L’indagine congiunturale di previsione per la provincia di Cuneo relativa al terzo trimestre 2022 restituisce risultati che sono, nel complesso, ancora favorevoli. «La tenuta degli indicatori strutturali che emerge dal lavoro di analisi portato avanti dal nostro Centro Studi – commenta il presidente di Confindustria Cuneo Mauro Gola – rassicura sulla capacità di reazione delle imprese cuneesi anche a fronte di una situazione geopolitica ed economica di eccezionale aleatorietà. Un’incertezza che ha origine da un insieme di fattori concomitanti, a partire dalla guerra in Ucraina, con tutti gli annessi legati alla fornitura di gas da parte della Russia, alle nuove ondate del Covid-19, passando per l’inflazione in forte crescita e la conseguente attuazione di politiche monetarie più restrittive».
Nel contesto globale, la tendenza è di un generalizzato rallentamento della crescita economica. Nell’Area Euro le prospettive di crescita sono deboli, nonostante i risultati del primo trimestre 2022 siano stati migliori del previsto. Il Pil nel 2022 crescerà del 2,6%. I dati suggeriscono, tuttavia, una contrazione ciclica nel terzo trimestre del 2022, con aumenti dei prezzi che si estendono a tutti i settori.
Per quanto riguarda l’Italia nel primo trimestre investimenti strumentali ed esportazioni sono cresciuti rispetto alla fine del 2021 e ad essi si è sommata una ulteriore forte espansione del settore delle costruzioni, che prosegue la sua fase di boom trainata dagli incentivi. La spesa delle famiglie, invece, è scesa, riflettendo sia un clima di incertezza gravato da Omicron e guerra, sia un aumento dei prezzi superiore alle attese.
L’inflazione ha raggiunto l’8% a giugno in Italia e l’8,6% nell’Area Euro, livelli che non si osservavano dagli anni Ottanta. Da un lato si registra la crescita nelle costruzioni che sostiene anche una parte dell’industria (metallurgia, ceramica, legno e arredo, ecc.), la ripresa del turismo e il bisogno delle persone di tornare alla vita sociale di prima, che sostengono i servizi e la corrispondente filiera manifatturiera (alimentari, abbigliamento, ecc.).
Dall’altro lato, salgono i prezzi, in primis quelli dell’energia, i cui effetti sono solo in parte calmierati dagli interventi del governo attraverso il Decreto Aiuti, ma anche di alimentari e servizi. Nel complesso, queste spinte di segno opposto porteranno a una brusca frenata nel percorso di assestamento post-pandemia. Dall’anno prossimo la ripresa potrebbe ripartire, anche se il trascinamento negativo dal 2022 taglierà la crescita media del 2023 all’1,9%. Una ripresa che sarà trainata dagli investimenti finanziati dal Pnrr e dal recupero della propensione al consumo.
«Le proiezioni contenute nella nota congiunturale – precisa il direttore generale di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio – sono state elaborate prima che Mario Draghi si dimettesse, circostanza che contribuisce ad aumentare ulteriormente l’incertezza e che, inevitabilmente, influenza le prospettive di crescita nel breve-medio periodo. Nei prossimi mesi l’Italia è chiamata a portare avanti le riforme necessarie per accedere all’ulteriore tranche di finanziamento del Pnrr e, entro fine anno, ad approvare la nuova legge di bilancio: due obiettivi che incideranno sull’andamento del quadro economico italiano».
L’indagine congiunturale realizzata a giugno dalle territoriali piemontesi del Sistema Confindustria ha raccolto le valutazioni delle imprese a poco più di tre mesi dall’invasione russa in Ucraina, in concomitanza con l’escalation dell’inflazione e dei prezzi dell’energia.
«Il peggioramento del quadro economico complessivo trova, per ora, debole riscontro nelle aspettative delle imprese piemontesi – spiega Elena Angaramo, responsabile del Centro Studi Confindustria Cuneo –. Gli indicatori, infatti, non si discostano in misura apprezzabile dai livelli di giugno e marzo. Questo riguarda sia gli indicatori anticipatori (previsioni a breve su produzione, ordini e occupazione) che quelli a consuntivo (tasso utilizzo impianti, investimenti, ritardi incassi, Cig). Conflitto, inflazione e rincari non hanno ancora avuto impatto sulle prospettive a breve termine di produzione e ordini in un momento in cui l’economia italiana ed europea erano in buona accelerazione».
A livello territoriale le circa 300 imprese associate a Confindustria Cuneo che hanno preso parte all’indagine di previsione per il terzo trimestre 2022 esprimono valutazioni in linea con quelle medie regionali, sebbene per alcuni indicatori si rilevino differenze dovute alle specificità del tessuto economico.
Nel manifatturiero il 23,2% delle imprese indica un aumento della produzione, contro il 13,1% che si attende un calo. Il saldo scende di 1,4 punti rispetto a marzo e raggiunge il 10,1%, in linea con il dato medio piemontese. Scende in misura più consistente il saldo sugli ordinativi che si attesta al 2,4%. Al contrario, si consolidano ulteriormente le attese sull’occupazione (16,1%) e tornano positive quelle sull’export (5,3%). La tenuta degli indicatori strutturali che emerge dall’indagine rassicura sulla capacità di reazione delle imprese cuneesi anche a fronte di una situazione geopolitica ed economica di eccezionale aleatorietà. Il tasso di utilizzo degli impianti rimane saldamente su livelli elevati, mentre si riduce al di sotto della soglia fisiologica il ricorso alla Cig.
Qualche lieve segnale di decelerazione proviene dagli investimenti. Nei servizi la fiducia risale, forte soprattutto del buon andamento del terziario innovativo e della ripresa dei servizi turistici e del commercio-ristorazione. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari all’11%, mentre quello relativo agli ordinativi e all’occupazione sale rispettivamente a 13,2% e 18,7%. Tornano a salire le prospettive di investimento a fronte di un tasso di utilizzo delle risorse stabilmente al di sopra dell’80%.
c.s.