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Testi scritti da robot? C’è un’app che li scopre

L’intelligenza artificiale può creare romanzi perfetti. Uno studente ha capito come smascherarla

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Per fortuna che c’è anche chi ragiona osservando un problema da più punti di vista. Un pensiero critico che è fondamentale, per esempio, nel campo del progresso scientifico. A questo proposito, si deve a uno studente canadese di Toronto, il 22enne Edwar Tian, la realizzazione di un’app capace di determinare se un testo scritto sia stato realizzato da un’intelligenza artificiale.
Potrebbe sembrare una questione di poco conto ma non è così. Avrete forse sentito parlare del grado di popolarità raggiunto in breve tempo da ChatGpt, software distribuito gratuitamente basato sull’intelligenza artificiale e in grado, attraverso un motore di ricerca, di elaborare e produrre testi su un qualsiasi argomento. E non si creda che la questione debba essere limitata a manuali tecnici o testi asettici: l’AI in questione è ormai in grado di scrivere anche romanzi. Chi li legge può facilmente non accorgersi che l’autore sia in realtà una macchina e non uno scrittore come siamo abituati a immaginare. Questa invenzione, accolta con grande interesse da Microsoft, ha scatenato reazioni d’allarme da parte di scuole e università americane: l’utilizzo più immediato, infatti, potrebbe essere quello degli studenti che troverebbero un alleato prezioso nella stesura dei loro test e magari in occasione degli esami universitari. Ma l’allarme è suonato anche da parte dei creativi, per ragioni di copyright, oltre che di sicurezza. Ecco allora la contromisura, trovata dal giovane Tian che si è basato sull’analisi della variabilità del linguaggio. L’app verifica se un testo contiene frasi brevi oppure lunghe e se la scrittura è uniforme nel suo stile. In altre parole, riesce a distinguere un saggio pubblicato sul New Yorker da una lettera ideata da ChatGpt. Salvando qualche posto di lavoro.

BaNNER
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