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«Longevità sana ecco come possiamo arrivare a 120 anni»

Il ricercatore Camillo Ricordi ha presentato i suoi studi a Barolo: «Invecchiare in salute è possibile»

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Il Sacro Graal della medicina potrebbe es­sere stato svelato: vivere fino a 120 anni non è più fantascienza, e in tutto il mondo le ricerche sulla cosiddetta “longevità sana” stanno fiorendo. Un pioniere di queste teorie è Ca­millo Ricordi, uno dei massimi esperti al mondo nel cam­po dei trapianti di isole pancreatiche per la cura del diabete, oltre che figlio del grande produttore discografico Nanni Ricordi. Migrato in America per proseguire le sue ricerche, Ricordi oggi è anche direttore del Dia­betes Research Institute di Miami. Nei giorni scorsi, presso la cantina Astemia Pentita di Barolo, il ricercatore ha presentato i suoi studi parlando del suo libro, “Il codice della longevità sana” (Mon­dadori), una sorta di manuale dei se­greti del professore. Il protocollo di Camillo Ri­cordi, nello specifico, prevede l’integrazione di tre elementi fondamentali, ossia die­­ta alimentare, esercizio fisico e supplementi di so­stanze protettive come vitamina D, omega 3 e polifenoli naturali.
Ricordi ha poi precisato come i nemici acerrimi di una longevità sana siano la progressiva riduzione di molecole protettive, l’inattività fisica e una forma di infiammazione cronica “silente” causata da abitudini e diete malsane.
Questi fattori di rischio contribuiscono allo sviluppo di insulino resistenza, malattie au­toimmuni e patologie degenerative legate al progredire della longevità malata.

«Proprio dallo studio del diabete, una malattia da invecchiamento accelerato cronico, è scaturita la mia curiosità per questo argomento, tanto chiacchierato quanto poco supportato da studi randomizzati prospettici – ha spiegato Camillo Ricordi -. L’o­biettivo non è tanto quello di vivere all’infinito, ma di comprimere la fase di declino e promuovere una longevità sana. Non vogliamo solo arrivare a 120 anni, ma vogliamo arrivarci come se ne avessimo 60». I dati, del resto, fanno suonare il campanello d’allarme: come dimostrano alcuni recenti studi condotti in America, i bambini nati in questi anni potrebbero essere la prima generazione con un’aspettativa di vita inferiore rispetto a quella dei genitori. Sempre più anziani sono colpiti da malattie croniche degenerative: già il 90 per cento degli ultra 65enni ne è interessato, e la fascia di popolazione coinvolta potrebbe ad­dirittura raddoppiare. «L’o­biettivo – ha aggiunto Ricordi – è rimanere al cento per cento della forma fisica e mentale fino al termine della vita, sen­za malattia. Oltre­tutto, questo comporterebbe notevoli ri­sparmi sulla spesa per la sanità pubblica, che per il 90% è legata alla cura di patologie prevenibili».

«Con il passare degli anni – ha evidenziato – le cellule del cor­po perdono in modo progressivo la loro capacità di riparare e rigenerare i tessuti, perché vengono a mancare alcune sostanze prodotte dall’organismo stesso, come le sirtuine, che sono le proteine della longevità». E ha poi ag­giunto: «Oltre alla dieta, i fattori che ostacolano il lavoro di queste proteine sono un’eccessiva esposizione al sole, l’inquinamento, lo stile di vita irregolare e stressante». In­fat­ti, nonostante il patrimonio genetico possa influire per circa il 20% sulle modalità di invecchiamento, il peso maggiore lo detiene l’epigenetica, ossia la nostra dieta alimentare, le abitudini, l’ambiente, il livello di stress.

È proprio su questi fattori che occorre intervenire, per renderli il meno nocivi possibile. «Nel libro – ha affermato l’autore – sono illustrati tre livelli di intervento: il più semplice prevede un’alimentazione mirata ed esercizio fisico moderato. A tavola non devono mancare gli omega 3, contenuti in grande quantità nel pesce azzurro, nei semi oleosi (chia, lino, zucca) e nella frutta secca, assieme alla vitamina C, contenuta in frutta e verdura. Queste ultime so­no importanti anche per gli an­ti­ossidanti che contengono, in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi. In questo modo si cerca di mitigare le infiammazioni silenti e l’evoluzione di patologie degenerative». Come ha specificato il ri­cercatore, il libro non è una pubblicazione scientifica, piut­­tosto un manuale di suggerimenti sostenuto da dati preclinici. Gli studi provengono da quattro decadi di ricerche sulle forme più gravi di diabete e da due anni di esperienza clinica nel trattamento del Covid con cellule staminali.

Secondo Ri­cordi, le tre grandi pandemie del XXI secolo sono le malattie au­to­immuni, le in­fezioni virali come il Covid e le malattie croniche degenerative legate a un invecchiamento malato. «Abbiamo studiato i fat­tori di rischio comuni – ha concluso -, notando che a ri­cor­rere sono un’infiammazione la­tente nel sangue e la ca­renza di fattori protettivi. Su questo si basa il codice: oltre ad attività fisica e alimentazione ap­propriata, è fondamentale l’assunzione di sostanze pro­tet­tive come vitamina D e omega 3 e dei polifenoli naturali attivatori di sirtuine, le proteine anti-invecchiamento. Pur­trop­po, nessuna dieta può garantire il quantitativo necessario di queste sostanze, per cui è ne­cessario integrarle».

Articolo a cura di Matilde Benedetta Botto

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