«Via la stagionalità per i lavoratori del turismo»

Il ministro Daniela Santanchè ha risposto alle nostre domande: «Servono contratti adeguati»

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Il Turismo è uno dei settori strategici per l’Italia, che vale il 13 per cento del Pil del nostro Paese. Lo sa bene il neo ministro del governo Meloni, Daniela San­tanchè: «Deve diventare la prima azienda d’Italia», esordisce.

Il turismo è una risorsa ancora troppo sottodimensionata?
«Assolutamente si, i precedenti governi si sono riempiti la bocca ma nessuno ci ha mai creduto davvero. Con il Pnrr sono stati indirizzati al comparto turistico 2,4 miliardi di euro, meno del 2 per cento del totale. Per fortuna il nuovo Governo, grazie alla volontà della premier Giorgia Meloni, ha deciso di invertire la rotta. Stiamo lavorando con il ministro Fitto per portare sul turismo tutta una serie di fondi europei perché se vogliamo sostenere il settore e farlo diventare trainante del Pil, dobbiamo avere le risorse. Diversamente faremmo solo chiacchiere».

Cosa c’è da fare?
«Il turismo deve essere la pri­ma azienda, dare grandi op­portunità di lavoro. I dati lo di­mostrano. Pensiamo al Pon­te dell’Immacolata. I dati ci restituiscono l’immagine di un turismo che, ponendosi sulla scia già tracciata nel corso della bella stagione, continua la sua ripresa. Si registra un buon tasso di saturazione delle strutture ricettive, in crescita di quasi il 20% sul 2021, con il turismo montano – uno dei comparti d’eccellenza – che fa da traino. In più, pure in quest’occasione, i viaggiatori internazionali confermano le proprie preferenze per l’Italia, con oltre 74mila prenotazioni aeree verso l’Italia nella settimana del ponte, provenienti in primis da Stati Uniti e Penisola iberica. Gli stessi italiani prediligono l’Italia, con il 90% di chi parte che rimane entro i confini nazionali, in un turismo di prossimità che significa molto: vuol dire riscoprire l’Italia più autentica, spesso dimenticata, ma vuol dire anche sostenere le tante realtà grandi e piccole che contribuiscono in maniera determinante al progresso e al benessere dell’intera industria turistica nazionale. C’è ancora tanto da fare, in un settore che tra l’altro è stato uno dei più colpiti dalle restrizioni per la pandemia. Oggi le imprese, quelle ancora in piedi, stanno pagando quello che nei due anni precedenti hanno investito per sopravvivere. Noi abbiamo il dovere di sostenerle».

Quali i problemi principali?

«Innanzitutto il caro energia: colpisce moltissimo gli impianti per lo sci, strutture alberghiere e ristoranti. Bisogna creare più scuole di formazione per avere personale preparato che trovi occupazioni adeguate e non debba emigrare all’estero. In questo senso vorrei eliminare le stagionalità, lavorare su un turismo continuativo con contratti di lavoro in linea. Turismo quindi non solo legato a mare e montagna, ma al cibo, alla cultura, alla religione, allo sport. Per creare ospitalità tutto l’anno. Pensiamo a che cosa ha portato di recente a Torino il tennis, bisogna creare infrastrutture e puntare su questi grandi eventi. Senza dimenticare un turismo più di prossimità, valorizzando ad esempio i nostri borghi, ne abbiamo oltre 5mila in Italia. Stiamo pensando anche a una detassazione per lavoratore e datori di lavoro sulle mance, come avviene in molti altri paesi».

Dai territori arriva un appello di maggior dialogo con gli enti turistici, che ne pensa?
«Innanzitutto dobbiamo rifondare l’Enit, l’agenzia nazionale del Turismo. Alla guida ora ho voluto Ivana Jelinic, bisogna che diventi davvero l’ente di promozione turistica del Made in Italy nel mondo. È fondamentale avere un dialogo continuo, questo ministero vuole fare squadra con i sindaci, le associazioni di categoria, le realtà del territorio. Il lavoro in sinergia deve riguardare anche i vari settori: il turismo deve comprendere la cultura, lo sport, l’agricoltura. Gli eventi, gli appuntamenti importanti, penso alle Olimpiadi 2026, ma anche i giochi della Gioventù, come la Formula Uno, il Salone del Libro, devono diventare sempre più trainanti di tutti i settori».

Cicloturismo: come farne una risorsa importante?
«Sono andata di recente a inaugurare il salone di Milano, i dati sono molto interessanti per un settore che si presenta in forte crescita. Bisogna creare infrastrutture, incrementare anche il turismo dei camperisti, che spesso è legato alla bici, creando più aree attrezzate per la sosta. In Italia ce ne sono un migliaio, pensate che in Francia sono 3mila».

Il Cuneese in questi anni ha fatto molto per il turismo, cosa c’è ancora da migliorare?

«Nei nostri territori si è fatto tantissimo, un esempio per tutti l’importanza ormai mondiale della Fiera del Tartufo. Ma ancora c’è da fare, soprattutto sul fronte del digitale. In questo sarà di aiuto, non solo per il Cuneese, ma per tutta Italia, il portale italia.it. È tornato al ministero e puntiamo a farlo diventare un punto di riferimento per i turisti di tutto il mondo. Lanceremo da marzo nuovo sito e app che serviranno ai visitatori di tutto il mondo per potersi orientare tra le varie offerte turistiche. Sarà un portale da milioni di pagine viste perché oggi il turismo viaggia anche e soprattutto attraverso il digitale e un Paese come il nostro deve essere in grado di fornire servizi all’a­van­guardia».
Per la prima volta in Italia c’è una donna premier, lei come valuta questo risultato? Ci saranno passi avanti per le donne nel mondo del lavoro?
«Ce ne saranno tantissimi. Giorgia Meloni ha fatto da apripista, grazie allo studio, alle sue capacità e al suo impegno. È una strada di non ritorno, la sinistra deve solo inseguire. Ora tocca al Presidente della Repubblica. Io il prossimo lo vedo donna».