In Piemonte la produzione di frutta fresca vanta numeri importanti, con 8.000 aziende e oltre 18.000 ettari coltivati dei quali 3.000 con il metodo biologico. Ma ancora più significativo è l’impatto del settore in provincia di Cuneo, che rappresenta il 60% di quello regionale. Concentrato, in particolare, nel Saluzzese. Al momento è terminata la raccolta dei mirtilli, delle fragole, delle ciliegie e delle albicocche, mentre è in corso d’opera quella delle more, dei lamponi e delle pesche nettarine. In questi giorni si sta avviando la campagna delle pere e per le mele bisogna attendere intorno al 20 di agosto.
Come sta andando la stagione produttiva 2022? Ne abbiamo parlato con Maurizio Ribotta: responsabile provinciale Cia Cuneo dell’assistenza tecnica in campo. “Quest’anno – dice Ribotta – la qualità di ogni prodotto è ottima, sia a livello gustativo che estetico. Tutto ciò grazie all’enorme sforzo economico compiuto dagli agricoltori per mantenerla elevata, pur dovendo affrontare la siccità e l’aumento delle temperature con i maggiori costi dell’energia necessaria a irrigare. Dal punto di vista dei mercati abbiamo informazioni poco incoraggianti per la frutta di giugno, che potrebbe non avere una remunerazione adeguata rispetto alle spese sostenute per coltivarla e raccoglierla. Di conseguenza c’è preoccupazione per quanto, poi, verrà liquidato ai produttori”.
Le pesche nettarine? “Su questo fronte il mercato sembra partito bene e i prezzi sono interessanti. Nell’ultima settimana c’è stato un rallentamento nelle vendite, ma non possiamo ancora fare una valutazione complessiva”.
A livello di pere? “Le prime quotazioni che sono arrivate, soprattutto della Williams, non sono così promettenti. Però, anche in questo caso, ogni giudizio è prematuro”.
Per quanto riguarda le mele? “Sulle mele c’è maggiore preoccupazione, perché le quantità che verranno immesse sui mercati sono enormi. Abbiamo la concorrenza in particolare di Polonia e Romania che, dagli ultimi dati, hanno coltivazioni rispettivamente per 159 mila e 60 mila ettari: quest’ultima, una superficie occupata simile a quella dell’Italia. Anche loro andranno a vendere sugli stessi mercati del nostro Paese, per cui avremo un surplus di offerta rispetto alla domanda. Con l’inevitabile difficoltà per i nostri produttori di esportare e ottenere un prezzo adeguato”.
I problemi della manodopera
Spiega Ribotta: “Nel mese di giugno siamo partiti con molta fatica. Poi – e parlo delle aziende associate alla Cia – la situazione si è stabilizzata e non ho segnalazioni di particolari problematiche. Le aziende della nostra organizzazione agricola sono riuscite nel tempo a costruire un buon rapporto con i dipendenti anche stagionali e, di conseguenza, hanno avuto meno difficoltà di altre. La prova del nove sarà con la raccolta delle mele i cui quantitativi sono decisamente elevati rispetto ad altri tipi di frutta. Si spera di non andare in affanno”.
Il costo della manodopera incide fortemente sul bilancio di un’azienda? “Certamente. Continua ad essere forse il problema principale che gli agricoltori devono affrontare. Ma è una difficoltà di tutti i settori produttivi. Su questo aspetto è la voce di spesa capace di mettere a rischio la tenuta economica futura di molte imprese”.
Cosa chiedere alle Istituzioni
Ribotta: “Dovrebbero aprire un confronto sul costo del lavoro e sull’organizzazione della catena del valore lungo l’intera filiera produttiva. E per quanto riguarda l’agricoltura in generale servirebbero dei ragionamenti sui tavoli per discutere l’applicazione della nuova Politica Agricola Comune e degli aiuti in generale. In particolare su come distribuire gli stessi aiuti in maniera funzionale e finalizzati allo sviluppo e alla competitività delle aziende”.
c.s.