Cia Cuneo, le riflessioni sul biologico: “Contribuisce alla sostenibilità e alla tutela del consumatore”

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Un paniere di prodotti biologici (immagine scaricata dal sito della Cia nazionale)

Cia Cuneo, le riflessioni del presidente e del responsabile dell’assistenza tecnica in campo, Claudio Conterno e Maurizio Ribotta: “Il settore contribuisce alla sostenibilità ambientale e alla tutela del consumatore”

Il biologico sta crescendo, negli ultimi cinque anni più 40% di aziende e di superfici coltivate

I dati forniti dagli studi della Cia nazionale dicono che, attualmente, in Italia la superficie coltivata con il metodo biologico copre 2 milioni di ettari: il 16% dei terreni agricoli totali, contro il 10% di Spagna e Germania, il 9% della Francia e l’8% della media dell’Unione Europea. Sempre in Italia gli operatori sono 80.000. Il mercato del bio nel nostro Paese ha raggiunto quasi i 5 miliardi di euro. L’export vale il 6% delle complessive esportazioni agroalimentari: una percentuale che ci pone al secondo posto nel mondo dopo gli Stati Uniti. Ma l’Italia del biologico sta crescendo a ritmi importanti: negli ultimi cinque anni le superfici e le imprese del settore sono aumentate del 40%. Per cui è concreta la possibilità di arrivare a 3 milioni di ettari coltivati con il metodo entro il 2030, centrando l’obiettivo indicato dalla Ue di destinare al bio il 25% della superficie agricola totale. In provincia di Cuneo gli ettari biologici si attestano a quota oltre 16.000, gestiti da più di 1.000 aziende.

Cosa serve per il futuro del bio

Dice Maurizio Ribotta, responsabile provinciale Cia Cuneo dell’assistenza tecnica in campo: “E’ necessario un programma che tuteli il biologico dalla crisi economica, nei campi e sugli scaffali. La politica che verrà deve fare la sua parte. Assegnando le necessarie risorse per puntare su ricerca e innovazione e in favore di uno sviluppo integrato del settore attraverso il coinvolgimento delle istituzioni, delle associazioni del comparto e, soprattutto, delle aziende agricole sull’intero territorio”.

Ma non solo. “Serve un patto con il consumatore per ripartire il giusto valore lungo tutta la filiera. Però, bisogna anche accogliere un’altra sfida: più coraggiosa. Costruire, cioè, una grande campagna che tuteli il biologico dall’impasse inflazionistica e ne faccia il motore della sostenibilità ambientale”.

Cosa significa coltivare biologico

Dice il presidente provinciale di Cia Cuneo, Claudio Conterno, titolare, con Guido Fantino, di un’importante azienda vitivinicola biologica a Monforte d’Alba: “Coltivare bio è una mentalità, che deve far parte del modo di lavorare dell’agricoltore. Infatti, prima di guardare al mercato e alle prospettive di vendita deve applicare il metodo per se stesso. Perché è lui che si occupa tutti i giorni dei suoi terreni. Poi, sullo stesso piano, vengono l’ambiente e il consumatore. Però, se questa filosofia non fa parte del modo di agire dell’agricoltore è meglio che continui con l’agricoltura convenzionale, in cui, fino a quando si potrà, è ancora permesso di coltivare come si vuole, o con l’integrata, attraverso la quale si pratica quanto è consentito da un Regolamento regionale e nazionale”.