Francesco Risso, psichiatra, ha 60 anni, è direttore del dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Cuneo e da qualche settimana è stato nominato presidente della Commissione Etica della Sip, Società Italiana Psichiatria. Un incarico prestigioso a suggello di una carriera ricca di traguardi e sempre al servizio dei malati, dei più deboli, con un’attenzione particolare per i giovani. «È un periodo difficilissimo», esordisce con un grido di allarme il professore. E spiega: «I casi di malattia mentale sono cresciuti del 30 per cento rispetto al 2019». Colpa della pandemia, delle restrizioni, ma non solo: «Oggi la crisi economica è forte, le persone perdono il lavoro e questo spesso le fa ammalare: abbiamo molti casi di depressione grave, un aumento importante di abuso di alcol e droghe».
Di che cosa si occupa il Comitato Etico di cui lei ora è presidente?
«Controlliamo che non ci siano abusi di trattamenti sanitari obbligatori o senza consenso, abusi di contenzioni, che siano disponibili nelle Asl i farmaci, come ad esempio il nuovo medicinale molto efficace nei casi di depressione grave».
È cambiata la malattia mentale nel corso degli anni?
«Sì e in questo ultimo periodo sono aumentati di molto i casi. Ci sono gravi problemi economici, nelle famiglie dove si perde il lavoro c’è grande tensione. Nella società in generale assistiamo a fenomeni di aggressività in crescita, accompagnati alla richiesta di sempre maggior competitività. Tutto questo può provocare squilibri mentali gravi. E non esiste più una comunità che guarisce, assistiamo ad una perdita di legami. L’individuo, soprattutto dopo la pandemia, è sempre più solo in una società dove contano unicamente i soldi. È cresciuto il consumo di alcol e di droghe, soprattutto quelle sintetiche. Si pensi che oggi ogni giorno nel mondo 500 nuove sostanze vengono sintetizzate. Le droghe sintetiche sono al 10 per cento più potenti delle altre. Con effetti devastanti sul cervello».
In tutto questo la situazione dei ragazzi com’è?
«È disastrosa, in ospedale arrivano ragazzi anche di 14 anni in preda a deliri dovuti a psicofarmaci. Sono aumentati fino al 40 per cento i disturbi alimentari e fino al 10 per cento i suicidi tra gli adolescenti. Gli ospedali non sono attrezzati per questi nuovi casi, non ci sono reparti di psichiatria dedicati ai minori e quelli di pediatria non sono in grado di gestire situazioni di questo tipo».
Sul territorio di Cuneo quanti sono i posti letto per i malati psichiatrici?
«Sono quarantotto, suddivisi tra Cuneo, Savigliano e Mondovì. Poi ci sono otto centri di salute mentale distribuiti sul territorio e 100 posti nelle cinque comunità psichiatriche. Una di queste comunità è dedicata solo ai ragazzi. Per i pazienti che stanno meglio, in una fase successiva, abbiamo creato gli alloggi assistiti: appartamenti dove però c’è un controllo e un’assistenza di specialisti. Questo aiuta il rientro in società dei pazienti grazie anche alle borse lavoro che mettiamo a disposizione. Purtroppo in Italia solo il 3 per cento delle risorse sanitarie viene girato alla cura dei disturbi mentali, negli altri paesi europei è il 10 per cento. Un problema sottovalutato da noi, invece bisognerebbe considerare che la malattia mentale è la prima causa di disabilità nel mondo occidentale».
A che età si riscontrano i primi disturbi alimentari?
«Ormai sempre prima: abbiamo bambine di 10-12 anni che soffrono di questi problemi. Io sono primario da 18 anni, uno dei traguardi di cui sono più soddisfatto è l’apertura di un centro per i disturbi alimentari presso l’ospedale di Cuneo, gestito da un’equipe multidisciplinare: psichiatri, nutrizionisti, dietisti, dietologi e psicologi. Ci sono ambulatori e punti di ascolto a Mondovì e Saluzzo. Siamo l’unica Asl in Piemonte a garantire questo servizio, che è importantissimo. A Villa Santa Croce c’è un centro diurno dove le ragazze possono andare a consumare i pasti, che vengono preparati su misura per loro e mangiano con la supervisione dei nostri medici. Prima e dopo pranzo possono inoltre fermarsi al centro per fare attività».