Tre persone paralizzate sono tornate a camminare, nuotare e pedalare grazie a elettrodi impiantati nel midollo spinale. È questo il risultato di uno studio che annovera tra gli autori anche Silvestro Micera, docente dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. La ricerca era stata presentata nel 2019 alla Fondazione Ferrero, ad Alba, suscitando grande interesse.
L’idea, alla base dello studio, è rianimare il midollo spinale che è ancora funzionante sotto la lesione. L’innovazione principale della ricerca è la possibilità di personalizzare la stimolazione elettrica del midollo spinale. In questa maniera i pazienti riescono a sviluppare più capacità motoria.
Lo studio, coordinato dall’Epfl di Losanna dagli scienziati svizzeri Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch, ha sviluppato un dispositivo formato da elettrodi innestati nel midollo spinale che inviano ai muscoli paralizzati dei pazienti gli stimoli elettrici generati esternamente da un computer che può essere controllato senza difficoltà. Sono infatti i pazienti stessi, attraverso un tablet, a selezionare il tipo di movimento che vogliono fare, consentendo l’invio di stimoli elettrici che attivano la contrazione dei muscoli in forma coordinata. I tre pazienti hanno sperimentato il dispositivo e, in un appena un giorno di test, sono stati in grado di riprendere a camminare e di controllare movimenti complessi. Il prossimo passo è allargare la sperimentazione a più pazienti e cercare di capire su quali lesioni si potrà intervenire. «Ulteriori ricerche su come questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per altri tipi di condizioni neurologiche, come il morbo di Parkinson, dovrebbero essere pubblicate a breve», ha intanto annunciato Gregoire Courtine dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, che ha co-diretto lo studio ed è pioniere in questo genere di ricerche.
Tra i pazienti che hanno potuto usufruire per primi di questa tecnica c’è anche un torinese, Michel Roccati. Nel 2017 un incidente in moto gli aveva provocato una lesione della colonna vertebrale. «I primi passi sono stati qualcosa di incredibile, un sogno che si avverava – ha spiegato – ora sono in grado di salire e scendere le scale e ho come obiettivo, entro pochi mesi, di riuscire a camminare per almeno un chilometro. Mi ero spezzato la schiena in più parti: a causa di un animale che attraversava la strada, sono caduto dalla moto. Non camminavo più e non sentivo le gambe, ma ero consapevole che non sarebbe stato per sempre. Una volta un medico mi chiese: ancora non ti sei rassegnato? Io non mi sono mai rassegnato e ho insistito per essere inserito tra i volontari che partecipavano alla sperimentazione».
L’incontro della vita è stato tre anni fa, quando il ragazzo paralizzato ha partecipato a un convegno e conosciuto il professore Courtine a cui ha raccontato la sua storia. Michel in quell’occasione gli ha spiegato che non aveva mai smesso di allenarsi per cercare di preservare la massa muscolare. «Gli ho detto che non mi davo per vinto ma all’inizio non mi hanno preso per la gravità della mia lesione, troppo grave. Io ho insistito» ricorda. Ad agosto dell’anno scorso si è sottoposto a un intervento chirurgico in cui gli sono stati impiantati degli elettrodi nella colonna vertebrale e un dispositivo nell’addome che raccoglie i dati in arrivo da un tablet. Finita la convalescenza post-operatoria Michel è andato nei laboratori Epfl, «dopo appena un giorno di addestramento ho mosso i primi passi e poco dopo camminavo», spiega con un po’ di emozione.
È necessaria una formazione approfondita per acquisire familiarità con l’utilizzo del sistema, ma i pazienti selezionano l’attività desiderata su un dispositivo simile a un tablet che invia un messaggio a un altro device simile a un pacemaker. Si può fare.