«Per le aziende la priorità rimane il caro-energia»

Alberto Biraghi, presidente del comitato Piccola Industria di Confindustria Piemonte

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Alberto Biraghi, amministratore delegato dell’a­zienda Valgrana Spa, con sede e stabilimento a Scarnafigi è da aprile di quest’anno, presidente del comitato piccola industria di Confindustria Piemonte.
La Valgrana Spa è nota per la produzione del formaggio duro a lunga stagionatura Pie­mon­tino oltre ad alcune Dop cuneesi, quali il Raschera, il Bra (tenero e duro) e la Toma piemontese.
Rappresenta inoltre, da oltre trent’anni, una realtà fortemente radicata sul territorio, come si evince dalla sua scelta di utilizzare esclusivamente latte piemontese, proveniente dalle province di Cuneo e Torino.

Come sono stati, presidente Biraghi, questi primi mesi alla presidenza di Piccola industria Confindustria Piemonte?

«Innanzitutto, devo dire che sono molto orgoglioso di questo incarico poiché era da parecchio tempo che un cuneese non ricopriva la presidenza in Confindustria Pie­monte (oltre la Presidenza regionale ora presieduta dal torinese Marco Gay, figura la piccola industria presieduta, appunto, da Biraghi e i giovani imprenditori con la presidenza del novarese Andrea Notari, ndr). Ricordo inoltre che il comitato Piccola industria rappresenta tutte le aziende del sistema Confindustria sotto i 100 di­pendenti che sono circa il 90% del totale. In Piemonte circa 5.000 realtà. Devo ringraziare i miei colleghi del comitato che rappresentano le varie provincie piemontesi per il sostegno che mi hanno garantito in questi primi mesi di lavoro, in particolare i Vicepresidenti a cui ho conferito una delega e, più precisamente, Filippo Sertorio (Torino) delega credito e finanza; Gianluca Gior­dano (Asti) delega innovazione focus automotive; Mas­simo Lomen (Ivrea) digitalizzazione e Giorgio Baldini (Novara-Vercelli) capitale umano».

Quali sono le prospettive, secondo il suo osservatorio, per l’economia piemontese?
«L’ultima indagine congiunturale di Confindustria Pie­monte, che anticipa l’andamento della parte finale dell’anno, restituisce un quadro con ordini e utilizzo degli impianti previsti in aumento e stabilità dell’occupazione. Dati che testimoniano la ca­pacità di tenuta del nostro tessuto imprenditoriale, nonostante le imprese italiane e piemontesi stiano attraversando un autunno tra i più incerti degli ultimi decenni. Le imprese insieme ai cittadini italiani ed europei, si trovano davanti a un’emergenza che deve essere affrontata in modo strutturale. Nel medio termine, da parte dell’U­nione Europea e del Go­verno, serviranno una con­creta riforma inerente al mercato dell’energia e una politica energetica di lungo termine, che preveda diversificazione, accelerazione su rinnovabili ed efficientamento energetico. Più preoccupanti sono invece le prospettive per il 2023 fatte dal nostro centro studi che vedono il Pil in contrazione».

Quali dunque le problematiche che le industrie devono affrontare in questo periodo?
«Innanzitutto le difficoltà legate al caro-energia che sta impattando molto negativamente sui conti delle aziende, mettendo in alcuni casi a rischio la sopravvivenza delle medesime. Gli interventi che verranno fatti dovranno dunque cercare, in maniera prioritaria, di ridurre la voce “energia”. A lungo termine dobbiamo affiancare alle rinnovabili il nucleare di quarta generazione, i termovalorizzatori, i rigassificatori e l’estrazione del nostro gas italiano (questi ultimi a brevissimo termine) con l’obiettivo di raggiungere l’autonomia energetica. Il problema non può essere risolto solamente con una fonte: il mix energetico si rivelerà fondamentale per riuscire a rendere competitiva l’Italia che, non dimentichiamolo, è il secondo paese manufatturiero in Europa. Altro tema prioritario sul quale intervenire per cercare di aumentare il potere di acquisto in questo periodo in cui l’inflazione supera il 10%, è quello del taglio del cuneo fiscale. E poi, non possiamo nasconderci che ci sia preoccupazione per il rialzo dei tassi che, da alcuni mesi, le banche centrali alzano per tentare di riportare l’inflazione sotto controllo. È un’azione non facile dopo anni di politiche espansionistiche da parte della banca centrale americana ed europea, caratterizzate da operazioni massicce protratte all’acquisto di Titoli di Stato (quantitative easing)».

Non solo energia: le imprese affrontano anche le difficoltà legate a una trasformazione del tessuto economico nel suo complesso. Il Piemonte, in tal senso è in partita?
«Direi proprio di sì. Tran­sizione energetica, ambientale e tecnologica richiedono una visione inedita, dove tutti i territori sono in competizione. Per noi imprenditori, pe­rò, questo positivo assetto rappresenta una novità solo a metà: siamo abituati ad arrivare in contesti sconosciuti, anzi, li cerchiamo, perché è proprio in quelle situazioni che spesso si celano le migliori opportunità. E poi, la seconda grande sfida a cui siamo chiamati a rispondere è quella delle competenze. Dob­biamo riuscire a connettere questo nuovo futuro con i lavoratori e gli studenti di oggi, garantendo ai vari comparti le competenze e le conoscenze che mancano, e nello stesso tempo, moltiplicando quelle che esistono, rilanciando le più promettenti».

In questo scenario il mercato del lavoro come si evolverà?

«La chiave di svolta è l’occupabilità derivante dalle transizioni. Ecco perché è un dovere sfruttare fino all’ultimo Euro il Pnrr, in modo da generare un volano futuro che di-venti un concreto strumento di rilancio del Piemonte e dell’Italia intera. è proprio in quel Piano che si trovano molte delle risposte necessarie per arrivare a generare ricchezza e progresso. Chia­ra­mente, affinché tutto questo si concretizzi non è sufficiente spendere soldi, occorre spenderli bene, attraverso investimenti che generino crescita economica, in virtù del fatto che sono denari che, per la maggior parte, dovremo restituire».

E le piccole imprese?
«Sono e resteranno la parte più vitale dell’economia piemontese e italiana. Vanno supportate nel loro percorso di crescita e ascoltate in fasi complesse come quella attuale. Rappresentano, infatti, l’ossatura dell’economia, oltreché un fattore di sicurezza nazionale nel nostro Paese, essendo determinanti e fondamentali per la tenuta di quest’ultimo».