Il Lions Club Cuneo ha incentrato il suo terzo meeting, svoltosi lunedì 17 ottobre, su una tematica ancora di scottante attualità, facente capo all’impatto psicologo – individuale e sociale – della pandemia da SARS COV-2.
Abbiamo alle spalle un periodo calamitoso e tormentato, dovuto all’imperversare di un micidiale virus che ha provocato nel suo percorso infettivo una tragica sequenza di morti, di sofferenze e lacerazioni.
Conosciamo bene, ahimè! le sue ricadute sul piano sanitario ed economico, ma non possiamo dimenticare le sue infauste incidenze a livello psicologico, là dove, in vario modo, ha inciso, ora direttamente ora indirettamente, sull’equilibrio psichico e sulla personalità di molti individui, gravando, nel contempo, sul tessuto connettivo della società.
L’argomento è stato trattato dallo psicologo Luigi Salvatico, che vanta al suo attivo una notevole carriera professionale, culturale ed esperienziale, in ambito universitario, ospedaliero e a livello dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte.
Il relatore ha accordato al suo intervento un taglio diacronico e sincronico, impreziosito da richiami ad alcuni illustri studiosi, tra cui Freud e Piaget. Con riferimento, rispettivamente, all’istinto di morte e ai processi di assimilazione e accomodamento. Il tutto supportato da esempi calzanti e significativi, che hanno arricchito la trattazione, favorendo, in tal modo, il coinvolgimento del pubblico.
Non è mancato, in premessa, un cenno alla quarta Rivoluzione industriale, facente capo, tra l’altro, all’Intelligenza artificiale, di cui sono state evidenziate le potenzialità, senza, comunque, sottacerne i pericoli, là dove non si sappia operare con responsabilità e cognizione di causa.
In ordine all’impatto psicologico della pandemia, il dott. Salvatico si è soffermato, con dovizia di particolari e argomentazioni, su due cicli evolutivi, l’infanzia e l’adolescenza. Circa la prima fascia di età, ha sottolineato come il confinamento in casa, la rarefazione dei rapporti interindividuali, il venir meno dei contatti con la natura, unitamente ad altri condizionamenti, abbiano ingenerato nei bambini una sorta di conflittualità che si esprime nella difficoltà a dormire, ad alimentarsi, a mantenere l’attenzione. A questo occorre aggiungere alcuni scompensi sul piano comportamentale, che hanno nei dinamismi iperattivi e nella tendenza a comunicare con vocalità piuttosto elevata i tratti più evidenti.
Con riferimento all’adolescenza, il relatore ha sì evidenziato le incidenze comportamentali, relazionali, emotive e socio-affettive provocate dalla pandemia con tutto il complesso di limitazioni legate al suo contenimento, ma ha contemporaneamente sottolineato come essa sia depositaria di problematiche non ancora o non sempre studiate e comprese nella loro fenomenologia.
Da una parte, perché soggetta, da alcuni anni a questa parte, ad un sensibile “precocismo” rispetto alla tradizionale scansione evolutiva; dall’altra, perché immersa nell’uso (o abuso?) dei social media, che impediscono talvolta una fattiva comunicazione con la generazione degli adulti. In ogni caso — ha precisato —, occorre un supplemento di attenzione e comprensione per scongiurare quei conflitti interiori che potrebbero rivelarsi pericolosi.
L’intervento del dott. Salvatico ha pure preso in considerazione gli adulti, soggetti anch’essi a derive comportamentali, più o meno marcate, addebitabili alla pandemia. Tra queste, ha evidenziato, all’interno di un diffuso atteggiamento ipocondriaco, l’insorgenza dell’ansia, un ricorrente sentimento di malinconia, di incertezza e di paura, aggravati, talvolta, da dinamismi depressivi e dalla conflittualità coniugale.
La conferenza ha suscitato un vivo interesse nella platea, concretamente dimostrato da riflessioni e argomentazioni tradotte in specifiche domande rivolte al Relatore, che ha accordato, alle stesse, risposte articolate e incentivanti. Con il risultato di attivare un’interlocuzione davvero significativa, in quanto arricchita da esperienze ed esempi via via riportati.
S’impone, per concludere ed esaminare la realtà che stiamo attraversando, una amara constatazione. Abbiamo iniziato gli anni Venti del XXI secolo nel peggiore dei modi. Prima la pandemia, che speriamo in fase di definitiva attenuazione, poi il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa. Motivi, tutti e due, di oggettiva preoccupazione, che alimenta frequentemente il vissuto individuale e sociale.
c.s.