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«Il bomber del Bra è arrivato in alto una festa per lui»

Mauro Briano e l’ascesa di Diagne ora con Pirlo: «Vorrei riportarlo qui per un saluto»

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Mbaye Diagne, bom­ber senegalese classe ‘91. Partito dal bas­so e, ora, giocatore di prestigio nel calcio europeo. Con i suoi 23 gol, trascinò il Bra nell’ex C2 nel 2012/2013 (dalla D). Recentemente è stato acquistato dal Karagümrük (Serie A in Turchia). Ne parliamo con il suo ex compagno di squadra Mauro Briano allora capitano del Bra, ex professionista (‘75) con 2 presenze in A e 168 in B, oggi responsabile tecnico delle giovanili giallorosse braidesi.

Il suo primo ricordo che ha di Diagne nel Bra qual è?
«Dalla tribuna, avevo assistito ad una partita di prova organizzata a Bra dall’ex mister Fa­brizio Daidola e dall’ex direttore sportivo Marco Rizzieri, per valutare alcuni nuovi giocatori per la Serie D. Tra questi, c’era Mbaye Diagne. Vidi questo ragazzone. La rosa era completa e lui rappresentava un’occasione (militava nel Brandizzo, Prima categoria ndr). La società decise di tesserarlo e fu aggregato alla nostra prima squadra. L’impatto non fu difficile, ma era un diamante grezzo. Do­veva affinare le sue qualità. Era istintivo, si dimenticava a casa la borsa e qualche volta arrivava in ritardo. Ma ha capito cosa serviva e si è imposto con il lavoro negli allenamenti. Que­sta è una favola del calcio. Complice un infortunio occorso a Marco Dalla Costa, lui tro­vò una maglia da titolare e da lì fu l’inizio del suo successo e di quello del Bra. Lo chiamavamo Mario, perché ricordava Mario Balotelli. La sua fortuna è stata quella di trovare un Bra forte e insieme abbiamo fatto grandi cose. E anche la fortuna del Bra. Lui era capace a risolvere le situazioni ed è la caratteristica più importante di chi possiede un talento. Si è poi imposto a livelli più alti e, soprattutto, con i gol. Così come a Bra».

Lei era capitano. Cosa gli di­ceva da compagno di squadra?
«Parlavamo tantissimo, anche fuori dal campo. Veniva a casa mia. Abbiamo organizzato e vissuto dei momenti felici e divertenti, insieme. Aveva una grandissima qualità nel leggere le situazioni, aveva il fiuto del gol, tantissima fame. Grande determinazione e voglia di migliorare. Il suo percorso è bellissimo. Meritato ampiamente. Un ragazzo sveglio, fur­bo, risolutore».

Quella vittoria della serie D nel 2012/2013 e l’approdo nei professionisti fu una pagina di storia per la città di Bra e per il club.
«La vittoria di quel campionato, legata alla storia di Mbaye, è la storia del Bra calcio. Il film, la storia da raccontare. L’anno successivo, lui fu acquistato dalla Juventus. Quante società possono raccontare una cosa simile? Siamo sempre in contatto, spero presto di farlo venire a Bra come ospite, ci lavorerò e sarà un momento di festa. Lui andò in ritiro con la prima squadra della Juve. Diagne fa parte della storia del Bra, i suoi gol e quella cavalcata pazzesca».

Il momento chiave nel Bra?
«Il gol a Chieri (21 aprile 2013, Chieri-Bra 1-2). In una partita complicatissima e sotto la pioggia, trovò il colpo del campione. Fu costanza, più che l’episodio singolo. Ha fatto gol in tutti i modi, dalla gara semplice al banco di prova più duro. Ha dato un valore incredibile a se stesso e a tutto il resto».

Si aspettava una sua carriera simile?
«All’inizio, ammetto che non me l’aspettavo. Fece fatica nel primo mese con noi. Dopo cambiò marcia. Telefonai a un noto direttore sportivo di serie A. Vennero a visionarlo e poi sappiamo com’è andato il suo trampolino di lancio. A metà di quella stagione, capii che avevamo un giocatore forte come compagno di squadra».

La sua storia recente dice Karagümrük.
«Lui è un calciatore di altissimo livello, ha già calpestato l’erba dei migliori stadi europei. Con l’esperienza al Galatasaray ha preso popolarità e seguito in Turchia, poi gli attaccanti hanno sempre fascino. Ap­proda in un top club turco, allenato da Andrea Pirlo. Saprà far bene come sempre. Poi non dimentichiamoci che ha un peso importante anche con il Senegal».

Parliamo di lei. Il suo ritorno nel Bra come responsabile tecnico del settore giovanile.
«Grande soddisfazione. Mi aspetta tanto lavoro e ci tengo a fare le cose in un certo modo. Ci siamo dati degli obiettivi con il presidente. Mettiamo competenze specifiche dentro le nostre giovanili. Compe­tenze professionali, dentro un’organizzazione professionistica, in un clima gioviale e con voglia di divertirsi. Vogliamo essere un riferimento per la città e per il territorio, provinciale e regionale».

BaNNER
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