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Alba Parietti e le Langhe. Quel legame antico

«L’omaggio di mio padre alla città»

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E’ uno dei volti televisivi più noti in Italia ormai da molto tempo Alba Parietti, showgirl, cantante, conduttrice televisiva, opinionista ed attrice nata a Torino il 2 luglio del 1961. In pochi sapranno però che Alba è figlia di un partigiano: suo padre, il chimico Francesco Parietti, combattè nella resistenza piemontese nelle Langhe e il suo nome di battaglia era Naviga. E pochi sanno anche che Alba non è un nome casuale: «È dove mio padre ha combattuto, nelle Langhe – racconta la Parietti – e io sono stata chiamata così proprio in onore della città piemontese liberata dall’occupazione fascista». Lei lo ha rivelato in una recente intervista uscita su “Sette”.

Il padre, per Alba Parietti, è stato «la quercia sotto la quale riposare, il mentore di chiunque, amici, famigliari avesse il privilegio di crescere con te». Ed è stato anche un uomo che per i suoi ideali di giustizia e libertà ha combattuto in prima persona. Alba Parietti lo ha ricordato anche nella sua biografia “Da qui non se ne va nessuno”, quando descrive la famiglia paterna, contadina, comunista, antifascista. Il nonno Antonio che non si toglie il cappello davanti a Mussolini e impedisce al futuro padre di Alba di indossare la divisa da Balilla. Un imprinting profondo, che porterà il padre Francesco, diciassettenne, a diventare partigiano e, in seguito, a sfuggire all’eccidio di Perletto. In occasione dell’anniversario della strage, a giugno dell’anno scorso, Alba Parietti aveva ricordato in un lungo post il padre: «A Perletto verrà ricordata la strage che vide coinvolta l’intera formazione del Capitano Tino. Furono trucidati in un’imboscata nazi-fascista tutti i componenti. Erano ragazzi e uomini che lottavano e non da poco a rischio delle loro vite e spesso dei loro famigliari (per questo motivo usavano nomi di battaglia, perché nessuno conoscesse la loro vera identità e potesse vendicarsi così sulle famiglie, morendo a volte come nel caso di due di questi caduti, nel totale anonimato), per liberare il nostro paese dalla dittatura. Mio padre, per un gioco perverso e fortunato del destino, che aveva disegnato per lui una vita più lunga, che diede origine alla mia, si salvò insieme a solo un altro partigiano. Naviga e Fioravanti hanno tramandato la loro memoria a figli, nipoti e ora a tutti voi che mi leggete. Io sono figlia del Partigiano Naviga e lo sarò finché avrò respiro».

«Il mio nome scelto per ricordare il luogo dove lui, il partigiano “Naviga”, aveva combattuto salvandosi dall’eccidio di Perletto»

Nel corso della commemorazione ai caduti, era stato letto il capitolo del suo libro dedicato appunto a Perletto.

Alba aveva già visitato i luoghi della giovinezza di suo papà, le campagne intorno a Cortemilia. Ora ha ribadito il suo profondo legame con la storia di questo territorio.

BaNNER
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