“L’Essere umano davanti a tutto” è il tema su cui si è incentrata la partecipata assemblea del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Cuneo. Una riflessione a tutto tondo, sul valore aggiunto che le persone portano all’impresa, sul concetto di restituzione e sulla responsabilità sociale che le aziende, in un momento complesso come quello attuale, sono chiamate ad assolvere.
Matteo Rossi Sebaste, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Cuneo e a.d. della Golosità dal 1885, ha introdotto i lavori, dopo il saluto del vice sindaco Luca Serale, del presidente di Confindustria Cuneo Mauro Gola e un significativo video tratto dal film di Gabriele Muccino “La ricerca della felicità” in cui il protagonista si riscatta da una situazione di estrema povertà grazie al lavoro. A chiudere l’assemblea, Riccardo di Stefano, presidente nazionale del Gruppo Giovani Imprenditori.
“Le persone sono il petrolio delle nostre imprese, un giacimento da cui estrarre valore, ma a differenza di un pozzo – ha sottolineato il Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Cuneo – sono una fonte inesauribile di valore aggiunto e, sempre a differenza di un pozzo, è evidente che non ci si può limitare ad estrarre e basta”.
Riferendosi all’attualità politica ed economica del Paese, il Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Cuneo ha proseguito: “Il contesto in cui viviamo e le mutazioni sociali con cui ci confrontiamo ci impongono di tenere in considerazione nuove variabili. L’impresa ha da sempre una responsabilità sociale importante, abbiamo toccato con mano come siano le imprese virtuose a segnare il solco dei canoni valoriali della società, oggi ancora di più”.. “Il welfare di territorio, l’economia circolare, l’attenta gestione del passaggio generazionale dei collaboratori, intesa come accompagnamento alla pensione, attenzione al cosiddetto work life balance… sono i valori che la società sempre di più tiene in considerazione. La dimensione umana di un’impresa influisce in modo importante sulla leva economica e contribuisce all’orientamento di un lavoratore verso un posto di lavoro piuttosto che un altro”.
Alla Ted-like conference, ha preso la parola Ambra Michela, presidente del Gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Canavese, ( Emmevi MV S.p.a), che si è soffermata su quanto sia fondamentale “la ricerca dell’equilibrio tra necessità aziendali e benessere dei dipendenti”, con il passaggio dalla visione da “customer oriented” a “employee as client” in cui “il valore alla base di tutto è l’amore che gli imprenditori mettono nel lavoro, il punto da cui partire e da trasmettere a chi collabora con noi per la riuscita dell’impresa”. La giovane imprenditrice ha portato l’esempio dell’organizzazione del lavoro di Olivetti, che comprendeva un’idea di felicità, di libertà e bellezza come modello e stile di vita da condividere con “l’elemento” più importante della fabbrica, i lavoratori.
Silvia Merlo, amministratore delegato di Merlo S.p.A., ha condiviso con la platea un video che racconta l’impresa familiare conosciuta in tutto il mondo “anche se ho già visto questo video, ogni volta mi emoziona, perché quei volti sono le mie persone, le 1600 che hanno fatto grande questo gruppo”. Silvia Merlo ha sottolineato quanto sia importante creare opportunità di crescita professionale e condividere un sogno con i dipendenti, affinché attraverso il lavoro, ognuno abbia la possibilità di accedere all’ascensore sociale. “Ai nostri ragazzi, dare un sogno significa trasmettere la passione di contribuire a fare qualcosa di grande”. “Quale è stato il mio sogno?” “Dare continuità ad una storia imprenditoriale di famiglia e costruire un solido domani per questa azienda e per i suoi collaboratori”.
L’intervento di Gianpiero Santoro, Human Resources Director Parmalat S.p.A. è stato incentrato sul come rendere più attrattivo il posto di lavoro. Una sfida di grande attualità anche per un marchio conosciuto come Parmalat, abituato ad essere scelto ogni giorno dalle famiglie italiane. Dallo smart working, all’adozione di strumenti di flessibilità, “il punto focale è che la persona riconosca il proprio valore nel valore dell’azienda per cui lavora e che provi soddisfazione nello svolgere il suo compito”, a partire dalla responsabilità sociale, in capo all’azienda familiare come ad una multinazionale, cardine fondamentale per essere concretamente più vicino al dipendente, dedicandogli attenzione, tempo e risorse.
Alessandro Borello, Fai Cisl Cuneo, dopo aver ringraziato il Gruppo Giovani Imprenditori per l’attenzione alla relazione sindacale anche nel momento assembleare, ha sottolineato come l’epoca attuale, per quanto complessa, permetta di costruire soluzioni condivise con la parte datoriale e i lavoratori seduti allo stesso tavolo. Un traguardo che sembrava molto difficile da raggiungere e che oggi è realtà. Borello ha introdotto il tema del passaggio generazionale, indicando le soluzioni possibili per trasmettere le competenze e passare il testimone da chi sta per andare in pensione a chi entra nel mondo del lavoro. “Il sindacato oppositivo e vendicativo, credo che sia finito per sempre” “portare a casa accordi win-win significa far bene il proprio lavoro”. Perché, di fronte ad uno scenario geopolitico che potrebbe ancora complicarsi “se nei prossimi anni, la nostra nave Italia navigherà tra onde pericolose, sarà necessario che i componenti dell’equipaggio remino in modo convinto e consapevole nella stessa direzione, per condurre tutti in salvo in un porto sicuro”.
Roberta Bullo, direttore generale Itinere, divisione di Umana, ha parlato di leadership della gentilezza, ancora più necessaria oggi: “Le persone con cui lavoriamo sono diverse dopo la pandemia, le emozioni sono emerse di più in ognuno di noi”. L’accompagnamento nel percorso di crescita e formativo, il benessere organizzativo all’interno dell’azienda, il far sentire parte di una squadra i propri collaboratori è il primo passo. Come andare avanti? “Lavorare sul clima organizzativo, creare ambienti di lavoro non aggressivi in cui regni l’equilibrio con un sistema di comunicazione interna che renda partecipe ogni risorsa, rendendola libera di proporre innovazioni e idee, con uno scambio continuo”. “Per quanto utili, le modalità di lavoro flessibili non devono sostituirsi all’incontro delle persone, che permette una contaminazione positiva e crea un momento fertile, favorevole, familiare: dobbiamo partire da qui e ricordarci sempre che le persone sono fonti di energia e di esperienza, da valorizzare”.
Secondo Marina Puricelli, docente SDA Bocconi le imprese italiane non hanno più dubbi sull’importanza del mettere le persone al centro, ma dopo la pandemia, con una guerra in corso e l’incertezza del contesto politico, il rischio è un altro: “Tra qualche tempo il vero problema sarà quello di reperire le persone. Assistiamo già adesso ad una crisi inedita che investe tutti i settori, abbiamo difficoltà a trovare assistenti e candidati per diversi àmbiti lavorativi”. “Cosa c’è dietro questa crisi? Non si tratta di fattori aziendali o manageriali, ma di mindset della famiglie italiane, che hanno fatto studiare all’estero i figli, sono disposte a mantenerli a oltranza, alla ricerca di un meglio che in realtà non esiste: la piccola impresa familiare old style non attrae le loro aspettative, rispetto alla tipica multinazionale americana”. La soluzione? Smettere di screditare il nostro modello economico tradizionale, insegnare ai giovani che qualsiasi lavoro consente di mettere a frutto i talenti e fare esperienza. “Dobbiamo lavorare sulla mentalità delle famiglie italiane, non è un problema di gestione aziendale”.
Dirompente l’intervento di Don Luca Peyron, Docente teologia Università Cattolica – Humane Technology Lab che ha indagato sugli orizzonti della fragilità umana, che può anche diventare una forza, se siamo disposti a riconoscere i nostri limiti dando il giusto peso alle cose e alle persone, “quanto siamo fragili, ce lo ha dimostrato un virus”, con la tecnologia possiamo sopravvivere, senza però ingannare noi stessi sul nostro essere invincibili, perché non lo siamo. “Rispetto, inclusione sono termini molto utilizzati, ma questa sera parliamo di comunione, cooperazione, coordinamento, alleanza, perché i risultati sul lavoro e nella vita si portano a casa lavorando insieme”. “Smettiamo di di ingannare noi stessi, convinti che possiamo fare sempre tutto da soli”.
A trarre le conclusioni, il presidente nazionale dei Giovani Imprenditori, Riccardo di Stefano: “Tenevo in particolare ad essere a Cuneo perché il tema del capitale umano è per me particolarmente significativo e perché Cuneo si sta distinguendo su questo tema, tra le altre territoriali, anche nel panorama nazionale”. “E’ fondamentale accelerare la crescita del nostro Paese. Soltanto attraverso il capitale umano dei giovani e la formazione, noi faremo la differenza” Riferendosi ai fondi del PNRR, Di Stefano ha proseguito: “Per la prima volta abbiamo a disposizione, grazie all’Europa, fondi destinati a creare sostenibilità e resilienza per il futuro dei risultati di ogni paese. Molti di questi potranno essere destinati proprio alla formazione, a rifare le infrastrutture, le scuole, le apparecchiature. Un’occasione unica che non possiamo perdere, ma dobbiamo fare anche la nostra parte e farci trovare nella condizione in cui quello che già oggi può fare lo Stato, faccia lo Stato ma poi i privati concorrano. Queste risorse rappresenteranno davvero il volano finale per l’accelerazione. Noi Giovani Imprenditori lo abbiamo tante volte ribadito: abbiamo bisogno di giovani, abbiamo bisogno del capitale umano, abbiamo bisogno di giovani che in futuro possano assumere una leadership”.
Che il capitale umano sia il cuore di ogni impresa, specialmente quando si parla di giovani e di futuro, per il Gruppo Giovani Imprenditori di Cuneo è realtà.
cs