberto Fiori su “Gli alfabeti di Soffiantino da Leopardi ad Arpino, poeti e scrittori nello studio di un Maestro”.

Il progetto espositivo dedicato al pittore e incisore torinese è stato ideato dai curatori con un ritmo biografico e tematico, con la volontà di narrare in modo esaustivo l’attività ininterrotta dell’artista dagli esordi agli ultimi giorni di vita. Il dialogo “Gli alfabeti di Soffiantino” sarà l’occasione per ripercorrere l’opera dell’artista attraverso gli scrittori a lui più affini: direttamente frequentati (da Giovanni Arpino a Giovanni Testori, che gli commissionò il “Trittico della vita”) dei quali fu appassionato estimatore (da Primo Levi, si pensi al ciclo “Olocausto”, ispirato a “Se questo è un uomo”, a Giacomo Leopardi, che è anche il titolo di un estremo, incompiuto quadro, a Eugenio Montale, a cui si devono gli “Ossi di seppia” apparsi in varie mostre) per arrivare a Francesco Arcangeli, il critico-scrittore degli “ultimi naturalisti”.

Il percorso allestito alla Fon­dazione Ferrero si articola in otto sezioni che ricostruiscono la fi­sionomia artistica di Soffiantino con una selezione di 60 opere. Un percorso in tappe che conduce il visitatore alla scoperta del lavoro dell’artista a partire dagli inizi, caratterizzati da un approccio aniconico-informale nutrito da influenze internazionali, passando poi per la sensibilità “naturalistica” delle opere mature sino agli esiti più recenti degli anni Dieci del Duemila. «La pittura di Soffiantino apre porte e le socchiude. Osserva il reale e lo trasfigura. Offre domande e non dà risposte – spiega Luca Beatrice – mentre l’avanguardia del suo tempo si concentrava sull’uscita dalla pittura, c’era chi continuava a sperimentare soluzioni mai ovvie all’interno del supporto tradizionale. Soffiantino è tra questi: la sua è una generazione di mezzo dell’arte italiana che come tale ha bisogno di periodiche riletture per non risultare schiacciata».