L’opinione di Giovanni Rezza

«C’è stato un deciso balzo in avanti, i contagiati sono già 2,5 milioni. A rischio maggiore i più piccoli: dopo il lockdown sono esposti per la prima volta»

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IL FATTO
Dopo la presunta “normalizzazione” del Covid, il virus influenzale sembra diffondersi più rapidamente che mai in questi giorni. Quali sono le cause?

Da un’epidemia all’altra: ora è tempo di influenze. Mentre alle vaccinazioni anti-covid si affiancano quelle contro il virus influenzale, sembra diffondersi più rapidamente del solito proprio quest’ultima patologia. Un ritorno di fiamma dopo che il lockdown e le precauzioni durante la pandemia avevano ridotto al minimo il rischio di contagi? Uno scenario plausibile, ma da parte dei ricercatori c’è anche la constatazione che le condizioni sono ormai cambiate e oggi le varianti in campo rappresentano un fattore da non sottovalutare.
«L’incidenza delle sindromi che rientrano nella vasta categoria dell’influenza, causate da una mescolanza di virus respiratori, ha compiuto un balzo deciso in avanti», ha infatti dichiarato Giovanni Rezza, epidemiologo tra i più misurati nel novero di quelli che abbiamo visto esprimersi mediaticamente in questi anni. Con riferimento ai dati del mese di novembre, il professore ha fatto notare: «Siamo passati da 9,5 casi per mille abitanti a 12,9, ovvero 771 mila italiani colpiti. Dall’inizio della stagione oltre 2,5 milioni hanno contratto l’infezione».
A essere particolarmente colpiti sono stati i bambini, con 40,8 casi ogni mille nella settimana di riferimento, rispetto ai 29,6 di quella precedente. Qual è la ragione di questo aumento? Rezza spiega: «Il motivo è che i più piccoli, specialmente da 0 a 2 anni, non avevano incontrato mai questi virus avendo trascorso gli ultimi due inverni a casa o con le scuole chiuse. Infatti, l’influenza in quelle stagioni ha fatto fatica a diffondersi», ha aggiunto il dirigente di ricerca dell’Iss. «I bambini piccoli sono quindi ora molto esposti al contagio».
C’è un’altra questione. Si rivela difficile distinguere tra influenza e coronavirus: «L’influenza solitamente provoca un febbrone per circa 5 giorni e può essere più pesante rispetto alle forme lievi di Covid», dice Rezza. «Paradossalmente se si ha solo raffreddore e poche linee di febbre è più facile che sia Covid oppure un rinovirus», continua.
C’è chi teme di contrarre entrambi i virus nello stesso momento, causando quello che soprattutto all’estero viene definito Flurona (parola composta da “flu”, per “influenza”, e “corona”). Rezza si dice scettico: «È abbastanza difficile perché esiste quella che noi chiamiamo interferenza virale: ovvero, quando ti infetti con un virus difficilmente ti contagi anche con un altro. Però abbiamo un problema di doppia circolazione virale che rischia di mandare in affanno gli ospedali».
Così il professor Rezza motiva la campagna diffusa in favore della doppia vaccinazione: «Consigliata soprattutto ai più fragili e a chi li frequenta, che in questo modo risultano protetti dalle forme più gravi della malattia. Il virus come abbiamo potuto constatare, circola molto e i vaccini antinfluenzali proteggono dal contagio fino al 50% – 70%, riducendone drasticamente la diffusione».