IL FATTO
In usa la ricerca scientifica ha fatto un altro importante passo avanti verso la fusione nucleare che può garantire energia pulita e illimitata. Ma quando sarà disponibile?
Il fisico Guido Tonelli è lo stesso scienziato che aveva partecipato all’esperimento del Cern di Ginevra capace di portare alla scoperta del bosone di Higgs, la celebre “particella di Dio”. E sempre lui – a proposito di grandi scoperte – ricorda anche di quando, negli anni ’90, si diceva che i primi reattori a fusione sarebbero entrati in funzione molto presto. Sono invece passati trent’anni e oggi lo scienziato invita alla prudenza: «Ci vorranno ancora vent’anni almeno», spiega in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dopo l’anticipazione (finalmente una bella notizia) arrivata dagli Usa a proposito dei progressi compiuti nel campo della fusione nucleare.
Qual è la notizia? I ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory, centro federale californiano, hanno condotto alcuni esperimenti i cui risultati sono stati annunciati dal Dipartimento per l’energia: per raggiungere la fusione sono stati usati 2,1 megajoule di energia da laser che ne ha prodotti appena 2,5, cioè meno di un kilowattora. Per la prima volta l’energia prodotta è stata superiore a quella necessaria a scatenare la reazione, grazie all’utilizzo dell’idrogeno in forma di plasma. Insomma, si tratta di un bel passo avanti sulla strada di una tecnologia in grado di produrre energia illimitata, pulita ed economica.
Una svolta epocale? Certamente sì, in prospettiva. Se il professor Tonelli parla di 20 anni, qualcuno fissa il 2050 come tempo necessario per fruire concretamente di questa energia. In ogni caso, una gran bella novità per il futuro del nostro pianeta in questo momento alle prese con tanti, troppi problemi connessi proprio alle fonti energetiche: dal climate change alla doverosa transizione ecologica. «Ci lavoriamo dagli anni ’50 e bisogna immaginare una corsa a tappe in cui fino alla fine potranno esserci accelerazioni ma anche intoppi», avvisa Tonelli. E comunque è meglio non pensare a una soluzione unica. Dice infatti il ricercatore: «Negli anni abbiamo capito come sviluppare la tecnologia per l’eolico e il fotovoltaico, sappiamo anche conservare l’energia con modalità più avanzate. E abbiamo compreso le potenzialità dell’idrogeno».
Intanto è partita la corsa, perché c’è anche una grande competizione tra i ricercatori di tutto il mondo. «Il campo della conoscenza – ha spiegato Tonelli – è il terreno in cui si giocano le nuove gerarchie mondiali. Chi domina l’innovazione e sviluppa la scienza, domina anche l’economia quindi la politica e addirittura l’immaginario collettivo, compresi i sogni dell’umanità». Ecco perché conviene investire in cultura, nelle scuole, nella ricerca: «Anche in Italia, gli investimenti in educazione e ricerca devono essere costanti. Abbiamo tutte le potenzialità per un ruolo di primo piano. Possiamo recuperare ritardi e incongruenze per fare dell’Europa un centro di eccellenza su energia e sfide ecologiche».