Non si può far finta di niente: il vuoto che ha lasciato Francesco Foglino è enorme. Cresciuto ad Alba nel segno dell’altruismo e della solidarietà, seguendo l’esempio del papà Franco, ex assessore comunale, e della mamma Annamaria, “Checco” aveva deciso di dedicarsi completamente agli altri e così, ormai più di venti anni fa, si era trasferito in Bolivia. Lì, in uno dei quartieri più poveri di La Paz, la capitale, aveva fondato Apea (Acción por una Educación Activa), un’associazione senza fini di lucro che, attraverso lo sport e, soprattutto, il calcio, strappa i bambini dalla strada, dalle violenze e dai maltrattamenti. Una realtà che Francesco seguiva con passione, sacrificio e tanta professionalità.
Lo scorso giugno, un malore improvviso ha interrotto in maniera terribile questa splendida storia di generosità, strappando per sempre Francesco ai suoi ragazzi boliviani, ai suoi amici e a tutti i suoi cari, a partire dalla moglie Maya e dai loro due figli, Enea e Leonardo, dai genitori, dal fratello Paolo e dalla sorella Chiara.
Ma questa storia non finirà. Maya, che collaborava con Francesco in Apea, vuole portare avanti il progetto di cooperazione sociale. E poi ci sono le energie albesi pronte ad alimentarlo. Lo testimonia l’evento che si è svolto al Centro Sportivo Saglietti di Mussotto – messo a disposizione dall’Area Calcio -, dove sono state organizzate una partita “alla baraonda”, con la presenza anche di tutti gli ex compagni di squadra, e una cena proprio per raccogliere fondi da destinare alla realtà attiva in Sud America. Anima dell’appuntamento – a cui hanno partecipato più di 150 persone – gli amici storici di Francesco: un gruppo di persone che da tempo sostiene la missione boliviana condividendone spirito e princìpi. E finora lo ha fatto portando il nome di un altro albese che ha scelto il calcio per fare del bene. Anche lui, per un destino beffardo, stroncato da un malore a 54 anni. Parliamo di Pierluigi “Pier” Naso, storico allenatore e dirigente del Gs Europa ricordato per il suo tanto semplice quanto straordinario modo di interpretare il calcio. Ossia: lo sport è una splendida occasione per fare movimento ma anche, e soprattutto, una fantastica opportunità grazie alla quale i giovani possono crescere, formarsi, imparare il rispetto delle regole, vivere come un gruppo. Insomma, il calcio e lo sport come autentica scuola di vita.
È questa la filosofia che Pierluigi Naso ha trasmesso, negli anni del Gs Europa, a Francesco Foglino. È questa la stessa filosofia che Francesco Foglino, a sua volta, ha trasmesso ai suoi ragazzi. Ed è la stessa filosofia che ora guida gli “Amici di Pier e Checco” nelle loro iniziative. Ora vorrebbero strutturarsi ulteriormente e diventare un’associazione vera e propria: «Dopo la serata riuscitissima al Mussotto, per cui ringraziamo tutti i presenti e in modo particolare l’Area Calcio del presidente Luciano Cane e del vice Gianni Mercorella, abbiamo avviato con il Csv un percorso propedeutico al riconoscimento formale del nostro sodalizio – spiega Stefano Salomone, storico presidente del Gs Europa e uno dei fondatori degli “Amici di Pier e Checco” -. Sostenevamo da sempre Francesco e i suoi progetti; la sua improvvisa scomparsa ha creato una ferita profonda. Per questo, d’ora in avanti, cercheremo di impegnarci ancora di più per diffondere il suo messaggio e quello di “Pier”: il calcio è una scuola di vita, per davvero». «Lo sport è attività fisica ma anche e soprattutto aggregazione e opportunità di crescita sia a livello educativo sia dal punto di vista della prevenzione. L’idea che cerchiamo di condividere è quella di far svolgere ai ragazzi l’attività calcistica nella maniera più professionale e seria possibile, senza però perdere di vista alcuni valori sociali che riteniamo fondamentali». Un’attività preziosa per i bambini della Bolivia, ma non solo. «Abbiamo una duplice priorità – ha aggiunto Salomone -, ovvero sostenere l’associazione di Francesco e Maya (e per questo vorremmo che il nostro sodalizio si chiamasse “Apea Italia-Gli amici di Pier e Checco”) e sensibilizzare il territorio perché anche i giovani albesi, seppure il nostro contesto sia decisamente più fortunato rispetto a quello boliviano, necessitano di vivere lo sport come scuola di vita, specie in un momento storico così particolare. E poi intendiamo trovare persone capaci di supportare il team formativo di Apea». Per raggiungere questi obiettivi la nascitura associazione agirà su più fronti: da un lato continuerà a proporre gli appuntamenti “tradizionali” – cene e tornei benefici, per raccogliere offerte da inviare in Bolivia – e dall’altro organizzerà momenti di approfondimento con esperti di calcio giovanile ed educazione. Adesso non resta che partecipare alle prossime iniziative: c’è un grande progetto pieno di bene da portare avanti.