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Cura delle varici degli arti inferiori con la terapia sclerosante con schiuma

«Questo trattamento ha il grande vantaggio di essere ambulatoriale, non necessita di sala operatoria, anestesia ed è poco invasivo e praticamente indolore»

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Il dottor Giancarlo Viglione è responsabile del Centro Pie­montese di Flebologia Avan­zata riconosciuto dalla So­cietà Italiana di Flebologia (Sif).
La Rivista IDEA lo ha intervistato per approfondire la cura delle varici degli arti inferiori senza intervento chirurgico.

Dottore, qual è la frequenza delle varici nella popolazione?
«Le varici degli arti inferiori sono una patologia di frequente riscontro da parte del medico di famiglia: riguardano più del 30% della popolazione occidentale ed il 30% riguarda il genere maschile».

Che cosa sono le varici degli arti inferiori?

«La definizione di vena varicosa è quella di una vena superficiale dilatata, che ha perso la funzione valvolare, ed ha flusso di sangue bidirezionale o completamente invertito, dall’alto verso il basso.
La possibilità di asportare le vene varicose superficiali mediante tecniche chirurgiche tradizionali mini-invasive o occluderle me­diante tecniche endoluminali, senza provocare danni alla circolazione profonda, è data dal fatto che nell’individuo umano oltre il 90% del flusso venoso è riportato al cuore dalle estremità inferiori mediante il circolo venoso profondo, e non mediante le safene o altre vene superficiali».

Qual è la causa principale dell’instaurarsi delle varici degli arti inferiori?
«Sicuramente in primis è la predisposizione genetica che consiste nella debolezza del tessuto connettivo venoso, con conseguente incontinenza iniziale delle valvole delle grandi e piccole safene e rilasciamento parietale venoso sia superficiale che profondo, con reflusso di sangue controcorrente dall’alto verso il basso. Inoltre le condizioni di lavoro in piedi per lunghi periodi, una vita sedentaria, l’obesità e per ultima l’età incidono negativamente».

Quali sono i sintomi inziali delle varici?
«Nelle fasi iniziali spesso i pazienti hanno varici poco visibili però accusano già fatica muscolare, crampi alle gambe edema e gonfiore agli arti inferiori e purtroppo tali sintomi vengono spesso sottovalutati ed attribuiti ad altre patologie, in particolare a patologie neurologiche o osteoarticolari inerenti alla patologia della colonna lombosacrale».

Quali sono le complicanze importanti delle varici?

«Con il passare del tempo, se non si interviene, si ha un progressivo cedimento del tessuto connettivo venoso, con un ristagno di sangue a livello delle gambe, che crea le premesse per eventi acuti: si tratta di tromboflebiti, per passare poi in casi più importanti a trombosi venose profonde e in alcuni casi all’embolia polmonare. Si hanno poi alterazioni della pelle, che sono irreversibili e pongono le basi per arrivare al quadro delle ulcere cutanee, sempre difficilmente gestibili e quasi sempre infette».

Come si effettua la diagnosi delle varici degli arti inferiori?

«L’anamnesi familiare e l’esame obiettivo sono il primo passo al quale dovrà seguire una valutazione strumentale con Eco-color-doppler, che è fondamentale sia eseguito da specialista altamente qualificato, e che deve essere il chirurgo stesso che poi interverrà, per avere in mano la topografia esatta della situazione venosa».

Che cosa evidenza l’esame Eco-color-doppler?

«L’Eco-color-doppler è in grado di visualizzare l’intero albero venoso, fornire immagini a colori, e soprattutto fornire i parametri emodinamici fondamentali e cioè diametro venoso, la lunghezza del reflusso, l’altezza del reflusso e lo stato della valvola iliaca sovra-ostiale, della valvola terminale e della valvola pre-terminale: ricordiamo che tali parametri devono essere sempre riportati nelle schede cliniche dei referti e che saranno essi in grado di orientare la strategia terapeutica verso una terapia medica o chirurgia moderna mini-invasiva o verso i trattamenti endovascolari, tipo la Terapia Sclerosante con Schiuma, il Laser e la Radio­frequenza, che da parecchi anni hanno sostituito la chirurgia tradizionale in almeno il 50% dei casi».

Come si può pertanto intervenire al giorno d’oggi sulle varici degli arti inferiori?
«Purtroppo ancora oggi circa il 50% dei pazienti si presenta con varici molto sviluppate ed avanzate che non rientrano più nei criteri di trattamento Endovascolare non chirurgico. Nell’altro 50% dei casi è possibile intervenire mediante le cosidette “Tecniche Venose Endoluminali” che corrispondono al trattamento di Scleroterapia con Schiuma, Termoablazione Laser e Termo­ablazione con Radiofrequenza».

Quale di queste metodiche endoluminali è possibile utilizzare senza intervento chirurgico?

«Sicuramente è il trattamento mediante l’Ecosclerosi con Schiu­ma che ha il grande vantaggio di essere puramente ambulatoriale, quindi non necessitare né di sala operatoria tradizionale, né di salette chirurgiche site in Poliambulatori, né di alcuna anestesia, di essere poco invasiva e praticamente indolore. Inoltre ha il vantaggio che il paziente avrà solo un bendaggio alla gamba o una calza elastica e potrà riprendere immediatamente l’attività lavorativa e la guida dell’auto».

Come avviene il trattamento con Ecosclerosi con Schiuma?
«La metodica consiste nell’introdurre in vena mediante semplice iniezione una schiuma sclerosante, che attualmente viene anche fornita in versione standardizzata, ed è in grado di occludere i grossi tronchi della grande e della piccola safena ed anche i vasi più piccoli, abolendo il reflusso dalla profondità verso la pelle».

Quando è possibile eseguire questo trattamento?
«Le linee guida internazionali ci dicono che l’Ecosclerosi con Schiuma è nelle fasi iniziali la metodica meno invasiva, più completa e più efficace per il trattamento delle varici, puramente ambulatoriale, senza alcuna anestesia e con una percentuale di occlusione venosa superiore all’80% a distanza. In pratica per diametri che non superano il centimetro è possibile tale trattamento, nel quale la schiuma iniettata in vena spinge via il sangue e prende il suo posto, obliterando i grossi tronchi della grande e piccola safena. Tale metodica ha un altro grande vantaggio che è quello che qualora si abbia una ricanalizzazione della vena essa avviene con una perdita importante della forza del reflusso ed una riduzione del diametro safenico. Tale metodica condivide più o meno le stesse indicazioni del Laser o della Radio­frequenza, ma con molte più possibilità di azione poiché ricordiamo che le metodiche di Termoablazione Laser e la Radiofrequenza trovano difficoltà in caso di vene troppo grandi, in particolare oltre i 2 cm, aneurismi inguinali o poplitei, anomalie delle stesse safene (crosse doppie, safene doppie, tortuosità) oppure in caso di safene che si portano a ridosso della pelle e nelle quali le alte energie di calore delle Metodiche Termoablative possono provocare severe ustioni irreversibili. Inoltre la Termo­ablazione Laser e la Radio­frequenza necessitano ovviamente di degenza ospedaliera, con anestesia locale e sedazione e sono gravati da più alta probabilità, nel caso di diametri importanti, di trombosi venosa profonda, in specie nella regione inguinale rispetto alla Ecosclerosi con Schiuma o la Chirurgia Mini-invasiva».

Pertanto che cosa offre il Centro di Flebologia Avan­zata?

«La capacità di risposta del territorio alla richiesta di intervenire in sede di diagnosi e terapia delle varici mette a disposizione il primo Centro Avanzato di Fle­bologia Piemontese riconosciuto dalla Società Italiana di Flebologia, sito presso la Casa di Cura Città di Bra. Esso è attivo da oltre due anni e la direzione è a me affidata in quanto, Spe­cialista in Chirurgia Cardiova­scolare e Presidente Provinciale della Società Italiana di Fle­bologia».

È importante la prevenzione?

«Direi fondamentale, poiché permette di arrivare allo specialista con i parametri emodinamici (in particolare il diametro safenico e lo stato della valvola iliaco femorale e terminale) che consentono di utilizzare i Trattamenti Endoluminali ed in particolare la Terapia Sclerosante con Schiu­ma, senza alcun ricovero, in condizioni puramente ambulatoriali e senza interruzione di attività lavorative o di guida di autoveicolo.
Vi è un’assoluta assenza di cicatrici, non vi sono rischi di sanguinamenti, vi è una minima percentuale di ematomi ed un rischio di infezione quasi nullo. Purtroppo ancora al giorno d’oggi il 50% dei pazienti superano di gran lunga i parametri emodinamici sopracitati e sono obbligati ad eseguire un trattamento chirurgico tradizionale, seppur in forma Mini-Invasiva, però in sala operatoria tradizionale, con anestesie di vari tipi e con degenza ospedaliera ed interruzione lavorativa per alcuni giorni».

BaNNER
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