Barbaroux a Cuneo Operazione restauro

Il Lions Club presenta il progetto. Il presidente Fossati: «Celebriamo anche i nostri 60 anni». E lo storico Cerutti racconterà il giurista

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Una raccolta fondi per ridare smalto alla statua di Giu­­seppe Barba­ro­ux, insigne giurista e guardasigilli di re Carlo Alberto, che rimase sempre legatissimo a Cuneo, la città dove era nato. Nel pomeriggio di oggi (giovedì), il Lions Club di Cuneo presenta il progetto per realizzare i lavori di restauro della statua che da quasi un secolo e mezzo domina Piazza Galimberti. «Per noi si tratta anche dell’occasione giusta per celebrare i sessant’anni del nostro club – spiega il presidente Giorgio Fossati – e lo faremo annunciando questo intervento». Saranno svelati i dettagli dell’operazione, mentre si attendono le ultime conferme. Spiega Fossati: «Sono previsti circa due mesi di lavori, la data di partenza dipende da quando arriveranno le necessarie autorizzazioni dalla Sovrintendenza oltre che dalla somma che sapremo raccogliere». La cifra di spesa è stata preventivata in circa 16mila euro, qualcosa è già stato messo da parte e inoltre ci sono due banche che potrebbero entrare nel progetto contribuendo in maniera decisiva alla sua realizzazione. Insomma l’obiettivo può essere agevolmente raggiunto. L’incontro sarà aperto al pubblico, il Lions Club illustrerà quali sono le sue attività a livello e internazionale e nell’occasione il professor Giovanni Cerutti, esperto e studioso di storia cittadina, terrà una relazione sul tema “Giuseppe Barbaroux (1772-1843) – Un fedele servitore dello Stato che mai dimenticò la sua Cuneo”.
Una serata di valenza culturale oltre che sociale. Si tratta di approfondire prima di tutto la figura di un personaggio storico di eccellenza politica prima della proclamazione del Regno d’Italia, un personaggio che negli anni – con la sua immagine – si è identificato come simbolo della piazza più rappresentativa di Cuneo. Fu ambasciatore del regno sardo a Roma, ottenne che la città di Cuneo potesse avere la sede della diocesi a partire dal 1817. Si occupò dei nuovi codici legislativi con tale impegno da perdere la salute mentale. Morì a Torino, gettandosi dal balcone della sua residenza, nella via che oggi è dedicata a lui.