Mille disegni, un amore

Lorenzo non c’è più. Ci ha lasciati a quattordici anni. Lettere e fogli colorati da tutto il mondo hanno esaudito il suo sogno e regalato gli ultimi sorrisi. A volte, riflette la mamma, basta poco per far stare meglio chi soffre

0
0

Lorenzo non c’è più. È stato un soffio di dolcezza, una carezza fugace. Se n’è andato a quattordici anni, un’età ingiusta per morire: dovrebbe essere piena solo di emozioni e di sogni, di progetti e scoperte, di batticuori e futuro. Lorenzo li ha vissuti finché ha potuto, poi s’è concentrato sulla battaglia, purtroppo non senza mai smarrire il sorriso perché la realtà sa essere cattiva e l’ultimo tratto è stato duro. Lo confida mamma Francesca raccontando il distacco, con il cuore a pezzi e la consolazione dell’amore: «Si è addormentato tra le mie braccia sereno, mi ha sussurrato in questi giorni sempre “mamma ti amo”. Vorrei poter dire che è stato tutto semplice ma, nonostante la sua voglia di vivere immensa fino alla fine, la situazione era peggiorata tantissimo. Parlerò a nome suo, sono sicura che Lorenzo abbia vissuto l’ultimo mese delle sua vita dentro a un sogno, nonostante il dolore fisico, grazie a tutti quelli che gli hanno voluto bene, grazie all’amore immenso che ha sentito da parte di un mondo intero e da parte nostra che lo abbiamo amato più di quanto umanamente possibile. Grazie, abbracciaci tutti amore mio, ma ancora di più abbiamo bisogno di sentire che sei libero di brillare più forte che puoi».

Tutto il mondo, già. Una partecipazione senza confini. Non solo condivisione di un dolore troppo grande, vicinanza a un ragazzino sfortunato, ma contributo a realizzare un sogno, a farlo sentire meno solo, a portargli in casa le emozioni che non poteva più assaporare all’esterno, a farlo viaggiare con la fantasia anche se rimaneva, stanco, nel suo lettino. Mamma Francesca aveva lanciato un appello social, chiedendo di mandargli lettere e cartoline, fotografie e disegni, soprattutto di animali perché li adorava: un modo per fargli conoscere il mondo e aiutarlo a dimenticare sofferenze e paure, anche se Lorenzo era forte, faceva lui coraggio agli altri. L’adesione è stata commovente, un fiume di missive, nell’era delle mail e dei social e dei messaggi la sua casa di Castel San Pietro sembrava quella di Babbo Natale a cui scrivono i bambini di tutta la terra. Auguri, poesiole, pensieri, confidenze e tanti fogli colorati: scarabocchi incerti di bambini e tratti fermi di professionisti, elefanti e cani, giraffe e gatti, tigri e conigli. E anche la Rivista IDEA, spedita dal nostro editore Carlo Borsalino.

Pochi minuti nostri, un pezzetto di cammino bello per lui. Che non ha potuto diventare dottore oncologo, come voleva. Che non ha potuto nemmeno diventare altro. Ricordiamocene. Rifacciamolo. Perché ogni anno in Italia 1.500 bambini tra zero e 14 anni s’ammalano di tumore e basta nulla per non lasciarli soli, per regalare un sorriso, per stare accanto a famiglie che ingoiano le lacrime e seguono i loro piccini. «La storia di Lorenzo – continua Francesca – è la storia del mio bambino, ma è anche la storia di tutti i bambini e i ragazzi che si ritrovano a convivere con una malattia di qualunque tipo. Ringrazio davvero tutti per l’attenzione per Lorenzo, ma vi chiedo di cuore, perché ho visto davvero tanto affetto in voi, di fermarvi anche solo un attimo a chiedervi cosa potete fare nel vostro piccolo per rendere la vita di tutti questi bambini più semplice e meno isolata. I piccoli gesti aiutano tanto ma soprattutto ci rendono migliori».