Avere cento anni e non sentirli. È questa l’atmosfera che si è respirata domenica scorsa 23 ottobre in occasione dei festeggiamenti del primo secolo della parrocchia di San Giovanni. Un traguardo importante, attorno al quale la vivace comunità di Sangiu si è stretta, in un abbraccio sincero e caloroso.
«Questa ricorrenza» ha sottolineato il parroco don Mauro Gaino «non è uno sguardo nostalgico al passato, ma uno spunto per affrontare con fiducia il futuro. Siete in tantissimi, a testimoniare il legame che ci unisce in una grande famiglia, che ha superato brillantemente la terza età». Momento clou della celebrazione, la messa solenne alle ore 16, concelebrata con i sacerdoti che dal secondo dopoguerra ad oggi, hanno svolto parte del loro ministero a San Giovanni. Emozionati, i don sono stati salutati con fragorosi applausi. A partire da don Paolo Perolini, attuale abate di Sant’Andrea, che proprio a Sangiu si fece le ossa.
«È stato un periodo fondamentale per la mia formazione. Qui ho compreso cosa vuol dire essere un pastore di anime». Un concetto ribadito da don Marco Di Matteo, che nel 2009, non senza timore, subentrò al compianto don Corrado Picco. Spazio a simpatici aneddoti da chi, con entusiasmo, ha vissuto i cambiamenti del Concilio Vaticano II, i “veci”, come con ironia, si sono definiti don Giovanni Viecca, don Giuseppe Uberto, don Gianni Mondino (curato del compianto don Domenico Oggero uno tra i parrocci che per piu’ anni ha servito la comunità di San Giovanni ricordato proprio per il cambiamento della chiesa di Sangiu) e don Agostino Bergoglio (curato di don Francesco Camoletto primo parroco in ordine di tempo a Sangiu nei suoi primi cento anni di storia) – sì, Bergoglio come il Papa -. «Essere un lontano parente del Santo Padre ha i suoi vantaggi. La gente mi ferma addirittura per strada per chiedermi notizie di Francesco».
Afono a causa di un colpo d’aria, don Mario Fassino, ultimo vice parroco con don Corrado, ha voluto rimarcare il dono prezioso dei giovani, fonte inesauribile d’energia. Energia che non manca certo a don Piero Gallo, tornato con il pensionamento nella Granda dopo le esperienze missionarie in Kenya e nel multietnico quartiere di San Salvario a Torino.
«Per mantenermi in forma, do una mano ai colleghi don Mauro e don Paolo e a Monasterolo». Inaspettata, ma molto gradita, la presenza di suor Evangelina (per tutti suor Eva) e suor Pasqualina dell’ordine Regina Pacis di Mortara, che per decenni affiancarono il clero, occupandosi prevalentemente della scuola dell’infanzia “Sacro Cuore”. San Giovanni è stata fucina di vocazioni, come hanno raccontato i nostri concittadini don Germano Galvagno e don Stefano Aragno.
Anche il sindaco Antonello Portera, accompagnato dall’assessore alle politiche sociali, alla famiglia e alla scuola Anna Giordano, ha ricordato i suoi trascorsi di promettente calciatore all’oratorio di Sangiu. «L’augurio è di ritrovarci qui, tra un secolo, don Mauro papa e io Presidente della Repubblica, a brindare». La funzione, durante la quale sono stati presentati i bambini che a breve riceveranno il sacramento del Battesimo, è stata animata dal coro, capitanato da Beppe Alladio che, in chiusura ha intonato un canto composto per l’evento.
Ma che compleanno sarebbe senza la torta? Al taglio, autorità civili e religiose hanno dedicato un pensiero a don Corrado e al suo motto “Perché la famiglia diventi più Chiesa. La Chiesa diventi più famiglia”. Un insegnamento che siamo certi, resterà immortale.