Il 2018 è l’anno nazionale del Cibo Italiano: “Un’occasione anche per la provincia di Cuneo” | Il viceministro Olivero: “Abbiamo una ricchezza agroalimentare unica al mondo”

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Il 2016 è stato l’Anno Nazionale dei Cammini, il 2017 l’Anno dei Borghi, il 2018 è dedicato al Cibo Italiano.

Lo hanno deciso il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e quello dei Beni Culturali e del Turismo. Per quale motivo? Perché mettere insieme le tante produzioni agroalimentari di qualità e le incantevoli meraviglie artistiche e paesaggistiche del territorio, costituisce la migliore vetrina con cui il nostro Paese può presentarsi al palato e agli occhi del mondo. Infatti, il cibo e le diverse espressioni dell’arte raccontano la storia delle nostre terre e delle comunità che le abitano e rappresentano un patrimonio immenso di eccellenze. Sono la nostra forza e il nostro orgoglio.

 

L’obiettivo è di puntare sulla valorizzazione dei riconoscimenti Unesco legati all’agroalimentare: per il Piemonte e la provincia di Cuneo, i paesaggi di Langhe, Roero e Monferrato. Ma non solo, in quanto ogni area regionale e della “Granda” costituisce una miniera di preziosi giacimenti tipici. Allo stesso modo si intende avviare un programma di iniziative per far conoscere, anche a livello turistico, i paesaggi rurali storici, e promuovere i percorsi di filiera della produzioni. Con un focus specifico riservato a contrastare gli sprechi alimentari. Una scelta saggia per portare alla ribalta e incentivare il recupero dei cibi altrimenti buttati e la donazione delle eccedenze: percorsi previsti dalla Legge approvata dal Parlamento nell’agosto 2016.

 

Abbiamo una ricchezza agroalimentare unica al mondo – afferma il viceministro delle Politiche, Agricole e Alimentari, Andrea Olivero – che, grazie all’Anno del Cibo, potrà essere valorizzata ancora di più. Dopo la straordinaria esperienza di Expo, nel 2018 quel nostro patrimonio italiano torna a essere protagonista della scena mondiale e in modo diffuso in tutti i territori della Penisola. Una scelta per niente banale, perché significa ancora una volta promuovere la qualità e la sicurezza delle produzioni in grado di rendere incomparabili le nostre eccellenze”.

 

Cosa vuol dire l’iniziativa nel concreto? “Significa accendere le luci della ribalta sul lavoro di migliaia di agricoltori, allevatori, artigiani e produttori del settore. Coinvolgendoli e avviando il nuovo percorso dei distretti del cibo. Il mondo richiede il Made in Italy. Ce lo dimostrano i dati dell’export in continua crescita che, nel 2017, hanno raggiunto la cifra record di 40 miliardi di euro. Il nostro Paese deve promuoversi all’estero in modo integrato e intelligente. Far risaltare il profondo legame tra cibo, arte, paesaggio, cultura e identità è di sicuro uno strumento molto efficace per raggiungere l’obiettivo”.

 

In questo percorso, quale può essere il ruolo della provincia di Cuneo? “Nel 2018, la “Granda” può giocare un ruolo centrale nel nostro Paese. Infatti, il nostro territorio ha ormai da molti anni scoperto lo straordinario valore del cibo come testimonial di natura, storia, tradizioni. Ogni zona della provincia ha produzioni caratteristiche e tradizioni culinarie di grande valore. A dimostrarlo sono i livelli altissimi raggiunti dalla ristorazione, i numerosi chef stellati, il gran numero di eccellenze a indicazione geografica che rendono possibile associare immediatamente la loro qualità all’area in cui le stesse vengono prodotte. Oggi non si vende un cibo, ma l’emozione di un cibo legato a ciò che evoca: cioè la grandezza di un territorio come quello della provincia di Cuneo e la sua cultura alimentare e del vivere bene”.